1.7.24

Sassari, Elisabetta Ganadu: «Dal basket nasce la speranza»

     nuova  sardegna  

Sassari La prima amichevole primaverile non è andata benissimo: a un certo punto il divario tra le due squadre era così ampio che si è deciso di non segnare più i punti nel tabellone. La seconda uscita, pochi giorni fa, è andata un po’ meglio e a fine partita sulla chat delle maestre è comparso un messaggio pieno d’entusiasmo: “abbiamo vinto... il premio simpatia!”.La coach fa la faccia di quella che la sa lunga, fa ruotare una palla a spicchi sul


palmo della mano e dice lapidaria: «L’anno prossimo saremo pronti. Ma in ogni caso non siamo qui per vincere».Se avesse il risultato sportivo tra le sue priorità, lei non sarebbe di certo qui. Elisabetta Ganadu, la decana degli istruttori di pallacanestro di Sassari, dopo oltre mezzo secolo sul campo ha deciso di provare qualcosa di nuovo: da qualche mese ha tra le mani la squadra più scalcinata, colorata e divertente del panorama cestistico giovanile isolano. Un piccolo gioiello sbocciato in un contesto socio-economico estremamente complicato 
La sfida più difficile Siamo nel cuore di quello che molti considerano il rione-ghetto del centro storico di Sassari. Poche migliaia di residenti, moltissimi stranieri, sottoservizi e riqualificazione urbana rimasti indietro di 30 anni rispetto al resto della città, nessun campo all’aperto, una fiorente attività di spaccio (e consumo) di droga gestita in gran parte dalla mafia nigeriana, ordine pubblico spesso oltre i livelli di guardia. Al centro di questo quartiere così difficile e affascinante, svetta la scuola di San Donato. Un’eccellenza a livello didattico, prima ancora che dal punto di vista delle dinamiche legate all’integrazione. Oasi, calamita e faro per centinaia di bambini di ogni età. Qui, una mattina dello scorso settembre, Elisabetta Ganadu ha suonato il campanello e si è presentata di fronte alla dirigente Patrizia Mercuri. «Non la conoscevo – racconta l’istruttrice –, ma mi ha ricevuto in un minuto e due minuti più tardi aveva già dato l’ok entusiastico alla mia proposta: allenare gli alunni e le alunne nel pomeriggio nella palestra scolastica e formare una squadra di basket». Niente di straordinario, a prima vista. Quello che l’istruttrice non dice, però, è che questa “partita” si gioca completamente gratis: zero euro di compenso per lei, zero euro di retta per i bambini.I diavoli di San Donato Si sono dati un nome internazionale, Devils, proprio come l’estrazione di questo istituto. Quasi tutti sono nati a Sassari ma le loro famiglie arrivano da Senegal, Nigeria, India, Romania, Bangladesh, Serbia. Tra i San Donato Devils ci sono anche sassaresi doc, ovviamente, in chiassosa minoranza. «La squadra è mista da ogni punto di vista – racconta Ganadu –, anche quello anagrafico. Ci siamo allenati per due volte alla settimana per tutto l’anno scolastico utilizzando le attrezzature dell’istituto. Il gruppo è composta da una ventina di bambini e bambine e tra loro si è creato un grande feeling nonostante le differenze di età. Ovviamente non c’è stata alcuna selezione: chiunque avesse voglia di venire a passare un paio d’ore con noi è sempre stato il benvenuto». Nonostante la fine dell’anno scolastico, la squadra ha continuato ad allenarsi per tutto il mese di giugno, di mattina. Solo in questi giorni verrà dato il “rompete le righe” con l’arrivederci a settembre».Il premio più bello Elisabetta Ganau porta il fischietto alla bocca, ordina due minuti di pausa e si mette a raccontare. «Fa uno strano effetto dirlo oggi, ma il mio primo corso da istruttrice di minibasket risale al 1970 e da tanti anni ho il patentino di tecnico nazionale. Da allora non ho mai smesso di allenare e mi sono sempre divertita: con la Virtus di Ninni Polano e la Torres, soprattutto, negli ultimi anni con la Dinamo 2000 e la Gans. Stavolta però c’è qualcosa in più – dice –, ciò che mi sta restituendo questa esperienza dal punto di vista umano non ha eguali».
I suoi quattro nipotini rappresentano la continuità in una famiglia che è sempre vissuta a pane e sport. I tre figli di Elisabetta hanno primeggiato in diversi sport: Alessandro ha giocato con la Dinamo in serie A, il gemello Luca è stato campione italiano di motorsport e in sella a una moto è arrivato secondo al Rally dei Faraoni, Chicco ha militato in serie A di pallamano. «Qualche volta porto due dei miei nipoti qui agli allenamenti – racconta – perché un bel bagno di realtà fa sempre bene. So che alcuni dei bambini che seguiamo hanno problemi di vario genere. A volte con Rossella Dettori, una delle insegnanti che rappresentano le colonne di questa scuola, facciamo il giro delle case per andare a recuperare qualche assente. A volte qualche bambino sparisce perché magari la famiglia si è trasferita all’improvviso. Ma queste sono dinamiche che l’istituto ben conosce. Però quando siamo in palestra c’è rispetto, coesione, ci si scambia il succo di frutta, la merendina. E ci si diverte. Come in una squadra vera». Dentro la palestra scolastica, i piccoli diavoli di SanDonato giocano e sognano di partecipare a un campionato vero. «Ci piacerebbe iscriverli, soprattutto per avere la scusa per portarli un po’ in giro per il circondario. Per ora abbiamo giocato due amichevoli all’Hangar».Il punteggio? Un bagno di sangue, ma per i San Donato Devils è stato come giocare al Madison Square Garden.

 

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