La storia
Nel mare di Porto Conte: «Immersi negli abissi abbattiamo le barriere della disabilità»Alghero, le attività subacquee di Hsa dedicate ai portatori di handicap
di Andrea Sini
Alghero, le attività subacquee di Hsa dedicate ai portatori di handicap
29 giugno 2024
Inviato ad Alghero Visto da qua giù, il mondo non ha barriere invalicabili. Claudia alza la testa e segue con lo sguardo l’esercito di bolle che escono dalla sua bocca e gorgogliano verso la superficie. Il muro d’acqua che la circonda è un amico col quale i patti devono essere chiari: rispettiamoci a vicenda e non accadrà nulla.
Le sue pinne non fanno resistenza, si muovono obbedendo alla corrente che pettina la tappezzeria di posidonia del fondale. Neanche la muta fa resistenza, perché dentro c’è un corpo che non ha mai camminato. Neppure le braccia sono autonome. Claudia fa ok con gli occhi all’istruttore e gira lentamente su se stessa spostando il peso del suo corpo con un movimento del collo, una manovra che ha imparato quest’inverno in piscina. Quando torna in superficie, dieci minuti più tardi, sa di essere pronta: il brevetto di sub tra poco potrà essere suo.
Considerando che Claudia è tetraplegica dalla nascita, si tratta di un piccolo evento. Straordinario, da un certo punto di vista, ma non per chi conosce le attività del Porto Conte Diving Center, che con gli istruttori di Hsa è specializzata nell’attività di formazione e immersioni subacquee per le persone disabili. E per tutta questa settimana, con “Subacquea zero barriere”, ha organizzato una serie eventi per promuovere le immersioni “inclusive”.
A Porto Conte le immersioni abbattono le barriere delle disabilità
A Porto Conte le immersioni abbattono le barriere delle disabilità
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«L’acqua abbatte le barriere e appiana le differenze – dice dalla prua del gommone Gian Domenico Cicciarella, trainer Hsa, uno dei responsabili delle attività –. Siamo qua da 7 anni e siamo diventati un punto di riferimento in tutta l’isola. Ma ci sono anche persone che vengono apposta in vacanza qua dalla Penisola».
Come Marco Zanin, che sta per immergersi da un altro gommone. Trevigiano trapiantato in Svizzera, lavora alle Nazioni Unite e recentemente è stato il primo disabile inviato in una missione considerata a rischio. «Le mie gambe hanno smesso di funzionare quando avevo 14 anni, dopo un incidente in Vespa – racconta –. Ma non ho mai rinunciato a vivere la mia vita e a fare sport. Ho giocato in serie A di basket in carrozzina, ora gioco a tennis e vado a sciare. E in estate appena posso vengo qua a fare immersioni. Con le braccia si possono fare tante cose».
La carrozzina di Marco è rimasta a terra, come quella elettrica di Claudia. Che dopo l’immersione è stata riportata indietro e issata sul molo dal gommone con grande fatica dagli addetti specializzati. «Le fasi più complicate – dice – per me sono quelle della vestizione, con una muta fatta su misura, e i passaggi verso e dal gommone. Per fortuna i ragazzi e le ragazze che lavorano qua sono straordinari. La filosofia di inclusione che portano avanti è paradigmatica di ciò che dovrebbe accadere in tutti i contesti. Il principio base è infatti di fornire a chi ha una disabilità qualsiasi tipo di limitazione gli strumenti o l’assistenza per poter poi fare subacquea assieme a tutti gli altri e all’interno delle stesse immersioni, non in un contesto diverso e separato».
Ma qual è il motore che alimenta questo sogno subacqueo? «La mia piccola ambizione è strappare pezzetti di autonomia anche sott’acqua. È difficilissimo descrivere le sensazioni che provi là sotto – dice Claudia Firino –. Fluttuare nell’acqua con movimenti lenti, al ritmo e al suono del tuo respiro ti lascia un senso di pace, di libertà e anche una diversa percezione di te e del tuo corpo, che penso sia una sensazione condivisa da tutti. Chiaramente, avendo una disabilità, il senso di libertà è più forte. Frequentare il corso in piscina a Sassari durante l’inverno mi ha permesso di arrivare a fare immersioni in sicurezza e soprattutto con maggiore consapevolezza». Nel blu degli abissi, la certezza è che nessuna barriera è invalicabile.
Come Marco Zanin, che sta per immergersi da un altro gommone. Trevigiano trapiantato in Svizzera, lavora alle Nazioni Unite e recentemente è stato il primo disabile inviato in una missione considerata a rischio. «Le mie gambe hanno smesso di funzionare quando avevo 14 anni, dopo un incidente in Vespa – racconta –. Ma non ho mai rinunciato a vivere la mia vita e a fare sport. Ho giocato in serie A di basket in carrozzina, ora gioco a tennis e vado a sciare. E in estate appena posso vengo qua a fare immersioni. Con le braccia si possono fare tante cose».
La carrozzina di Marco è rimasta a terra, come quella elettrica di Claudia. Che dopo l’immersione è stata riportata indietro e issata sul molo dal gommone con grande fatica dagli addetti specializzati. «Le fasi più complicate – dice – per me sono quelle della vestizione, con una muta fatta su misura, e i passaggi verso e dal gommone. Per fortuna i ragazzi e le ragazze che lavorano qua sono straordinari. La filosofia di inclusione che portano avanti è paradigmatica di ciò che dovrebbe accadere in tutti i contesti. Il principio base è infatti di fornire a chi ha una disabilità qualsiasi tipo di limitazione gli strumenti o l’assistenza per poter poi fare subacquea assieme a tutti gli altri e all’interno delle stesse immersioni, non in un contesto diverso e separato».
Ma qual è il motore che alimenta questo sogno subacqueo? «La mia piccola ambizione è strappare pezzetti di autonomia anche sott’acqua. È difficilissimo descrivere le sensazioni che provi là sotto – dice Claudia Firino –. Fluttuare nell’acqua con movimenti lenti, al ritmo e al suono del tuo respiro ti lascia un senso di pace, di libertà e anche una diversa percezione di te e del tuo corpo, che penso sia una sensazione condivisa da tutti. Chiaramente, avendo una disabilità, il senso di libertà è più forte. Frequentare il corso in piscina a Sassari durante l’inverno mi ha permesso di arrivare a fare immersioni in sicurezza e soprattutto con maggiore consapevolezza». Nel blu degli abissi, la certezza è che nessuna barriera è invalicabile.
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