3.9.04

piacere solitario

Steso sul mio letto


Semi nudo


Il dito freddo dell’aria passa fra le lame della veneziana


Per accarezzare la mia pelle


Accompagnato da un leggero rumore metallico.


Una ninna nanna per me.


Imito l’aria e con un dito comincio a sfiorarmi


L’ombelico


Risalgo fino allo sterno


Fino al collo


Gioco con il pomo d’adamo


Con il mento


Il mio dito arriva in bocca, lo succhio


lo lecco con la lingua umida


Poi il dito fa un volo


Fino al capezzolo destro


E comincia a giocare


con la piccola collina ormai eretta e sensibile


Sensibile e dolorosa


Giro attorno al capezzolo


E decido di voler provare qualcosa di più del solletico


Decido di provare il dolore


Perché nel sesso


carezza e dolore


Portano entrambi al piacere


Pizzico forte il capezzolo e


La bocca si apre


Ma non voglio che un lamento sfugga


L’altra mano vuole partecipare


E vola a pizzicare l’altro capezzolo


Di più sempre di più


Una mano continua a giocare con il capezzolo


L’altra vola lì dove stanno avvenendo mutazioni incredibili


Dove i volumi variano e le solidità cambiano


Ormai i boxer non sono che una prigione


Una prigione dolorosa e piacevole


Perché piacere e dolore a volte vanno a braccetto


Ma la mano giunge a dare sollievo


E abbassa l’elastico dei boxer


Imprigionando non più l’uccello ma le gambe


Legandole in una sorta di prigionia


Ma l’uccello è libero e si erge


In tutto il suo splendore e la sua lunghezza


Svetta maestoso con la testa rubizza


E desidera di essere accarezzato


La mano circonda l’asta e tira verso il basso


Ma il piacere è una cosa che va data a stille


Piano piano


E dunque con il dito giro sui bordi della testa


E insisto sul retro dove il glande ha quella rientranza a punta


Dove il bordo non è tondo ma si interrompe


E il dito continua a girare vorticosamente


Fino a scendere poi lungo il canale rigonfio


Giù giù fino alle palle


La mano le soppesa


Ci gioca, le schiaccia


E poi ritorna sull’asta


Prende l’asta e la spinge fra le gambe


Chiudo le gambe imprigionando cazzo e gambe


Si vede solo il pelo


Un triangolo di pelo


Non sono più Adamo ma Eva


E mi fermo a giocare con i riccioli del pube


Incurante del doloro che viene dall’asta rigida


E costretta in posizione innaturale


Apro le gambe e come una molla ritorna nella sua posizione


Sbattendomi sull’addome come una frusta


Lo vedo… implora… piange… vuole venire


Ma io, cattivo, decido di no!


E rimango così, steso, con il cazzo che punta in su


Le braccia lungo i fianchi


Nelle orecchie la musica del vento


E mi addormento

1 commento:

compagnidiviaggio ha detto...

stupenda .però cerca anche il piacere di coppia

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