La stroria Francesco Di Gennaro, infermiere specializzato al reparto ortopedico del Policlinico di Bari, ha un metodo di lavoro particolare: la «terapia del sorriso». di All'elenco dei nuovi mille ( trovate negli url sotto ) cioè tutti\e quegli italiani che fano l'italia nella famiglia, nell'impresa, nella ricerca, nella scuola, nella difesa del patrimonio storico, nelle nuove tecnologie, nello sport, nella produzione di cultura e di memoria.Noti al grande pubblico quando succede qualcosa di grave , ma per il resto sconosciuti perchè fuori dai media ufficiali e di stato , e che vanno contro vento o per dirla alla De andrè in direzione ostinata e contraria .
E devono combattere con uno Stato che non funziona o contro la criminalità organizzata che si sta facendo sempre più stato . Ma sono storie di successo, anche quando si tratta di battaglie ancora non vinte come quella dela privatizzazione dell'acqua ( uno dei quesiti del referendum ,che il centro destra vuole boicottare , ).
Madre Natura mi ha dato lo spirito. In 29 anni di professione non sono riuscito a trattenere le battute». Tranquilli: non è Berlusconi. Francesco Di Gennaro, infermiere specializzato al reparto ortopedico del Policlinico di Bari, ha un metodo di lavoro particolare: la «terapia del sorriso». La pratica dal 1982, giovanissimo tirocinante, incurante già allora delle ironie: «Vorrei consigliarla ai colleghi di tutta Italia. È una sinergia tra professionalità e divertimento per offrire una degenza serena». Negli anni, “Frank” si è fatto un nome: lo chiamano il Patch Adams barese. E gli piace fino a un certo punto: «Anche lui era un medico che si metteva il naso finto. Io non sono un clown né un volontario. Semplicemente, ritengo che distrarre un paziente con un aneddoto, riuscire a farlo ridere mentre faccio un prelievo di sangue o attacco una flebo facilita il mio lavoro e rilassa le persone che, in un ambiente medico asettico se non ostile, si sentono sempre spaesati». Baffoni d’antan alla Tom Selleck, faccione rubicondo, camice bianco e - spesso - parrucca bionda. Di Gennaro, 53 anni, è consapevole che il suo approccio poco ortodosso alla medicina non è universalmente apprezzato: «Ostacoli ne ho incontrati molti. E non sono finiti. Non tutti i medici o i direttori generali degli ospedali apprezzano. La mia ricompensa è l’abbraccio dei pazienti. Faccio ridere le ragazze paurose come l’anziano con il femore rotto. Si potrebbe credere che l’obiettivo della clown therapy siano solo i bambini, ma non è così. Per me tutti i pazienti sono di serie A e gli dedico uguale attenzione: malati cronici, adolescenti in difficoltà, lungodegenti. È ovvio che le modalità sono diverse. Per i più piccoli indosso maschere e occhialoni, con gli adulti devo modulare barzellette e storielle». Poco sofisticate: a due ragazze, una che accompagna l’altra a ricoverarsi: «Siete amiche del cuore? Ah no, qui è riservato alle amiche del fegato». Di Gennaro ride: «Mica devo intrattenere dei laureandi. Il punto è far passare la paura. Andando al punto..». A volte, con gag parecchio piccanti: «Sì, sono stato criticato per scenette e battute ammiccanti. La verità è che questi argomenti provocano risate liberatorie. Il paziente sublima ansia e paura in un sollievo quasi isterico. E poi è tranquillo. Mi creda: è un metodo a prova di bomba». Trent’anni di risate in corsia sono finiti in un diario: «Infermiere di professione, comico per vocazione», pubblicato da Albatros. Per presentarlo in giro per l’Italia usa le ferie, viaggia a spese sue e bussa alle redazioni dei giornali: «Aiutatemi a far capire che, oltre al corpo, anche l’anima necessita di cure mediche. Basta poco».
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