12.1.19

RAINBOW FAMILY, LA COMUNITÀ CHE SI RADUNA NELLA NATURA SENZA CELLULARI E DENAR

DA  https://www.mangiaviviviaggia.com/


RAINBOW FAMILY, LA COMUNITÀ CHE SI RADUNA NELLA NATURA SENZA CELLULARI E DENARO

written by Zaira settembre 14, 2017
“Quando la Terra sarà devastata e gli animali quasi estinti, giungerà sulla terra una nuova tribù di popoli di ogni colore, cultura e fede, e questi, attraverso le loro opere e le loro azioni, renderanno di nuovo verde la Terra. Essi saranno la tribù dei Guerrieri dell’Arcobaleno”
(Antica profezia indigena degli Indiani d’America)
Molte persone li hanno soprannominati semplicemente “i nuovi hippie“, perché la Rainbow Family of Living Light è un movimento che si basa sugli stessi ideali: unisce persone provenienti da ogni parte del Mondo sotto i valori di non-violenzanon-gerarchia e uguaglianza.
La grande differenza è che, rispetto agli hippie, i membri di questo movimento si ispirano alla cultura degli Indiani d’America.
“Ci danno degli hippie – commenta Matteo, psicologo e psicoterapeuta di Milano appartenente alla Rainbow Family – ma lo siamo solo nella misura in cui si pensa all’unione e alla condivisione. Noi non abbiamo nulla a che fare con le esagerazioni di allora”.
I gatherings
Fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1972, la Rainbow Family si è sviluppata soprattutto attorno aigatherings.
Si tratta di incontri annuali itineranti e gratuiti, che si tengono in svariate località e sono aperti a tutti coloro che desiderano parteciparvi, senza distinzioni.
Per questi incontri si tendono a prediligere i mesi estivi ma soprattutto i luoghi incontaminati, difficili da raggiungere ma ricchi di acqua e legname.
gatherings, in altre parole, sono l’occasione per unire l’uomo alla natura, ritrovando quel contatto andato perduto nella frenetica società odierna.
Solitamente durano un mese e seguono i cicli lunari: iniziano con la luna nuova e terminano con la successiva, condensando il rito più importante durante il plenilunio.

Ritrovare il contatto con la natura e con gli altri

Partecipare ad un gathering rappresenta un’esperienza intensa e aperta a tutti. Offre la possibilità dientrare in contatto con se stessi, la natura e gli altri, sperimentando uno stile di vita più semplice e puro.
Un rigenerante ritorno al passato.
Sugli inviti elargiti in occasione del primo Rainbow Gathering, si leggeva questo messaggio che chiarisce bene il forte sentimento di pace e fratellanza che i membri desiderano diffondere:
“Noi, che siamo fratelli e sorelle, figli di Dio, famiglie della vita sulla terra, amici della natura e di tutti i popoli, figli dell’umanità e che ci chiamiamo Tribù della Famiglia dell’Arcobaleno, umilmente invitiamo:
tutte le razze, i popoli, le tribù, le comunità, gli uomini, le donne, i bambini, gli individui a unirsi a noi per ritrovarci insieme allo scopo di esprimere il nostro sincero desiderio che ci sia pace sulla terra e armonia fra tutti i popoli.
Per svolgere culti aperti, preghiere, canti e qualsiasi cosa si voglia e si desideri. Perché vi sia un silenzio meditativo, contemplativo, in cui noi, il popolo del mondo invitato, possiamo avere considerazione e rendere onore e rispetto a chiunque e a qualsiasi cosa sia stato d’aiuto per l’evoluzione positiva dell’umanità e della natura qui, sul nostro amatissimo e splendido mondo”.

Una comunità basata su uguaglianza, rispetto e amore per la vita

Durante i gathering si forma una vera e propria comunità temporanea priva di leader, in cui ognuno offre agli altri ciò che desidera condividere.
Ovviamente vigono anche alcune regole importanti, volte a tenere forte l’ideale alla base del movimento e soprattutto a garantire il massimo rispetto della natura e dei partecipanti.
HIPPIE TRAIL, IL LEGGENDARIO PERCORSO DEGLI HIPPIE PER SCOPRIRE L’ORIENTE
È infatti vietato introdurre alcooldroghearmifarmaci (eccetto i salvavita).
Ma non solo: considerando che lo scopo è ritrovare il contatto con se stessi, la natura e gli altri, non sono ammessi nemmeno gli apparecchi metallici, compresi orologi e cellulari.
Fanno parte della «Famiglia Arcobaleno» anche medici e infermieri, ma l’approccio è quasi esclusivamente olistico: il raduno è considerato curativo di per sé, perché si ritiene che sia la natura a regalare il miglior benessere psico-fisico possibile.

L’importanza della condivisione

Due volte al giorno i bambini passano tra i partecipanti reggendo il cosiddetto «cappello magico» per raccogliere le offerte necessarie ad acquistare gli alimenti per i pasti in comunione.
Questa è l’unica circostanza in cui si accetta denaro, a meno che i partecipanti non decidano di donare direttamente del cibo.
Ciò che conta è che ognuno porti un personale contributo alla comunità: c’è chi prepara la legna, chi i pranzi, chi regala massaggi o corsi di yoga, botanica, meditazione e persino chi elargisce abbracci.
La musica viene suonata unicamente dal vivo e la lingua usata è l’inglese, oltre al sorriso.

Un fenomeno globale

Anche in Italia questo fenomeno sta prendendo piede.
Il primo gathering è avvenuto nel 2002 mentre nel luglio del 2017 se ne è tenuto un secondo in Friuli Venezia Giulia, a Tramonti di Sopra, nel Pordenonese.
È terminato il 21 agosto 2017 e ha visto la partecipazione di più di 3000 persone di tutte le età, compresi numerosi bambini, anziani e famiglie, tutte con zaino in spalla, tende e un forte sentimento di amore verso la natura e il genere umano.
TAYLOR CAMP: IL SOGNO INFRANTO DI UN VILLAGGIO HIPPIE IMMERSO NEL VERDE DELLE HAWAII
Il raduno è stato ben accolto e sostenuto anche dagli abitanti del luogo e dalle organizzazioni comunali, che hanno dichiarato gli appartenenti alla Rainbow Light Family delle persone tranquille e pacifiche che credono ancora nella fratellanza.
La radura di Tramonti di Sopra era raggiungibile in quattro ore di camminata in salita e all’arrivo tutti venivano accolti da un grande cartello che riassume in poche parole lo spirito di questa comunità:
Benvenuto: chiunque tu sia, questa è casa tua!

Dimenticata dai grandi statisti, dai libri di storia, perchè le persone di cuore fanno veramente paura a chi il cuore non lo sa o non lo vuole ASCOLTARE! il caso di Irena Sendler nel 2005 Irena Sendler, da nubile Irena Krzyżanowska che non ricevette il nobel per la oace ma salvo 3 mila bambini dai lager nazisti polacchi

di cosa stiamo parlando :

Come  ho  già detto  nei post  precedenti  (   trovate  gli url  all'inizio del post  ) specialmente  il primo  non riesco   forse perché  sono troppo  emotivo o poco originale  a trovare    parole  diverse  ed  originali    dalla  solita  retorica  celebrativa  \  istituzionale   e  di circostanza  come  la  giornata   del  27  gennaio   , in soma  a tirare  fuori le mie   emozioni   sui determinati fatti  Ecco    che  ,  ed qui rispondo alle Faq  per  chi trova il blog  sull'omonima pagina    o  sul mio account   oppure  sparso in vari  gruppi  , pagine     ,  di  facebook  ed  altri social  ( googleplus   \  G+  ,  twitter  ,  ecc  )  , cosa   intendo   con il tag  \  etichetta  ciclo dei vinti  ,  a  salvarmi   c'è    questa  catena  (  una  delle poche  utili  , vedere   il film  lettere  da Berlino  )    che  riporto in parte  sotto oppure  qui integralmente   presa  dal sito https://www.slideshare.net/




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L'anno scorso Irena  fu proposta per ricevere il Premio Nóbel per la  pace...Ma non fu selezionataAlcuni di coloro che hanno ricevuto questo  premio sono, per esempio: I quaccheri americani e britannici, Henry a.Kissinger , Lech Walesa, Jimmy Carter, Al Gore,Barack Obama, Il dissidente cinese, Liu Xiaobo,tra gli altri… Senza commenti Grande messaggio,

specialmente nella vignetta che segue.


Sono passati più  di 60 anni daquando è finita la   2ª Guerra  Mondiale in     Europa.


Questo e-mail si sta diffondendo come una catena    commemorativa, in memoria dei 6 milioni di ebrei, 20 milioni di russi,...

Ora, più che mai, con alcuni che proclamano che              lolocausto è un mito,           è imperativo assicurarsi che ...



Non permettiamo che si dimentichi mai!Per favore, leggete attentamente la vignetta,è impressionante.Poi leggete i commenti finali.Sto portando il mio piccolo contributo inoltrando questo messaggio.pero che vogliate fare lo stesso.Unisciti a noi e sii un anello di questa catena commemorativa aiutandoci a distribuirlo in tutto il mondo.Per favore, invia questo e‐mail alle persone che conosci e chiedi loro che continuino la catena


Irena Sendler

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Irena Sendler nel 2005
Irena Sendler, da nubile Irena Krzyżanowska (Varsavia15 febbraio 1910 – Varsavia12 maggio 2008), è stata un'infermiera e assistente sociale polacca, che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata durante la Seconda guerra mondiale. Divenne famosa per avere salvato, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo falsi documenti e trovando rifugi in case al di fuori del ghetto.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]


Irena Sendler all'età di 32 anni
Irena Sendler nacque nella periferia operaia di Varsavia, in una famiglia cattolica[1] polacca di orientamento politico socialista. Il padre, Stanisław Krzyżanowsky, era medico;[2] egli morì di tifo nel febbraio 1917, avendo contratto la malattia mentre assisteva ammalati che altri suoi colleghi si erano rifiutati di curare. Molti di questi ammalati erano ebrei: dopo la sua morte, i responsabili della comunità ebraica di Varsavia si offrirono di pagare gli studi di Irena come segno di riconoscenza. Di confessione cattolica, la ragazza sperimentò fin dall'adolescenza una profonda vicinanza ed empatia con il mondo ebraico. All'università, per esempio, si oppose alla ghettizzazione degli studenti ebrei, e come conseguenza venne sospesa dall'Università di Varsavia per tre anni.
Terminati gli studi, cominciò a lavorare come assistente sociale nelle città di Otwock e Tarczyn.

Durante la Seconda Guerra Mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Trasferitasi a Varsavia, già da quando i nazisti occuparono la Polonia (1939) cominciò a lavorare per salvare gli Ebrei dalla persecuzione: con altri collaboratori, riuscì a procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare famiglie ebraiche.

Manifesto nazista in tedesco e polacco, che minacciava di morte i polacchi che avessero aiutato gli ebrei
Nel 1942 entrò nella resistenza polacca, che al suo interno presentava forti contrasti fra la componente nazionalista e cattolica e la componente minoritaria comunista,[3] contrasti che a volte si ripercuotevano anche nelle fasi decisionali. Il movimento clandestino, in prevalenza cattolico, di cui faceva parte la Sendler, la Żegota,[4] incaricò la donna delle operazioni di salvataggio dei bambini ebrei del ghetto.
Come dipendente dei servizi sociali della municipalità, la Sendler ottenne un permesso speciale per entrare nel ghetto alla ricerca di eventuali sintomi di tifo (i tedeschi temevano che una epidemia di tifo avrebbe potuto spargersi anche al di fuori del ghetto stesso). Durante queste visite, la donna portava sui vestiti una Stella di Davide come segno di solidarietà con il popolo ebraico, come pure per non richiamare l'attenzione su di sé.
Irena, il cui nome di battaglia era "Jolanta", insieme ad altri membri della Resistenza, organizzò così la fuga dei bambini dal ghetto. I bambini più piccoli vennero portati fuori dal Ghetto dentro ambulanze o altri veicoli.
In altre circostanze, la donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche e fognature: entrata nel ghetto con un furgone, riuscì a portare fuori alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o alcuni bambini più grandi chiusi in un sacco di juta. Nel retro del furgone, alcune volte aveva tenuto anche un cane addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano, coprendo così il pianto dei bambini.
Fuori dal ghetto, la Sendler forniva ai bambini dei falsi documenti con nomi cristiani, e li portava nella campagna, dove li affidava a famiglie cristiane, oppure in alcuni conventi cattolici come quello delle Piccole Ancelle dell'Immacolata a Turkowice e Chotomów. Altri bambini vennero affidati direttamente a preti cattolici che li nascondevano nelle case canoniche. Come lei stessa ricordava
«Ho mandato la maggior parte dei bambini in strutture religiose. Sapevo di poter contare sulle religiose.»
(Irena Sendler nell'articolo: "È morta Irena Sendler: salvò la vita a 2.500 bambini ebrei" su Zenit del 13 maggio 2008[5])

Bambini ebrei nel ghetto di Varsavia
Irena Sendler annotò i veri nomi dei bambini accanto a quelli falsi e seppellì gli elenchi dentro bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori.
«Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai.»
(Irena Sendler, in una conversazione con Marek Halter a proposito del suo impegno nella Resistenza polacca[6])
Nell'ottobre 1943 la Sendler venne arrestata dalla Gestapo: fu sottoposta a pesanti torture (le vennero fratturate le gambe, tanto che rimase inferma a vita), ma non rivelò il proprio segreto. Condannata a morte, venne salvata dalla rete della resistenza polacca attraverso l'organizzazione clandestina Żegota, che riuscì a corrompere con denaro i soldati tedeschi che avrebbero dovuto condurla all'esecuzione. Il suo nome venne così registrato insieme con quello dei giustiziati, e per i mesi rimanenti della guerra visse nell'anonimato, continuando però a organizzare i tentativi di salvataggio di bambini ebrei.
Terminata la guerra e l'occupazione tedesca, i nomi dei bambini vennero consegnati ad un comitato ebraico, che riuscì a rintracciare circa 2.000 bambini, anche se gran parte delle loro famiglie erano state sterminate a Treblinka e negli altri lager.

Gli anni successivi al conflitto[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la guerra, subì alcune minacce anche dal regime comunista per i suoi contatti con il Governo in esilio della Polonia e l'Armia Krajowa. Dal 1948 al 1968 la Sendler è stata iscritta al Partito Comunista polacco che abbandonò in seguito alle campagne antiebraiche condotte dallo stesso nel marzo del 1968.

La memoria storica dell'opera di Irena Sendler[modifica | modifica wikitesto]


La Sendler con alcune persone da lei salvate quando erano bambini (Varsavia, 2005)
Nel 1965, Irena Sendler venne riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme come una dei Giusti tra le nazioni. Soltanto in quell'occasione il governo comunista le diede il permesso di viaggiare all'estero, per ricevere il riconoscimento in Israele.
La storia della vita della Sendler è stata riscoperta nel 1999 da alcuni studenti di una scuola superiore del Kansas (cfr. il progetto Life in a jar), che hanno lanciato un progetto per fare conoscere la sua vita e il suo operato a livello internazionale.
Nel 2003papa Giovanni Paolo II le inviò una lettera personale lodandola per i suoi sforzi durante la guerra. Il 10 ottobre 2003 essa ricevette la più alta decorazione civile della Polonia, l'Ordine dell'Aquila Bianca, e il premio Jan Karski "Per il coraggio e il cuore", assegnatole dal Centro Americano di Cultura Polacca a Washington D.C.[7]

Scultura in una scuola di Amburgointitolata ad Irena Sendler (2006)
Nel 2007 l'allora Presidente della Repubblica di Polonia Lech Kaczyński, avanzò la proposta al Senato del suo Paese perché fosse proclamata eroe nazionale. Il Senato votò a favore, all'unanimità. Invitata all'atto di omaggio del Senato il 14 maggio dello stesso anno, all'età ormai di 97 anni non fu in grado di lasciare la casa di riposo in cui risiedeva, ma mandò una sua dichiarazione per mezzo di Elżbieta Ficowska, che aveva salvata da bambina.
«Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria»
(Lettera al Parlamento polacco)
Il nome di Irena Sendler venne anche raccomandato dal governo polacco per il premio Nobel per la pace, con l'appoggio ufficiale dello Stato di Israele espresso dal suo primo ministro Ehud Olmert (anche se queste nomine dovrebbero essere mantenute segrete). Alla fine tuttavia, il premio venne assegnato a Al Gore.


11.1.19

Cairo.un imam ha sventato strage di cristiani alla vigilia del natale copto . alla faccia di quelli che come salvini e compay dicono che sono de barbari sanguinari


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Il Cairo  “Dobbiamo restare vicini, prenderci cura l’uno dell’altro. Quanti vogliono colpire i luoghi di culto, non hanno religione. Non sono musulmani, né cristiani”. È quanto ha affermato l’imam egiziano Saad Askar (nella foto), che nei giorni scorsi ha scongiurato con il proprio intervento un attentato contro una chiesa nel sobborgo orientale del Cairo. L’allarme lanciato dal leader musulmano ha portato all’intervento di una squadra di artificieri, che ha disinnescato due dei tre ordigni. L’ultimo è esploso, uccidendo sul colpo uno dei poliziotti.
La vicenda risale alla sera del 5 gennaio, alla viglia dei festeggiamenti per il Natale copto-ortodosso. Nel mirino la chiesa della Vergine Maria a Ezbat al-Haganah, Nasr City, sobborgo orientale della capitale egiziana. Un dipendente della vicina moschea Diaa al-Haq, il 63enne Gouda Shaaban Khalifa e l’imam Askar hanno notato movimenti sospetti, in particolare un uomo (clicca qui per il filmato) che si muoveva con in mano un pacco sospetto.
A preoccupare il guardiano e l’imam, il fatto che l’uomo - secondo la testimonianza di due studenti di al-Azhar - sarebbe scappato via di corsa dall’area dopo aver lasciato nei pressi dell’edificio il pacco sospetto. L’intervento della polizia ha poi chiarito che si trattava di una valigia di medie dimensioni contenente, al suo interno, tre ordigni esplosivi. Il capitano della polizia Mustafa Ebeid, funzionario della Direzione della sicurezza del Cairo, ne ha disinnescati due prima che il terzo esplodesse uccidendolo sul colpo.
Fonti locali riferiscono che l’obiettivo dell’attacco erano i cristiani copti, pronti a celebrare il Natale. Lo sceicco Saad Askar, imam della moschea che si trova dal lato opposto della chiesa, ha avvertito i fedeli invitandoli a lasciare il luogo di culto. Un video, diventato virale sui social, mostra lo sceicco che grida attraverso un microfono: “Chiunque si trovi nella chiesa, per favore esca rapidamente”.
L’imam racconta di essersi recato lui stesso nell’area e di aver visto la borsa vicino all’ingresso della chiesa. Le forze di sicurezza, prosegue, “sono intervenute immediatamente” e hanno “creato un cordone di sicurezza”. Disinnescato gli ordigni, gli agenti hanno “pattugliato la zona alla ricerca di altri esplosivi”.
In una nazione di quasi 95 milioni di persone a larga maggioranza musulmana, i cristiani [soprattutto copti ortodossi] sono una minoranza consistente, pari al 10% circa del totale della popolazione. Fra il 2016 e il 2017 il Paese dei faraoni ha registrato una serie di attentati sanguinosi, che hanno coinvolto la stessa comunità cristiana.
In vista delle feste, le autorità avevano innalzato il livello di allerta e rafforzato la sicurezza nei pressi dei luoghi di culto. Tra gli obiettivi sensibili vi sono proprio le chiese e gli edifici cristiani, visti come “anello debole” della catena e target “facile” e “accessibile” per i fondamentalisti. Un obiettivo che, secondo gli esperti, garantisce “ampia visibilità” sul piano internazionale.

AsiaNews 9/1/2019

da antisonista io sto con la comunità ebraica di roma . la magli ha scritto una stronzata

La  Maria  G Maglie  ha  scritto   <<  Un intervento che ha immediatamente innescato una pioggia di commenti negativi a partire da quello da Dario Ballini D'Amato che parla di "nazismo conclamato". Lui, Riccardo Romano e tanti altri hanno sottolineato in particolare come "per la Maglie gli ebrei italiani non sono italiani e non possono esprimere opinioni pubbliche sulla politica italiana". >> 
per   il post  integrale    ( almeno  finché nn lo rimuove    )  lo  trova   qui   sulla  sua  bacheca  di Facebook 
Il commento  sullanostra  appendice  di facebook  ,mi  ha   tolto le parole di bocca  , Samantha Trezzi Quando l'ignoranza fa mettere nello stesso calderone ebraismo, sionismo e cittadinanza israeliana si fanno solo figuracce ed è meglio tacere. Questa invece ha parlato due volte. Complimenti
Ora -- sempre secondo questo articolo del www.ilmessaggero.it/ -- <>Ecco che scrivere o forse meglio rimuovendo sia questo e l'altro post d'arrampicata sugli specchi





semplicemente “scusate ho scritto una caxxata” risulta così difficile? e soprattutto quando si è pestato una merda. E la s'è pestata per ignoranza... bisogna lasciare perdere perdere, non rimestare ! tanto nel giro di qualche giorno se una polemica non alimentata da parlare e controbattere si estingue da sola esempio degli ultimi minuti di questo classico film  di Alberto sordi


Invece  no  ,  evidentemente  fa  figo   essere     specie  se  lo  si   è   per  opportunismo      cioè  come  i  farisei   come  direbbero molti  cattolici   , ha  preferito     prendere  alla lettera  la  richiesta  di    Riccardo Pacifici, ex presidente della Comunità ebraica romana: 



"E' un post di inaudita gravità quello di Maria Giovanna Maglie con commenti penosamente a suo favore di sedicenti ebrei. E io vado controcorrente. In primis con alcuni sedicenti ebrei che hanno scritto in questo blog. Non entro nel merito della dichiarazione della presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, che a chi non è noto è legittimamente eletta con regolari elezioni. Oltretutto molto serrate e tacciata dai suoi “avversari politici “ essere una ebrea di “destra”. La gravità delle esternazioni di Maria Giovanna Maglie è ritenere che la presidente della Comunità possa essere negato il diritto , in quanto rappresentante della Comunità Ebraica , di esprimere una opinione. Qualunque essa sia . Perché è ritenuta una “ingerenza” agli affari interni dell’Italia. Ci sono ebrei a quanto pare che si sono già venduti . Ho pena per loro. Ma l’ultima volta che un personaggio pubblico si è espresso in questi termini, ha poi deciso di risolvere il “problema ebraico” con la  “soluzione finale”! Cara Maria Giovanna Maglie . In questo Paese. Il MIO Paese, gli ebrei non sono ospiti. Questo Paese compresi i Moti Risorgimentali, L’Unità d’Italia, la prima Guerra Mondiale nonché la Resistenza e poi la stesura della Costituzione, è stato fatto da Ebrei. Noi ebrei romani siamo qui a Roma probabilmente da molto più tempo in cui ci vivono i Suoi a antenati. Sentirmi un ospite ed avere un permesso per esprimere una opinione , è un precedente gravissimo. Ed io NON glielo permetterò. Qui non è in ballo la condivisibilità delle opinioni espresse dalla nostra presidente , che verosimilmente possono avere frange di reazionari che non la condividono ma a cui portiamo ovviamente rispetto . Vi è in ballo il sacrosanto diritto di esprimere una opinione. Su cui legittimamente la Maglie può non essere concorde . Può dissentire ed esprimere le sue preoccupazioni.
Mi aspetto, visto la sua intelligenza, le scuse immediate. Altrimenti la invito a non premettere di essere amica d’Israele. Sarebbe ridicolo ed offensivo nostra intelligenza".


peggiorando la situazione ed qui concordo con il commento ( vedere righe precedenti ) di Samantha  


Concludo      facendo    mia  la   richiesta  ,  se  mai La  signora  Maglie  leggera   sia  i  commenti  al  suo Facebook    sia questo umile  blog  ,  di Federica Claudia Dodero Forse che, Signora Maglie ,le comunità italiane che siano religiose, sociali, sportive, non possono esprimere una loro opinione in veste ufficiale ?....quale Legge lo vieta ?...ce lo dica...siamo ansiosi...








10.1.19

Bimbi adescati con i videogame. Giusto affidare a piccoli di 10 anni cellulari con connessione internet? io dico NO e voi ?


TERMOMETRO Oggi alle 17:26, aggiornato oggi alle 17:44

Bimbi adescati con i videogame. Giusto affidare a piccoli di 10 anni cellulari con connessione internet?

(Ansa)


Un 28enne cagliaritano è stato arrestato dalla Polizia per aver adescato bimbi di 10 anni con i videogame. Le indagini sono partite dopo la denuncia di due mamme, che si sono accorte che i loro bambini intrattenevano "strane" conversazioni con un adulto prima attraverso la chat di una consolle, poi tramite Whatsapp. Giusto affidare il cellulare a piccoli di quell'età?