unione sarda del Martedì 12 aprile 2011
M arco Scarpati, 51 anni, di Reggio Emilia, avvocato, docente di Tutela internazionale dei diritti dei minori all'università di Parma. Al processo contro Marco Dessì, l'ex sacerdote di Villamassargia condannato a 7 anni per pedofilia, ha rappresentato la parte civile: le vittime e le onlus Solidando, di Cagliari, e Rock no War, di Modena. Scarpati ha fondato Ecpat Italia (End child prostitution pornography ad trafficking) associazione internazionale per la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori.
Avvocato, come nasce il suo impegno? «In maniera strana, 20 anni fa. Mi occupavo già di cooperazione riguardo all'infanzia, quando, un giorno in Thailandia, mi hanno offerto dei bambini per una notte».
Esiste un identikit del pedofilo-tipo? «Intorno ai 30 anni, con soldi da spendere, conosce le lingue. Una persona media, che somiglia a certi nostri vicini di casa. A differenza del pedofilo classico, che giungeva all'atto sessuale in età matura, il pedofilo moderno ci arriva molto presto, intorno ai 20 anni. Questo crea una minore angoscia, un minor travaglio e una minore identificazione nella vittima».
Oggi, rispetto al passato, si parla di più di pedofilia: sono aumentati i casi o c'è più attenzione? «C'è sicuramente più attenzione, ma sono anche aumentati i casi. Internet ha facilitato la ricerca di prede».
Il web ha quindi un ruolo rilevante... «Negli ultimi 15 anni ha modificato l'approccio delle persone alle tematiche della sessualità. Quando noi eravamo bambini, c'erano alcuni coetanei che ci dicevano certe cose, la fantasia faceva tutto il resto. Oggi la fantasia non c'è più, i ragazzini hanno Internet che in pochi minuti spiega tutto. Omettendo però l'aspetto dei sentimenti legati al rapporto sessuale. Internet sta stravolgendo i costumi dei ragazzi creando un ruolo molto complicato per gli adulti del futuro».
Il turismo sessuale è un fenomeno organizzato o individuale? «Oggi è individuale. Questo tipo di turista ha sempre meno necessità delle agenzie di viaggio. Ha bisogno di “prodotti particolari” ma non può dirlo a troppe persone. In Internet riesce a organizzare tutto: perfino prenotare in un video-catalogo i bambini, selezionarli e decidere in quale giorno averli in camera».
Le agenzie sono sempre all'oscuro di tutto? «Molte agenzie e tour operatori hanno firmato il codice di condotta che riguarda questo settore. Gli agenti di viaggio sono padri di famiglia che non amano certi clienti. Proprio loro ci segnalano traffici strani, alberghi particolari o turisti che vanno sempre in certe zone. E sempre da soli».
Le prede più ambite? «I nove decimi dei pedofili sono eterosessuali che cercano bambine. E ognuno ha gusti particolari. La maggior parte non incrudelisce sul corpo dei piccoli. Se ne innamorano, li seducono. Il problema è che fanno loro del male. Perché i bambini non hanno bisogno di quel tipo di rapporto affettivo».
Ha affrontato il problema pedofilia nella Chiesa? «Il campione di pedofili è circa di venti volte più alto nel mondo della Chiesa cattolica, ma anche in quello musulmano e induista. Dove cioè le religioni non permettono una sessualità dei sacerdoti».
È giusto accusare Papa Ratzinger di aver coperto i pedofili? «Questo Papa ci ha dato sempre una corposa mano. Non solo. Spesso la giustizia cattolica è giunta prima dello Stato. Come nella vicenda di Marco Dessì. Credo che il Papa precedente, molto più impegnato sul piano politico, sia stato un po' distratto sul problema».
Pedofilia negli asili: c'è il pericolo di psicosi? «In generale sono guardingo. A quella età la testimonianza è complicatissima. E nella esperienza generale il numero dei pedofili che hanno rapporti con bambini al di sotto degli 8-9 anni è basso. Infine, le donne pedofile sono pochissime. Pensare che si concentrino tutte negli asili mi lascia perplesso».
LUCIO SALIS
Avvocato, come nasce il suo impegno? «In maniera strana, 20 anni fa. Mi occupavo già di cooperazione riguardo all'infanzia, quando, un giorno in Thailandia, mi hanno offerto dei bambini per una notte».
Esiste un identikit del pedofilo-tipo? «Intorno ai 30 anni, con soldi da spendere, conosce le lingue. Una persona media, che somiglia a certi nostri vicini di casa. A differenza del pedofilo classico, che giungeva all'atto sessuale in età matura, il pedofilo moderno ci arriva molto presto, intorno ai 20 anni. Questo crea una minore angoscia, un minor travaglio e una minore identificazione nella vittima».
Oggi, rispetto al passato, si parla di più di pedofilia: sono aumentati i casi o c'è più attenzione? «C'è sicuramente più attenzione, ma sono anche aumentati i casi. Internet ha facilitato la ricerca di prede».
Il web ha quindi un ruolo rilevante... «Negli ultimi 15 anni ha modificato l'approccio delle persone alle tematiche della sessualità. Quando noi eravamo bambini, c'erano alcuni coetanei che ci dicevano certe cose, la fantasia faceva tutto il resto. Oggi la fantasia non c'è più, i ragazzini hanno Internet che in pochi minuti spiega tutto. Omettendo però l'aspetto dei sentimenti legati al rapporto sessuale. Internet sta stravolgendo i costumi dei ragazzi creando un ruolo molto complicato per gli adulti del futuro».
Il turismo sessuale è un fenomeno organizzato o individuale? «Oggi è individuale. Questo tipo di turista ha sempre meno necessità delle agenzie di viaggio. Ha bisogno di “prodotti particolari” ma non può dirlo a troppe persone. In Internet riesce a organizzare tutto: perfino prenotare in un video-catalogo i bambini, selezionarli e decidere in quale giorno averli in camera».
Le agenzie sono sempre all'oscuro di tutto? «Molte agenzie e tour operatori hanno firmato il codice di condotta che riguarda questo settore. Gli agenti di viaggio sono padri di famiglia che non amano certi clienti. Proprio loro ci segnalano traffici strani, alberghi particolari o turisti che vanno sempre in certe zone. E sempre da soli».
Le prede più ambite? «I nove decimi dei pedofili sono eterosessuali che cercano bambine. E ognuno ha gusti particolari. La maggior parte non incrudelisce sul corpo dei piccoli. Se ne innamorano, li seducono. Il problema è che fanno loro del male. Perché i bambini non hanno bisogno di quel tipo di rapporto affettivo».
Ha affrontato il problema pedofilia nella Chiesa? «Il campione di pedofili è circa di venti volte più alto nel mondo della Chiesa cattolica, ma anche in quello musulmano e induista. Dove cioè le religioni non permettono una sessualità dei sacerdoti».
È giusto accusare Papa Ratzinger di aver coperto i pedofili? «Questo Papa ci ha dato sempre una corposa mano. Non solo. Spesso la giustizia cattolica è giunta prima dello Stato. Come nella vicenda di Marco Dessì. Credo che il Papa precedente, molto più impegnato sul piano politico, sia stato un po' distratto sul problema».
Pedofilia negli asili: c'è il pericolo di psicosi? «In generale sono guardingo. A quella età la testimonianza è complicatissima. E nella esperienza generale il numero dei pedofili che hanno rapporti con bambini al di sotto degli 8-9 anni è basso. Infine, le donne pedofile sono pochissime. Pensare che si concentrino tutte negli asili mi lascia perplesso».
LUCIO SALIS
Avvocato, come nasce il suo impegno? «In maniera strana, 20 anni fa. Mi occupavo già di cooperazione riguardo all'infanzia, quando, un giorno in Thailandia, mi hanno offerto dei bambini per una notte».
Esiste un identikit del pedofilo-tipo? «Intorno ai 30 anni, con soldi da spendere, conosce le lingue. Una persona media, che somiglia a certi nostri vicini di casa. A differenza del pedofilo classico, che giungeva all'atto sessuale in età matura, il pedofilo moderno ci arriva molto presto, intorno ai 20 anni. Questo crea una minore angoscia, un minor travaglio e una minore identificazione nella vittima».
Oggi, rispetto al passato, si parla di più di pedofilia: sono aumentati i casi o c'è più attenzione? «C'è sicuramente più attenzione, ma sono anche aumentati i casi. Internet ha facilitato la ricerca di prede».
Il web ha quindi un ruolo rilevante... «Negli ultimi 15 anni ha modificato l'approccio delle persone alle tematiche della sessualità. Quando noi eravamo bambini, c'erano alcuni coetanei che ci dicevano certe cose, la fantasia faceva tutto il resto. Oggi la fantasia non c'è più, i ragazzini hanno Internet che in pochi minuti spiega tutto. Omettendo però l'aspetto dei sentimenti legati al rapporto sessuale. Internet sta stravolgendo i costumi dei ragazzi creando un ruolo molto complicato per gli adulti del futuro».
Il turismo sessuale è un fenomeno organizzato o individuale? «Oggi è individuale. Questo tipo di turista ha sempre meno necessità delle agenzie di viaggio. Ha bisogno di “prodotti particolari” ma non può dirlo a troppe persone. In Internet riesce a organizzare tutto: perfino prenotare in un video-catalogo i bambini, selezionarli e decidere in quale giorno averli in camera».
Le agenzie sono sempre all'oscuro di tutto? «Molte agenzie e tour operatori hanno firmato il codice di condotta che riguarda questo settore. Gli agenti di viaggio sono padri di famiglia che non amano certi clienti. Proprio loro ci segnalano traffici strani, alberghi particolari o turisti che vanno sempre in certe zone. E sempre da soli».
Le prede più ambite? «I nove decimi dei pedofili sono eterosessuali che cercano bambine. E ognuno ha gusti particolari. La maggior parte non incrudelisce sul corpo dei piccoli. Se ne innamorano, li seducono. Il problema è che fanno loro del male. Perché i bambini non hanno bisogno di quel tipo di rapporto affettivo».
Ha affrontato il problema pedofilia nella Chiesa? «Il campione di pedofili è circa di venti volte più alto nel mondo della Chiesa cattolica, ma anche in quello musulmano e induista. Dove cioè le religioni non permettono una sessualità dei sacerdoti».
È giusto accusare Papa Ratzinger di aver coperto i pedofili? «Questo Papa ci ha dato sempre una corposa mano. Non solo. Spesso la giustizia cattolica è giunta prima dello Stato. Come nella vicenda di Marco Dessì. Credo che il Papa precedente, molto più impegnato sul piano politico, sia stato un po' distratto sul problema».
Pedofilia negli asili: c'è il pericolo di psicosi? «In generale sono guardingo. A quella età la testimonianza è complicatissima. E nella esperienza generale il numero dei pedofili che hanno rapporti con bambini al di sotto degli 8-9 anni è basso. Infine, le donne pedofile sono pochissime. Pensare che si concentrino tutte negli asili mi lascia perplesso».
LUCIO SALIS
'intervento di un orfano del Nicaragua al convegno cagliaritano di Solidando
La vittima di don Dessì: lo chiamavo babbo
Martedì 12 aprile 2011
“Non si può tacere” era il titolo di un convegno sugli abusi sessuali sui minori organizzato, sabato scorso, dalla onlus Solidando, a Cagliari. A rompere la cortina di silenzio, dietro la quale si nascondono i colpevoli di questi reati, è stato Juan Carlos Rostran Guido, 29 anni, di Chinandega, Nicaragua. Da ragazzino, è stato una delle vittime di Marco Dessì, l'ex sacerdote di Villamassargia condannato a 7 anni di carcere (e ridotto allo stato laicale da Papa Ratzinger) per le violenze compiute sugli orfani dell'Hogar del nino. Oggi, il giovane vive a Cagliari, perché dopo la testimonianza in tribunale, in Nicaragua non sarebbe al sicuro. Nel silenzio assoluto di una sala gremita, ha raccontato il suo calvario. L'ingresso in istituto a 7 anni, le sofferenze di bambino abbandonato, le violenze di un educatore. Poi la delusione più grande, proprio dal sacerdote, «lo chiamavo babbo», al quale si era rivolto per avere aiuto. Le molestie, la vergogna, «non riuscivo più a guardarlo in faccia», il disorientamento. Sino all'incontro col volontario Gianluca, che lo ha convinto a raccontare tutto a un giudice. «Da allora, mi sono accorto che parlarne è la mia terapia».
Gianluca Calabrese, presidente di Solidando, è un dentista cagliaritano che ha lavorato nella missione di Marco Dessì fin da studente. Senza rendersi conto di nulla: «Quando ho scoperto certe cose, una parte di me è morta. Consideravo don Marco un santo». Subito ha sentito l'imperativo di fare chiarezza. Con tanti dubbi: «Chi crederà a dei ragazzi e a un volontario?». Poi un intero anno di indagini «con le prove di episodi raccapriccianti» e l'inevitabile timore di misurarsi con un personaggio potente in Nicaragua e il Italia. Presto si rese conto che anche quando ci si batte «per far trionfare il bene» si paga un prezzo: «Ho perso degli amici». Alla fine, la soddisfazione di vedere trionfare la giustizia. Al convegno hanno partecipato anche Maria Cristina Deplano (Solidando), Marco Scarpati (avvocato), Anna Cau (pm al Tribunale dei minori), Luciana Fancello (psicologa), Mario Giovanni Carta (docente di Psichiatria) e Gianluigi Ferrero (garante per l'infanzia in Provincia). Ha coordinato Carmina Conte.
L. S.
Gianluca Calabrese, presidente di Solidando, è un dentista cagliaritano che ha lavorato nella missione di Marco Dessì fin da studente. Senza rendersi conto di nulla: «Quando ho scoperto certe cose, una parte di me è morta. Consideravo don Marco un santo». Subito ha sentito l'imperativo di fare chiarezza. Con tanti dubbi: «Chi crederà a dei ragazzi e a un volontario?». Poi un intero anno di indagini «con le prove di episodi raccapriccianti» e l'inevitabile timore di misurarsi con un personaggio potente in Nicaragua e il Italia. Presto si rese conto che anche quando ci si batte «per far trionfare il bene» si paga un prezzo: «Ho perso degli amici». Alla fine, la soddisfazione di vedere trionfare la giustizia. Al convegno hanno partecipato anche Maria Cristina Deplano (Solidando), Marco Scarpati (avvocato), Anna Cau (pm al Tribunale dei minori), Luciana Fancello (psicologa), Mario Giovanni Carta (docente di Psichiatria) e Gianluigi Ferrero (garante per l'infanzia in Provincia). Ha coordinato Carmina Conte.
L. S.
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