sentendo via radio zombi di diego cugia del 16\3\2006 ho sentito questa favola ( Giacomo di cristallo ) di gianni rodari
e mi sono ritornati alle maenti i ricordoi di quando ero bambino che i miei mi raccontavano favole lle sue favole e i suoi racconti , devo avere ancora conservati alcuni suoi libri . Inoltre mi venuto in mente una caratteristica , che non riesco nè a far morire nè ad equilibrare del mio cartattere . Infatti , lo so che è sbagliato per uno che cerca se stesso , mio sono identificato con essa in quanto nonostante dica le bugie mi sgamano sempre , e cosi pure per la verità che dico sempre in faccia infatti in miei mi dicono : << non sempre si può dire quello che si pensa >> . Volete un esempio ? Bene eccovelo . In terza superiore \ quarta superiore feci uno scherzo un po' pesante , chiusi a chiave con una classe un cane di professoressa ( chimica se non ricordo amle ) al terzo piano dell'edificio per quasi due ore . Nonostante la classe che avevo coinvolto , quelli della mia classe mi difesero lei scopri guardandomi in volto che ero stato io . la favola in questione è questa
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Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l'aria e l'acqua. Era di carne e d'ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.Un'altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca.Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi.La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri.Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.
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di Gianni Rodari da "Il gatto viaggiatore"
1 commento:
grazie di avermi fatto ricordare una favola che mi era piaciuta molto quando l'avevo letta da piccola :-)
solo che poi sono diventata grande, e il povero giacomo ha iniziato a farmi pena, perche' non puo' avere mai un momento di privacy :-))
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