La tutela dei dati personali è una questione di democrazia


Umanità alla deriva fa proprio e rilancia l'appello di Stefano Rodotà, Fiorello Cortiana, Carlo Formenti e Arturo Di Corinto contro alcuni emendamenti alla cosiddetta "lenzuolata" Bersani che, se approvati dal Parlamento, farebbero venire meno le norme a tutela della privacy dei lavoratori nelle aziende, segnando un gravissimo vulnus ai diritti fondamentali della persona in nome del profitto delle imprese. Tutto ciò in spregio all'articolo 41 della Costituzione Repubblicana, secondo cui l'iniziativa economica privata "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana." In questa direzione i segnali che già arrivano dalle iniziative legislative sulla Banca Dati del DNA non sono per niente buoni.
Di seguito il testo dell'appello, firmiamolo e facciamolo girare.

20 settembre 2007
E' in corso al Senato un nuovo tentativo di svuotare la legge sulla protezione dei dati personali, a danno dei cittadini e dei lavoratori e a favore delle imprese. La Commissione Industria sta esaminando gli emendamenti alla cosiddetta "lenzuolata Bersani". In seguito alle pressioni di forti organizzazioni imprenditoriali, alcuni parlamentari di entrambi gli schieramenti hanno proposto che tutte le imprese siano esonerate dal predisporre le misure minime di sicurezza a tutela dei dati personali.
Prima dell'estate la Camera aveva già introdotto questo esonero per le imprese con meno di 15 dipendenti. Ora si vorrebbe estendere la cosa a tutte le aziende, violando così la normativa comunitaria, che non consente di sottrarre intere categorie di titolari del trattamento dall'ambito applicativo della disciplina della sicurezza dei dati personali.
Secondo la nostra legge ciascun titolare del trattamento ha l'obbligo di adottare misure di sicurezza "idonee" a ridurre "al minimo" i rischi di distruzione o di perdita, anche accidentale dei dati o di accesso non autorizzato ai dati stessi, ed è esposto a responsabilità per risarcimento del danno ove non riesca a provare di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare il pregiudizio eventualmente verificatosi. Tutto ciò verrebbe ora cancellato per le imprese. Già era grave l'esclusione delle piccole imprese. L'estensione a tutte le aziende è addirittura paradossale, oltre che gravemente lesiva dei diritti dei cittadini. Basti pensare ai dati, anche sensibili, dei lavoratori dipendenti da queste imprese. Un esempio? Le notizie riguardanti la salute. E' un micidiale attacco ai diritti fondamentali. Ma se tale approccio si rivela come un indizio preoccupante di una deriva sociale che antepone i profitti ai diritti dei cittadini, può trasformarsi in un boomerang per le stesse aziende.
Infatti, se tale esonero può apparire nell'immediato come un "risparmio" per le aziende, avrà l'effetto di ingenerare perplessità e sfiducia nei lavoratori e nei clienti, che non si sentiranno più adeguatamente tutelati, sollecitando i consumatori a preferire quelle imprese che la privacy la considerano un valore da tutelare e un asset della propria attività. Tale esonero determinerà anche un freno alla spinta innovativa di quelle aziende che nella tutela e nel corretto trattamento dei dati personali hanno trovato uno stimolo per innovare procedure e professionalità e ampliare la propria offerta di servizi.
Ancora più grave è però che gli stessi emendamenti prevedono l'eliminazione delle tutele per le persone giuridiche, gli enti e le associazioni. Si dà il via libera alla schedatura delle associazioni con l'effetto di limitare grandemente il diritto alla libertà di associazione, critica e libera manifestazione del pensiero che sono il sale di ogni democrazia. Per questo chiediamo al Parlamento di intervenire subito per impedire un attacco tanto micidiale alla libertà dei cittadini.

Stefano Rodotà, Fiorello Cortiana, Carlo Formenti, Arturo Di Corinto





Coloro che sono disposti a cedere una parte della loro libertà per un po' di sicurezza temporanea non meritano né libertà né sicurezza.
Benjamin Franklin 1759



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