I nuovi Mille, il clown che cura i malati. Il Patch Adams barese

NUOVI MILLE
La stroria  Francesco Di Gennaro, infermiere specializzato al reparto ortopedico del Policlinico di Bari, ha un metodo di lavoro particolare: la «terapia del sorriso». di All'elenco dei nuovi mille (  trovate negli url sotto )   cioè tutti\e quegli italiani  che  fano l'italia  nella famiglia, nell'impresa, nella ricerca, nella scuola, nella difesa del patrimonio storico, nelle nuove tecnologie, nello sport, nella produzione di cultura e di memoria.Noti al grande pubblico quando succede  qualcosa  di grave , ma  per  il resto  sconosciuti  perchè fuori dai media  ufficiali e  di  stato  , e  che  vanno   contro vento   o per  dirla alla De  andrè  in direzione  ostinata  e  contraria  .


E devono combattere con uno Stato che non funziona o contro la criminalità organizzata  che    si sta  facendo sempre  più stato  . Ma sono storie di successo, anche quando si tratta di battaglie ancora non vinte come quella dela privatizzazione dell'acqua  (  uno dei quesiti del referendum ,che  il centro destra  vuole  boicottare ,di domenica 12 e lunedì 13 giugno ).
di gennaro milleEcco  la  storia  di cui parlavo  tratta  dall'unità online  del 17\4\2011

Madre Natura mi ha dato lo spirito. In 29 anni di professione non sono riuscito a trattenere le battute». Tranquilli: non è Berlusconi. Francesco Di Gennaro, infermiere specializzato al reparto ortopedico del Policlinico di Bari, ha un metodo di lavoro particolare: la «terapia del sorriso». La pratica dal 1982, giovanissimo tirocinante, incurante già allora delle ironie: «Vorrei consigliarla ai colleghi di tutta Italia. È una sinergia tra professionalità e divertimento per offrire una degenza serena». Negli anni, “Frank” si è fatto un nome: lo chiamano il Patch Adams barese. E gli piace fino a un certo punto: «Anche lui era un medico che si metteva il naso finto. Io non sono un clown né un volontario. Semplicemente, ritengo che distrarre un paziente con un aneddoto, riuscire a farlo ridere mentre faccio un prelievo di sangue o attacco una flebo facilita il mio lavoro e rilassa le persone che, in un ambiente medico asettico se non ostile, si sentono sempre spaesati». Baffoni d’antan alla Tom Selleck, faccione rubicondo, camice bianco e - spesso - parrucca bionda. Di Gennaro, 53 anni, è consapevole che il suo approccio poco ortodosso alla medicina non è universalmente apprezzato: «Ostacoli ne ho incontrati molti. E non sono finiti. Non tutti i medici o i direttori generali degli ospedali apprezzano. La mia ricompensa è l’abbraccio dei pazienti. Faccio ridere le ragazze paurose come l’anziano con il femore rotto. Si potrebbe credere che l’obiettivo della clown therapy siano solo i bambini, ma non è così. Per me tutti i pazienti sono di serie A e gli dedico uguale attenzione: malati cronici, adolescenti in difficoltà, lungodegenti. È ovvio che le modalità sono diverse. Per i più piccoli indosso maschere e occhialoni, con gli adulti devo modulare barzellette e storielle». Poco sofisticate: a due ragazze, una che accompagna l’altra a ricoverarsi: «Siete amiche del cuore? Ah no, qui è riservato alle amiche del fegato». Di Gennaro ride: «Mica devo intrattenere dei laureandi. Il punto è far passare la paura. Andando al punto..». A volte, con gag parecchio piccanti: «Sì, sono stato criticato per scenette e battute ammiccanti. La verità è che questi argomenti provocano risate liberatorie. Il paziente sublima ansia e paura in un sollievo quasi isterico. E poi è tranquillo. Mi creda: è un metodo a prova di bomba». Trent’anni di risate in corsia sono finiti in un diario: «Infermiere di professione, comico per vocazione», pubblicato da Albatros. Per presentarlo in giro per l’Italia usa le ferie, viaggia a spese sue e bussa alle redazioni dei giornali: «Aiutatemi a far capire che, oltre al corpo, anche l’anima necessita di cure mediche. Basta poco».
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