11.9.04

PER NON DIMENTICARE

La notte italiana tra martedì 11 settembre e mercoledì 12 2001 e' stata più silenziosa delle altre: pochissimo traffico nelle strade, inesistente il brusio dei bar. Scomparso anche il tum tum che esce ovattato ma ben percepibile dagli abitacoli di alcune auto dove il volume dello stereo e' inversamente proporzionale all'età del guidatore. L'unico suono era il ronzio di migliaia di televisori abbinato ai riflessi dei tubi catodici. Le città erano mute davanti alla "diretta" da Manhattan, avvolte in un'atmosfera surreale, rintracciabile soltanto nelle storiche sconfitte ai rigori della nazionale di calcio.In quel caso la reazione era da choc da granata: una gioia pronta a esplodere che si spegne in smarrimento. Nella tragedia americana minuto per minuto, e' scattato invece qualcosa di simile a uno stordimento, a una caduta collettiva in stato di trance.La grandiosa, terrificante e reiterata sequenza delle Twin Towers centrate dai Boeing kamikaze, quel fiore di fuoco che sboccia oltre il cinquantesimo piano, il successivo fumo con le persone aggrappate sui cornicioni, infine il crollo in una nube di polvere che si gonfia come un fungo atomico, e' purtroppo un film perfetto e, bisogna aver il coraggio di dirlo, troppo spettacolare per destare "orrore", "raccapriccio" "angoscia". A pensarci bene questi sentimenti scattano davanti alla tivù, in scene più famigliari e senza effetti speciali: Alfredino imprigionato nel pozzo, il cormorano inghiottito dalla macchia di petrolio, Ayrton Senna che si schianta a 300 all'ora contro un muretto di recinzione e quel casco reclinato, subito dopo. Le emozioni tradizionali si manifestano se c'e' un nome, un volto, una figura famigliare, un odore, un grido, a dargli appunto una "forma umana". E dunque il momento dell'angoscia, del raccapriccio e della pietà sta arrivando adesso con i trilli dei cellulari dei sepolti vivi; adesso che si cominciano a estrarre i corpi dalle macerie del World Trade Center, quando piccoli particolari racconteranno storie di singole vite interrotte dallo schianto maledetto, dall'incendio o dal crollo, come gli abitanti di Pompei.Ma allora cosa ci ha inchiodato per lunghe ore davanti alla tivù, a parte ovviamente il desiderio di avere quante più notizie possibile? L'agghiacciante perfezione di questa catastrofe, anzi di questo crimine, l'incredulità di fronte al terribile spettacolo della morte in mondovisione. Si dice che talvolta le persone che muoiono d'improvviso conservano sul volto un'espressione né di dolore né di paura, ma di sorpresa. Forse quella stessa sorpresa si e' stampata sulle nostre facce, quando insieme ai disgraziati passeggeri dell'aeroplano, insieme alle migliaia di ignari newyorchesi al lavoro nelle torri gemelle, per pochi istanti, siamo morti anche noi.


Alex & Luca Goldoni



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