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5.2.12

Celtis al tramonto


Una morte annunciata. Forse, un'eutanasia. Il bagolaro di via Tagliabue a Bresso, incrocio strano e maestoso fra due sensi di marcia, verrà abbattuto a giorni, e il Comune ha già affisso un necrologio sul suo tronco snello, inutilmente svettante.

Preferisco il nome latino. Mi ricorda uno strumento musicale. Anche se quello italiano gli si addice di più: il celtis è un albero spontaneo, d'una bellezza sbadata, come un ragazzone ciondolante. Esiste da sempre, è "la pianta" per gli abitanti del quartiere. Sta per morire a causa d'una malattia che lo corrode dall'interno, lasciandone intatto l'aspetto esteriore. Forse un vischio pascoliano. E' già monumento di sé stesso, corteccia cava. Un albero muore solo, senza un lamento. Testimone paziente dei nostri giorni, radicato nella terra e protratto nei cieli. Il celtis è albero umile. Sopporta lo smog, si adatta ai terreni aridi, assorbe le strida dei fanciulli, l'incedere ingobbito dei vecchi, il frullo dei passeri. Ora se ne va, nel gelo d'un sole intirizzito, lucente, azzurro, portandosi via i nostri muti segreti, una familiare lentezza di borgo. Addio, amico. Il tuo silenzio ci teneva compagnia, era respiro.

1 commento:

elisa ha detto...

l'albero è veramente un grande amico;inimmaginabile una città o un quartiere senza alberi.Spero che per un albero che muore ne nascano altri centomila!

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