Precisiamo: per me #renatopozzetto è innanzi tutto #cochierenato, perché nascono in due e perché è giusto. Cochi era considerato, ingenerosamente, la «spalla» della coppia, ma senza di lui Pozzetto non avrebbe raggiunto la popolarità stellare che lo circonda ancor oggi, ormai lontano dagli schermi, dall'alto dei suoi 84 anni. Renato è stato Renato grazie a una squadra di stralunati geniacci: lui e Cochi, appunto, entrambi autori dei loro sketch e canzoni, una più fulminante dell'altra, e il terzo (in)comodo, il convitato di pietra, l'ipermilanese (in realtà albano-pugliese) #enzojannacci; più una gang di svitati assortiti, da #dariofo a #feliceandreasi, da #waltervaldi a #boldi e #teocoli e al più giovane #diegoabatantuono. #milano è unica perché non ha gigioni, sa mettere d'accordo talenti superlativi senza che uno affossi l'altro. Cochi&Renato facevano ridere tanto, di gusto, anche i bambini, ma la loro comicità era raffinata, pungente, iconoclasta. In una parola, #patafisica: lunare come il sopracciglio di Renato levato verso il cielo, che rimanda ad altri mondi, perché qui ci si prende troppo sul serio mentre siamo un punto nell'universo, oscuro, anzi, nebbioso. Quella #madonna evocata così spesso dal laico Renato - e non può essere che la #madonnina - indica tante cose: lo stupore bambino, lo spavento sbarellato, e soprattutto il «Bum», lo svelamento della sparata. Sdrammatizza, si dice; di fatto riporta le cose alla loro giusta dimensione che può essere anche molto drammatica, ma è l'unica che abbiamo e bisogna affrontarla a viso aperto. Questa è Milano, un pragmatismo onirico, che come gli occhi acquosi di Pozzetto scorre e va, trascinando via i ciottoli di facili certezze.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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