Senza titolo 2006

Palermo - Il giovane siciliano, Francesco Cipriano, a cui il Ministro dell'Interno ha dato del "piccolo populista" nel corso della settimana antimafia poichè evidenziava che: "Si sta lentamente cadendo nel silenzio, di mafia non si parla più. E sarò pure populista, giusitzialista, eccessivo, ma ritengo lo Stato responsabili. State facendo perdere ai giovani, ai siciliani, la voglia di lottare. Vediamo governi succedersi, ma nulla che canbia. Cambia tutto per non cambiare niente. Vediamo Fuorilegge che fanno leggi, imputati per mafia che dicono che la mafia fa schifo." Il Cipriano nella lettera ha specificato che in parlamento siedoono 25 condannati per reati mafiosi in via definitiva. In Sicilia, tra l'altro, il presidente della Regione è stato rinviato a giudizio per rilevazioni di segreto di ufficio e favoreggiamento alla mafia. Vi sono anche indagati per mafia fra assessori e deputati regionali. nella lettera è stato scritto: "Lei ha criticato i giovani che attinono le notizie da internet, quando invece esistono i giornali. Peccato che spesso sui giornali non si trovano certe informazioni. Il fatto che siamo costretti ad usare internet per vare alcune notizie dovrebbe farla preoccupare signor MInistro. .......Ho sempre pensato che se la mafia è cosìm potente, se ha campo libero è perchè lo stato è assente. Se abbiamo scuole che cadono a pezzi, se nonj riuscite a diminuire la dispersione scolastica, dove credete che finirà il ragazzino che a scuola non ci va più e cresce in mezzo alla strada?" Nella lettere il giovane pone in evidenza anche il fatto che a palermo l'80 percento dei commerccianti è costretto a pagare il pizzo. Parla anche del quartiere Zen che è abbandonato a se stesso, non c'è allaccio fognario, non c'è alternativa per i giovani, non c'è lo Stato. Francesco Cipriano, inoltre, ha scritto:" Stiamo lentamente ricadendo nel silenzio, di mafia non si parla più. Molti giovani non prendono coscienza e sono costretti a vivere in ginocchio, e riconosceranno un solo Stato: la mafia (terribile, spietata, dittatoriale n. d. r.). L'antimafia la fa il giornalista che scrive la verità, che indaga e racconta, che denuncia; l'antimafia la fa il muratore padre di famiglia che pur di vivere onestamente si fa decine e decine di chilometri al giorno per andare a lavorare, uscendo di casa prima dell'alba e tornando dopo il tramonto, e anche se è sfinito trova ancora la forza per giocare col figlio e abbracciare la moglie; l'antimafia la fa il commercciante che non paga il pizzo, sopportando minacce, colla nelle serrature e negozio bruciato; l'antimafia la fanno quei ragazzi che coltivano le terre sequestrate alla mafia, e aundo di notte gliele bruciano, gliele rovinano con il trattore, la mattina loro chiamano i carabinieri, si rimboccano le maniche e cominciano a sistemare, a sudare, a lottare; l'antimafia la fanno quei ragzzi e quelle mamme che cercano di togliere i bambini dalle strade dello Zen, dalle grinfie (malefiche n. d. r.) della mafia".


Romilda Marzari


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