6.2.12

SMS Solidale 45597 Sogni coraggiosi” dei malati di Sclerosi Multipla e CCSVI



SMS Solidale 45597

 
Inziativa valida solo in Italia/ Only for Italy
Dal 1 al 15 febbraio 2012 è possibile donare per Brave Dreams
con un SMS o con una chiamata da rete fissa.

L'Associazione è impegnata, da oltre un anno, nel sostegno finanziario allo studio Brave Dreams – Sogni Coraggiosi promosso dalla Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara  che vede il prof. Paolo Zamboni in veste di principale ricercatore.

Grazie al lavoro dei nostri volontari alla nostra Associazione è stata concessa la possibilità di raccogliere fondi per Brave Dreams - Sogni Coraggiosi attraverso l'SMS solidale.
Dal 1 al 15 febbraio 2012 potrai sostenere
i sogni coraggiosi dei malati di CCSVI e Sclerosi Multipla donando:
euro inviando un SMS al numero 45597
da cellulari TIM, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile e CoopVoce
2 euro chiamando il 45597 da rete fissa Telecom Italia, Fastweb, TeleTu.

Donare è semplice: se hai un cellulare componi un SMS e invialo al numero:  45597   se invece desideri donare da rete fissa ti basterà comporre il numero 45597  sulla tastiera del tuo telefono e seguire la voce guida.

Con l'SMS solidale vogliamo sostenere uno o più “Sogni coraggiosi” dei malati di Sclerosi Multipla e CCSVI garantendo così la copertura economica per la partecipazione di uno o più pazienti alla sperimentazione. Il celere avvio di Brave Dreams  è di fondamentale importanza perché i risultati dello studio forniranno risposte a oltre un milione e mezzo di malati di Sclerosi Multipla, al mondo e alla scienza tutta.


Questa è una grande occasione e la riuscita della campagna di solidarietà dipende anche da te.  Ti chiediamo di aderire all'iniziativa e di condividerla con i tuoi familiari, amici e conoscenti. Più SMS e telefonate arriveranno, maggiori saranno i fondi raccolti per lo studio Brave Dreams che l'Associazione sostiene con grande forza.

ATTENZIONE: Il numero è attivo per la donazione solo dall'1 al 15 febbraio 2012. Non comporlo al di fuori di questo periodo altrimenti la chiamata sarà sprecata!

        DOWNLOAD sMS SOLIDALE                         

MATERIALE SCARICABILE SMS SOLIDALE 45597                                     


COMUNICATO STAMPA SMS SOLIDALE 45597 (31 gennaio 2012)             

  
  
 

MATERIALE SCARICABILE SMS SOLIDALE 45597 - 1/15 FEBBRAIO 2012

MATERIALE SCARICABILE SMS SOLIDALE 45597 - 1/15 FEBBRAIO 2012 - Per scaricare il materiale pubblicitario realizzato dall'Associazione e conforme alle richieste degli operatori telefonici entra nella pagina e clicca sul formato che desideri. Il materiale stampabile è stato realizzato con sfondo bianco e sfondo nero.  Alcuni file sono di grandi dimensioni il download potrebbe richiedere qualche secondo.
Come da accordi con gli operatori telefonici non sono consentite modifiche al materiale pubblicitario messo a punto dall'Associazione e qui liberamente scaricabile.
La campagna SMS solidale è attiva dal 1 al 15 febbraio 2012

FACEBOOK

VOLANTINI A4

VOLANTINI A5 con descrizione del progetto da stampare fronte/retro

BANNER

CAMPAGNA STAMPA (TAPPI)



Opere d’Arte da salvare dipinti stazione tempio pausania di Giuseppe Biasi

Cercando , in un cd  di backup, delle  foto  delle nostre  piante  , ho   trovato  anzi ritrovato   questo  intervento  (  non  ricordo   se  un associazione culturale  o  qualche intwervento   sui quotidiani locali  o sul  giornale  della  diocesi  ) .  Lo reputo anche se di qualche anno fa   ancora  più attuale  che mai  .  Non riuscendo  a rintracciare  gli autori  per   avere l'autorizzazione ( 'sto  c...  di legge  sulla privacy  )   lo riporto   qui  , ma  sono pronto  a rimuoverlo se  essi me lo chiederanno 



Siamo due artisti  e insegnanti, di “Arte e immagine” Galluresi, della scuola secondaria di primo grado; i quali si stanno chiedendo da qualche tempo a questa parte per quale motivo i cittadini di Tempio Pausania, sono o no! consapevoli, di avere nella propria città, un preziosissimo scrigno ( La Stazione Ferroviaria ), contenente  cinque preziosi gioielli (cinque tele di grandi dimensioni di Giuseppe Biasi ) .
Se non salvaguardate, protette, difese, restaurate; questi preziosi “gioielli” potrebbero essere “trafugati” o nella migliore o peggiore delle ipotesi ( dipende dal punto di vista ) portati  in altri luoghi, della Sardegna o del Continente; perdendo così una opportunità di richiamo culturale e turistico, da non trascurare o minimizzare, come del resto l’atteggiamento degli organi preposti alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio artistico locale, hanno sino ad oggi “scandalosamente” fatto.
La stupenda stazione ferroviaria, costruita in  stile Liberty, al centro del paese, si presterebbe ora più che mai, (se non vi sarà subito un intervento di restauro e degli interventi mirati per far si che queste opere siano acquisite dal Comune) ad essere adibita a centro culturale per dibattiti, per riunioni, o a Pinacoteca – Museo. 
Questi bellissimi capolavori (l’architettura e le opere pittoriche) saranno inesorabilmente destinati ad essere persi, se l’opinione pubblica non si mobiliterà per far schiodare dalle loro poltrone chi di dovere, a prendere delle sagge decisioni.
Già da decine d’anni nell’ingresso della Stazione ferroviaria, si trovano cinque tele di grandi dimensioni di Giuseppe Biasi, letteralmente abbandonate alla polvere, alle correnti d’aria, ai gas di scarico dei pulman ed automobili e dei   ormai rari  treni di passaggio, ai vandali (tempo fa hanno cercato di rubarle), una è stata portata a Sassari con la scusa che doveva essere restaurata, se ne sono perse le tracce.
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi, quando venne a Tempio, vedendo queste opere  disse che qualsiasi museo avrebbe fatto carte false per poterle avere.
Non a caso nel 2001 a Roma, nel Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali) dal 2 ottobre al 4 novembre. La casa editrice: “Ilisso” ( 1 ) organizzava la mostra antologica dell’artista Sardo ottenendo un enorme successo sia di critica che di pubblico.
I sottoscritti, già nell’ottobre del 1998, sulla rivista “Beta”(2)  denunciavano questo scempio, all’opinione pubblica locale, senza però ottenere  alcun risultato. E pensare che i Comuni interni della Sardegna si stanno inventando qualunque cosa  per attirare   i turisti dalle coste vacanziere. Tempio ha un patrimonio culturale invidiabile da chiunque  e non lo sa sfruttare? Perché?

Chi era Giuseppe Biasi?

Personaggio di spicco nel panorama artistico sardo della prima metà del XX secolo, Giuseppe Biasi riuscì a inserire la Sardegna nel quadro culturale della modernità europea, emancipandosi dalle tendenze nazionali dominanti in quegli anni. La grandezza dell’artista, scoperta peraltro non molti anni fa, risiede nella capacità di rinnovare gli eleganti impulsi stilistici centroeuropei (soprattutto l’arte secessionista di Klimt), piegandoli alla realtà arcaica della sua terra natia. Biasi proviene da una famiglia della borghesia intellettuale.
Nasce nel 1885 a Sassari e non frequenta scuole artistiche perché in Sardegna non ci sono e, pertanto, si forma da solo, guardando all’illustrazione e alla cartellonistica. Nel 1905 esordisce sull’Avanti della Domenica, settimanale romano. Dal 1907 al 1910 lavora e si afferma come illustratore nella raffinata rivista fiorentina Il giornalino della Domenica, dedicata ai bambini e diretta da Wamba. Le copertine e le tavole, pubblicate sul settimanale, hanno come tema principale la vita popolare sarda e si connotano per un originale stile geometrizzante, asciutto e sintetico, influenzato dalla Secessione Viennese.Queste sue illustrazioni – scriveva Grazia Deledda nel 1909 – mi fanno una grande impressione: più di ammirarle io le sento, e mi sembrano perfette, per l’animo, per il colore locale che le rende vive e palpitanti”. Il rapporto professionale con il Premio Nobel – testimoniato dalle illustrazioni realizzate per i suoi racconti e per i romanzi, dal 1909 al 1917 “ si allaccia a quello che l’artista di Sassari intrattenne con lo scultore Francesco Ciusa o con il pittore Filippo Figari, ovvero i protagonisti di quella stagione dell’arte sarda nella prima metà del ‘900, che hanno mostrato come sia possibile aderire al moderno scendendo nel profondo della (propria) cultura popolare.
Le strette collaborazioni con gli intellettuali del tempo aprono al giovane Biasi le porte dei periodici a grande diffusione, come La lettura e L’illustrazione italiana. Nel 1907 cominciano i primi viaggi dell’artista alla scoperta della sua terra: la Sardegna. Il mondo rurale sardo viene visto da Biasi come un miraggio primitivo. Nel 1916, congedato dopo una ferita riporta al fronte, si trasferisce a Milano. Un anno più tardi organizza la Mostra Sarda, presso il Palazzo Cova, che suscita grande attenzione da parte della critica. Alla fine degli anni Dieci, Biasi appare influenzato da Velazquez e Goya: in quadri come Processioni del Cristo e Teresita, la tavolozza si fa infatti più calda e la stesura del colore è più densa. I temi (matrimoni e feste campestri) rimangono gli stessi. La vita contadina continua ad essere rappresentata, ma in maniera evocativa: Biasi, lontano dalla sua Sardegna, la dipinge basandosi sulle immagini scaturite dai suoi ricordi. Il periodo milanese di Biasi si conclude, nel 1919, con la decorazione del bar nell’Hotel Villa Serbelloni a Bellagio: si tratta di quattro tele incentrate sul tema “L’amore in Sardegna”.
Dopo la commissione del ciclo pittorico, la fortuna di Biasi comincia a declinare. Influenzato dal pittore Aroldo Bonzaghi, l’artista affronta nuovi temi: dipinge suonatori ambulanti, serenate notturne.
Nell’olio Quartetto, ad esempio, si nota l’abbandono delle tinte smaglianti e la ricchezza decorativa; la tavolozza abbandona le tinte calde e diventa cupa, quasi monocroma. Dal 1923 al 1927 Biasi vive nel Nord Africa, dividendosi tra la Tripolitania, la Cirenaica e l’Egitto. La realtà africana, rappresentata attraverso piccole tempere, disegni, studi dal vero, è per Biasi specchio di desideri e fantasie. Realizza diversi nudi, in prevalenza femminili. Se la donna sarda era “diversa” sul piano sessuale e sociale, la donna africana lo è anche su quello di razza. La prima, simbolo dell’identità sarda, quasi sempre raffigurata da Biasi adolescente e chiusa nel severo abito tradizionale, trasmette sensualità attraverso i gesti e gli sguardi. La seconda, lontana dai preconcetti, esprime maggiore erotismo.


 La donna occupa una posizione preminente nell’arte di Biasi. L’uomo, al contrario, riveste un ruolo secondario, e spesso appare di spalle. I ritratti maschili sono rari e per lo più realizzati su commissione. Nel 1927 Biasi si stabilisce in Sardegna, ma ormai lontano dai ritmi decorativi del liberty e tutto immerso in una nuova interpretazione della sua gente, tra un nuovo naturalismo e un accentuato realismo espressionista. In netto contrasto col classicismo novecentista, espone due nudi alla Biennale di Venezia del 1928, accolti freddamente dalla maggior parte: la critica ne condanna il folklorismo e il decorativismo. Nel 1935, contro l’arte del regime, pubblica violenti pamphlet contro la gestione delle Quadriennali romane. L’attività artistica di Giuseppe Biasi si conclude con la sua morte ad Adorno Micca nel 1945. Le sue tele, al di là dei soggetti affrontati, dimostrano che si può stare al centro dell’arte pur non rientrando nei grandi circuiti culturali o delle avanguardie.

cliccare  sopra  per  ingrandirla  non potevo  metterla  più grande  mi si sballava il template

Primo pittore moderno in una Sardegna che all’inizio del Novecento lottava per liberarsi da una lunga storia di soggezione coloniale o semicoloniale, Giuseppe Biasi (Sassari 1885-Andorno Micca 1945) ha dedicato i tre quarti della sua opera a rappresentare la propria terra. Questo non fa però di lui uno dei tanti pittori regionalisti di cui abbonda l’arte italiana a cavallo di secolo.
Biasi non è uno sfruttatore del folklore a buon mercato, ma l’inventore di una tradizione: se una scrittrice come Grazia Deledda aveva raccontato la Sardegna, Biasi per la prima volta ne ha costruito l’immagine. Quella che era agli occhi dell’Italia un’isola arretrata e miserabile, infestata dalla malaria e dai banditi,  diventa un Eden primitivo, immune dai guasti della civiltà e del progresso. Attraverso un vero e proprio rovesciamento di valori, Biasi trova nella cultura popolare le radici di un’identità sarda che gli intellettuali della sua generazione si sforzavano affannosamente di definire.
Populista e aristocratico, avvezzo alla mondanità più elegante e però perfettamente a suo agio tra i pastori, nella solitudine degli stazzi; nutrito di aggiornata cultura internazionale ma incrollabilmente fiero delle proprie radici; ironico, disincantato, e insieme profondamente intriso di romanticismo; fortemente individualista, ma pronto ad assumere con coraggio il peso di situazioni collettive; scettico e disilluso, ma ugualmente impegnato a cercare nell'arte "la buona volontà dell'illusione"; persuaso di non poter "abbracciare alcun partito né arruolarsi in alcun esercito", insofferente del clima della dittatura fascista, eppure capace di schierarsi - quando niente lo richiedeva, e per motivi esclusivamente ideali - con il fascismo nella sua ora estrema, quella della Repubblica Sociale: questo è Biasi, pittore e uomo.
Irrazionalismo, pessimismo, nichilismo, pensiero antiborghese, ma anche antidemocratico – elementi su cui si fonda la sua cultura – ne fanno un singolare fascio di contraddizioni e una personalità eccentrica e originale nel quadro dell’arte italiana del primo Novecento.
In Sardegna esistono così poche opere d’arte e quelle che ci sono vengono maltrattate, abbandonate snobbate .
Salviamo queste opere. Ci rivolgiamo a tutti gli intellettuali, agli animi sensibili, a tutti coloro che credono nelle belle cose, fermiamo con una firma questo ennesimo oltraggio alla Nostra cultura.

                                   Nuccio Leoni e Giorgina Fenu

Note
1)  casa  editrice  sarda  che  organizza  anche manifestazioni culturali ed artistiche http://www.ilisso.it/  ( portale  generale  )  e qui per  i libri  http://www.ilisso.it/series/
2) vecchia  , ormai  chiusa    RIVISTA TRIMESTRALE del DISTRETTO SCOLASTICO N.3   di  Tempio Pausania



5.2.12

Celtis al tramonto


Una morte annunciata. Forse, un'eutanasia. Il bagolaro di via Tagliabue a Bresso, incrocio strano e maestoso fra due sensi di marcia, verrà abbattuto a giorni, e il Comune ha già affisso un necrologio sul suo tronco snello, inutilmente svettante.

Preferisco il nome latino. Mi ricorda uno strumento musicale. Anche se quello italiano gli si addice di più: il celtis è un albero spontaneo, d'una bellezza sbadata, come un ragazzone ciondolante. Esiste da sempre, è "la pianta" per gli abitanti del quartiere. Sta per morire a causa d'una malattia che lo corrode dall'interno, lasciandone intatto l'aspetto esteriore. Forse un vischio pascoliano. E' già monumento di sé stesso, corteccia cava. Un albero muore solo, senza un lamento. Testimone paziente dei nostri giorni, radicato nella terra e protratto nei cieli. Il celtis è albero umile. Sopporta lo smog, si adatta ai terreni aridi, assorbe le strida dei fanciulli, l'incedere ingobbito dei vecchi, il frullo dei passeri. Ora se ne va, nel gelo d'un sole intirizzito, lucente, azzurro, portandosi via i nostri muti segreti, una familiare lentezza di borgo. Addio, amico. Il tuo silenzio ci teneva compagnia, era respiro.

The Hangdogs - Once More's Gone




Questo è essere vegetariani



                              dalla  pagina  Facebook  di  questo è essere vegetariani 










Questo fatto toccante ha avuto luogo in Russia qualche mese fa, ma ha raggiunto l'attenzione della stampa solo da qualche giorno. I vicini, notando l'insistenza del cane nel rimanere al freddo e senza cibo, hanno iniziato a preoccuparsi. Hanno cominciato a fare a turni per portargli cibo caldo finché una coppia dell'Animal Aid Foundation ha deciso di portarselo a casa. La nobile intenzione non ha comunque funzionato, un vero caso de "l'amore è più forte". Il cane ha abbaiato e ululato per tutta la notte e nel mattino è scappato dall'abitazione e ha fatto ritorno dalla sua amata. Poco dopo lo hanno ritrovato nello stesso posto in cui la sua compagna è stata uccisa. Il corpo dell'animale è stato sotterrato e lui l'ha fiutato. "Gli ci è voluta un'ora e mezza per rompere la gabbia e un'altra ora per tornare sul posto... dista quasi sette miglia e non conosceva la strada" - ha detto il direttore dell'organizzazione.. 
Nonostante le svariate proposte di adozione ricevute per questo cane - molti tedeschi hanno inoltre offerto di pagare l'eventuale staffetta - i vicini hanno deciso di rispettare la decisione dell'animale di restare sul posto e stanno pianificando di costruirgli in riparo così che possa continuare a restare vicino alla compagna per il resto della sua vita.





















4.2.12

perchè ricordo il 10 febbraio

Apro il post  d'oggi   con una frase adatta  a descrivere   tragedie   e barbarie  come  queste   , eccetto quella  fra  parentesi  , non mia  e di cui   non ricordo  la  fonte  , ricordo  che  era  una didascalia   di una  foto  all'interno di una mostra  fotografica  del museo Man  a  Nuoro )  :


l'eventualità più verosimile è quella del giudizio storico che ci chiederà conto per aver permesso una civilissima e democratica barbarie per aver [  dimenticato ] guardato altrove  




Alcuni  dei miei  utenti  di fb  leggendo  questo mio post  dell'anno scorso sul perchè  è necessario ricordare  il 10  febbraio   mi hanno accusato   di non voler  riconoscere   i crimini   di tito  e del comunismo  e di fare da scaricabarile  sui fascisti  .
Accusa   che   io smentisco   come potete  vedere  dai link ( oltre  quello del post incriminato ) sotto riportati e  da questa  testimonianza     di  << Ora non sarà più consentito alla Storia di smarrire l’altra metà della Memoria. I nostri deportati, infoibati, fucilati, annegati o lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi, non sono più morti di serie B >> Annamaria Muiesan  ( foto  a sinistra    tratta dallo speciale del portale di arcipelagoadriatico.it   che  celebra  il  giorno del ricordo  del 2006  in cui il presidente Carlo  Azeglio ha  consegnato  familiari delle vittime le medaglie    )  figlia  di  una vittima  





Ora  io  voglio solo che  tali crimini dettati  dall'odio ,del nazionalismo  esasperato , dall'ideologia   non si debbano ripetere  mai più perché è >>  tristezza,tristezza infinita per quello che ci siamo fatti a vicenda. siamo vicini,vicini di confine,vicini di casa,vicini di tutto,e siamo stati delle bestie... fascisti comunisti. ma che importa ormai , siamo i nipoti , i pronipoti abbiamo il dovere di non far capitare mai più atrocità simili >> ( da  un commento ad  un video  che trova te  sotto )  ma soprattutto  non siano  : ne è strumentalizzati  e  usati  a  loro uso  e consumo  sminuendone  alcune aspetti e  concentrarsi  solo  altri   da  una  determinata parte politica  culturale  (  vedere    chi ha  facebook   o  cercando nei motori  di ricerca  alla voce  10 febbraio     )   dove  tale  evento o meglio tali eventi  del confine orientale    vengono    rielaborati propagandisticamente   e  volgarmente  sintetizzati  facendone  diventare  una  favoletta   che si chiama  foibe : <<  Con l'espressione massacri delle foibe, o spesso solo foibe, si intendono gli eccidi, perpetrati per motivi etnici e/o politici, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, occorsi durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici dove furono gettati i corpi di centinaia di vittime, che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto, "foibe".>>. Quando in realtà    sempre  secondo la voce  foibe  di wikipedia  << (....) Per estensione i termini "foibe" ed il neologismo "infoibare" sono in seguito diventati sinonimi degli eccidi, che in realtà furono, in massima parte, perpetrati in modo diverso: la maggioranza delle vittime fu uccisa nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi. Nonostante la ricerca storica \ scientifica abbia, fin dagli anni novanta, sufficientemente chiarito gli avvenimenti, la conoscenza dei fatti nella pubblica opinione permane distorta ed oggetto di confuse polemiche politiche, che ingigantiscono o sminuiscono i fatti a seconda della convenienza ideologica. >>., Nè perché indigesta  o per  motivi  politici  come  è stato fatto durante  la  guerra  fredda dalla Dc  e  soprattutto   dal Pci (salvo pochi iscritti che  furono  espulsi o emarginati  come la  storia  di Andrea  Scano  citato da  Pansa  nel libro foto a destra  prigionieri del silenzio ) .  
Per chi volesse approfondire  ulteriormente  , oltre  agli url  citati  nell'articolo   trova  qui  sotto   altro materiale  . Esso è diviso   per  "categorie (  in maniera da  facilitare    la contestualizzazione degli eventi    specialmente  a chi non conosce  tali eventi  ) " :  Prima delle  foibe   che  descrive :


 l  ) situazione prima  del fascismo  cioè il conflitto e tensioni  fra  i  due  popoli ed etnie   , e  poi   l'italianizzazione  delle  popolazioni slave da parte  dei fascisti  durante  il regime     e  i  campi  di  prigionia   durante  la  guerra  nei  Balcani   fra il  1940-1943  


 2)  le  foibe  prima di Tito e durante  Tito  da  "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli


3)  documenti misti  (  vedi   anche   2  e  3    )  dove  si trovano notizie   prima  delle foibe  e   sulle  foibe  )  e   sulle  conseguenze  delle  foibe e delle  violenze  di tito   e  sull'esodo  di un popolo   cioè  gli Istriani  e sulle  cause  dell'oblio e\  strumentalizzazione  

Un coraggioso 13 enne che fa della legalità e della lotta alla mafia un suo valore ma i coetanei lo considerano infame

da  un mio vecchio  post  su  http://cdv.splinder.com (  il mio  vecchio   blog  che  alcuni  di voi  conoscono   , e di cui ho recuperato , tranne gli ultimi  due  anni   ,  tutto il resto  )  ora  non più  esistente  ( infatti non  lo  metto come url cliccabile  )   ho ritrovato cazzeggiando    questo post  tramite  http://www.archive.org/  che risale al maggio del  2011
Esso è la storia  di  un ragazzo  vittima di bullismo  \ nonnismo   a cui  si    che  si è ribellato  denunciando pubblicamente  in un  tema  che  il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa   e ... il resto  lo leggerete nel post    e lo sentirete e nel video trattato da  repubblica 






"Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa. 
I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità
"Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa. 
I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità


Spero solo   che se realizzerà il suo sogno  , mantenga  quanto dichiarato  qui  è non faccia come   un famoso  giudice  





3.2.12

Il Gemelli a rischio fallimento come il San Raffaele

Il Gemelli a rischio fallimento come il San Raffaele

cosa è la censura ?


nel post sul altan e forza nuova ) ho ricevuto il seguente commento : << Occorre fare distinzione: la provocazione di FN è indifendibile, ma la mozione di Francesco Migliarese è stata travisata dalla stampa e la citazione riportata è stata estrapolata dal contesto. La richiesta era di evitare la diffusione a nome del Comune del libricino all'interno degli asili e delle scuole civiche, e non richiedeva in alcun modo la "censura" così come scrivono i quotidiani. Purtroppo la stampa strumentalizza le notizie per i suoi fini e non dà certo onore al buon giornalismo.>> . secondo voi è censura ( 1 2 ) o no quella di Migliarese ?

repliche alle destre destre e alla sinistra destra ecco perchè per la cittadinanza italiana agli immigrati


da  diario di Repubblica  del 2\2\2012

Tre anni fa mi trovavo a Toronto, in Canada, per  un festival internazionale di letteratura. Ricordo, in particolare, un incontro interessante con un simpatico musicista. Mi disse che aveva da  poco ottenuto la cittadinanza italiana con estrema facilità, era bastato il certificato di nascita del bisnonno  immigrato dal Veneto all’inizio del secolo scorso. Niente esame di lingua, di storia, di cultura, di costituzione,per misurare la sua italianità. «Non parlo l’italiano – ripeteva ridendo – e non sono mai stato in Italia, Paese di cui conosco pochissime cose. Per essere sincero mi sento completamente canadese». Gli chiesi: «Allora perché hai deciso di diventare cittadino italiano?». Mi rispose: «Per far felice la nonna, l’unica in famiglia che  parla ancora qualche parola di italiano».


Gli raccontai la mia storia per ottenere la cittadinanza italiana, una cittadinanza “sudata”, non regalata. Un lungo percorso durato 12 anni di residenza, una maturazione profonda e una lenta italianizzazione fatta con la mente, la lingua, la conoscenza, il dialogo, la scrittura e soprattutto con il cuore.
Mi torna in mente spesso la storia del “canadese” quando incontro ragazze e ragazzi nati in Italia e con genitori immigrati. Mi colpisce la loro determinazione e  maturità: non hanno dubbi identitari, si sentono italiani a tutti gli effetti. Capiscono che il problema non sono loro, ma il contesto in cui si trovano, fatto di propaganda, ipocrisia, cattiveria e mancanza di buon senso. Ricordo che una volta una ragazza nata a Roma, di origine marocchina, mi spiegò con poche parole la grande frustrazione e ingiustizia in cui vivono giovani come lei: «Quando sono a Roma mi chiamano la marocchina, e quando vado in Marocco mi chiamano l’italiana». Non  parla arabo, però va fiera del suo romanesco, si considera una grande tifosa della nazionale di calcio e conosce a memoria le canzoni di Lucio Battisti. Poi, con un tono pieno di tristezza e di sofferenza: «Sono un’italiana con il permesso di soggiorno!». È umiliante e assurdo chiamarli “immigrati di seconda generazione”. Sono i genitori che sono immigrati, non loro. Aveva ragione il grande scrittore arabo Abu Hayyan Al-Tawhidi (morto nel 1023) quando sosteneva che «lo straniero più straniero in assoluto è quello che vive da straniero nella propria patria». In questi ultimi anni è stata concessa la cittadinanza italiana a tanti, soprattutto all’estero, in base solo allo ius sanguinis. Molti di loro votano anche se non pagano le tasse e possono condizionare la vita politica italiana. Invece i figli di immigrati nati in Italia sono esclusi perché non hanno un antenato italiano nel loro albero genealogico, cioè qualche goccia di sangue italiano nelle vene. Così si vedono costretti al diciottesimo anno a chiedere il permesso di soggiorno. L’Italia non dovrebbe essere il loro Paese? Perché continuare a rigettarli e a trattarli come figli illegittimi? Ne conoscono la cultura, la cucina, la storia, la geografia, lo sport e la politica. Ne parlano la lingua e i dialetti locali. Condividono con gli italiani “puri” felicità e dolori, pregi e difetti,  caratteri e umori. Insomma amano questo Paese e vogliono essere amati.Non dare la cittadinanza a chi è nato in Italia è semplicemente “vergognoso

qui il resto del numero dedicata appunto al tema  della   cittadinanza     e sul diritto dei figli di immigrati nati nel nostro paese a non essere discriminati per le loro origini   e la  loro provenienza  http://download.repubblica.it/pdf/diario/2012/02022012.pdf


dato che ci sono ne  approfitto per  rispondere  anche ai fanatici di forza  nuova  .
da quando  ho configurato la mia email  redbeppe@gmail.com  su  blogspost contattami (  a  disposizione   per   chi volesse  scrivermi )    ho ricevuto  diverse  email  di  gente  vicino  a tali elementi  o  di tali elementi stessi    vedere titolo  e  post   su Altan  e gli  insulti di Forza Nuova (  nuovo  mascherato da  vecchio )




 e  affini  .Lo so  che  direte , cancella  e cestina ,  vero  ma  non sempre  è possibile  con gente ipocrita  e bugiuarda  che nega l'evidenza  dei fatti   come dimostra  l'articolo  che

nella mente e nel cuore: "I TRE GIORNI DELLA MERLA" antica leggenda sui tre...

nella mente e nel cuore: "I TRE GIORNI DELLA MERLA" antica leggenda sui tre...: La leggenda della merla Era la fine del mese di gennaio e faceva un gran freddo,... freddo come non si era mai sentito prima...

2.2.12

Aria di neve

(Foto di Cosimo Palazzo) 

È una Milano antica, una Milano da neve, da tazzinetta benefica, quella che vediamo in questi giorni. Una Milano che ascolta il suo cuore, che il cuore lo porge in Mano. Una Milano lenta, uggiosa, bianca, ingolfata. Ma pure così nuova, multicolore, brulicante di volti e storie. È la Milano dei "mezzanini" delle metropolitane, trasformati dal Comune in luoghi di accoglienza per senzatetto e poveri di ogni provenienza. È una Milano con tratti da reduce, paziente nella ricostruzione. Il calore nel gelo. I poveri espongono sé stessi, rallentano la frenesia delle mattine, ci mettono di fronte al nostro sorriso. È una Milano quasi da preghiera, solidale nel dolore. Linda.




1.2.12

è ritornata la caccia alle streghe e il rogo Forza Nuova a Milano: roghi in piazza per il libro di Altan sull'omosessualità



leggendo  questa  news  mi viene in mente    quanto  dicevano due  grandissimm poetri   del  900  -La prima  si tratta  di un intervista   fatta danPasolini  ad  Ungaretti   sull'omosessualità  






La  seconda  doppia  ed  è un discorso  di Fabrizio de  Andrè (  cosi  come  la  vignetta  di Vauro  riportata  più  sotto      ispirata   ad una  sua famosissima  canzone  )  e la  canzone principesa  (   nella stupenda   e toccante  versione degli amici  \  compagni di viaggio    Faber noster )   canzone su tali tematiche  






Lo so   che  questa  canzone  parla di transessualità non di omosessualità non sono assolutamente sinomini ma  sempre  di  vittime di  questo mondo (  per  usare un termine   caro  a de andrè )  e di perseguitatoi    si tratta 





da  repubblica  online 

L'organizzazione di estrema destra richiama la campagna di Göbbels e mette al bando
il volume del disegnatore. La Lega italiana nuove famiglie: "Andrebbe consigliato a scuola"

di MASSIMO PISA
"Roghi in piazza". Li invoca, con fin troppo sfacciato richiamo alla campagna contro i libri non tedeschi lanciata da Joseph Göbbels all'indomani dell'ascesa di Hitler alla cancelleria, la sezione milanese di Forza Nuova  (  sotto  a destra   una   schermata presa  dalla  voce  forza  nuova  wikipedia  su come riconoscerli ed  evitarli  )  . Lo fa, come usa 79 anni dopo l'avanzata ideologica nazista contro l'arte "degenerata e giudaica", attraverso un post su Twitter. Il bersaglio degenerato, questa volta, sono disegnatore Marco Tullio Altan e il suo libro Piccolo uovo, storia di un minuscolo pinguino che trova la famiglia ideale in una coppia di suoi simili omosessuali. Una favola che dallo scorso settembre ha sollevato un vespaio a Milano: l'assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, lo ha pubblicamente elogiato "da padre" fin dalla presentazione, con ovvie levate di scudi di cattolici e destre. 


da  google



La penultima crociata, in ordine cronologico, era una mozione del consigliere di zona 3  Francesco Migliarese (Pdl), che ne invocava la censura preventiva.   Adesso si muove l'estrema destra, per ora solo  sul web. "Il piccolo uovo di Altan. Odiosa cultura omosessuale insegnata ai bambini". Firmato : FN Milano. E quella richiesta di roghi. Ai dirigenti della Digos, al momento, non risultano iniziative di protesta imminenti. Di "nervosismo delle destre" e "assurdo tentativo di censura" parla Marco Volante, presidente della Lega italiana nuove famiglie. Che aggiunge: "Auspichiamo che il libretto venga acquisito come testo di educazione civica nelle scuole comunali". Ma nella Milano che   ha visto appena una settimana fa i lefebvriani manifestare in piazza contro la pièce teatrale Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, di Romeo Castellucci, nulla è escluso



 Ora  esprimo la  mia  piena  ed  incondizionata   solidarietà a Tullio Altan e il mio fanculo   e la  totale   \ tolleranza  zero  contro i fascisti e cretini di forza nuova  ed  affini  , perchè








da wikipedia  alla voce  forza   nuova 





Fronte del video di Maria Novella Oppo .Quelli che non credono alla voce di Himmler

La giornata della memoria in tv ha offerto molti tremendi spunti di riflessione, attraverso testimonianze di sopravvissuti allo sterminio, documenti e filmati. Molte immagini le conoscevamo ma non smettono di tormentarci. Soprattutto quella dei bimbi che mostrano i numeri sulle braccia. Ma la cosa più nuova e atroce l’abbiamo sentita su Rainews: era la voce di Himmler, che impartiva istruzioni sullo sterminio sistematico e totale degli ebrei e su quello della popolazione della Russia invasa. Per la vittoria nazista, Himmler ordinava l’appropriazione da parte delle truppe tedesche di tutte le risorse vitali russe, considerando che quelle popolazioni fossero costituite da «animali umani». Cosicché i negazionisti, se non vogliono credere ai sopravvissuti, possono andare alla fonte tedesca e verificare che le istruzioni - precise - furono eseguite alla lettera. Quelli che invece, pur senza negare l’olocausto, considerano la giornata della memoria una celebrazione retorica, possono renderla concreta e viva ponendosi obiettivi attuali. Per esempio chiudere CasaPound.