Continuo a chiedermi quale analfabetismo, di ritorno o meno, quale ignoranza stratosferica, quale menefreghismo imperante può ancora una volta crearmi questo mio personale disgusto davanti a tanto qualunquismo di questa italietta che più che fanalino di cosa dell’Europa mi pare la marmitta rasente asfalto delle vecchie cinquecento del boom economico: del resto stiamo ancora rimpiangendo quei bei tempi, quando ancora il clientelismo democristiano ci allisciava con i suoi propositi di progresso e di sviluppo. Pierpaolo Pasolini l’aveva vista lunga, non a caso lo fecero fuori prima che il suo pensiero, di grande intellettuale quale era, si dispiegasse in tutta la sua forza vitale e distruttiva. Mi chiedo quale mente obnubilata possa ancora dire di essere indeciso. Indeciso? Ma come si fa a non aver ancora scelto da che parte stare? Forse sarà ancora il mio spirito inquieto che parla, l’ombra del mio Antonio Gramsci che mi salva dalla luce accecante dei lustrini televisivi e che mi dice sempre, sempre, sempre parteggiare, scegliere sempre da che parte stare. Ma è più forte di me, come si fa ad essere indecisi? Dopo cinque anni di censure, leggi ad personam, livellamento culturale del peggiore populismo che mai potesse apparire sulla faccia d’occidente, menzogne sparate a freddo come armi di deformazione e disinformazione di massa con la dicitura seguente “ma noi almeno ve lo diciamo chiaramente che sono tutte balle!”; un’economia allo sfascio che dalla stagnazione più nera ci sta portando al collasso democratico, colpendo le nostre sensibilità progressiste a colpi di machete, nascondendo il reale stato di cose, fatto di mafia e di illegalità diffusa. E poi stanno ancora a chiedersi per chi votare. Non è che io difenda a spada tratta questo centro sinistra, accozzaglia eterogenea di ideologie più o meno sorpassate, di passi indietro e moderatismo di circostanza, ma porca miseria dall’altra parte c’è Berlusconi!? Cioè c’è un uomo che sta evitando in ogni modo il realizzarsi di quello che è già sentenza, che sta facendo il suoi più porci interessi, che ha ridotto la politica internazionale ad una barzelletta, non ultimo lo scivolone con la Cina che ha per lo meno del patetico. Adesso tutti a dar contro al fantasma comunista, a destra e sinistra, perché fa sempre comodo. È talmente fuori di senno che dipinge continuamente il paradiso terrestre fatto Paese Italia, con tanto di occupazione alle stelle grazie al precariato della Legge Biagi, pardon, alla flessibilità. E la gran fesseria delle tasse? Ma la gente si rende conto che a noi comuni mortali, magari lavoratori dipendenti, delle tasse non ce ne frega nulla? Il fisco italiano è una burla immonda, la tassazione diretta è al minimo storico per i ceti più abbienti, e i lavoratori dipendenti portano il peso della maggior parte degli introiti fiscali dello Stato. E pensare che io sono tanto affascinata dalle democrazie scandinave dove i servizi funzionano, dalla culla alla bara, come si dice, l’istruzione è gratuita, la sanità è gratuita, solo che hanno un sistema fiscale coi fiocchi, i finanziamenti alla ricerca scientifica sono il motore propulsivo della loro economia e noi ancora chiederci se è il caso di abbassare le tasse. Ma per chi? Per i suoi amici da scalata? Per difendere la rendita, gradino più basso dell’economia capitalista? Qui non si tratta mica di comunismo o non comunismo, qui si tratta di salvare un paese dallo sfascio totale, dalla guerra civile, dai saccheggi, altro che espropri proletari, fra un po’ la classe media sarà agli angoli delle strade a chiedere l’elemosina: e il nostro sistema si regge sul benessere della classe media. Vi da fastidio la parola classe? Chiamatela ceto, chiamatela come vi pare, ma non si può essere indecisi, mi schifo di un atteggiamento di questo tipo. Io non voto contro la destra, per me questa non è destra, questo è un qualcosa di indefinito nato dal vuoto politico post prima repubblica, se mai siamo passati alla seconda ( io dissento anche in questo caso), questo è un magma di inquisiti che si salvano il sedere a colpi di maggioranza esasperando la funzione del decreto legge. Ma andiamo, anche voi di destra, non volete farmi credere che questo governo ha soddisfatto i vostri palati conservatori, le vostre teorie neoliberiste filo americane? Insomma, chiudendo, che senso ha la vostra vita civile se no avete ancora deciso per chi votare alle soglie delle prossime elezioni politiche? Che senso ha la vostra esistenza se mandate al macero il futuro delle prossime generazioni condannandole alla miseria materiale e culturale? Vi chiedo allora di farla finita, se non ce la fate almeno abbiate il coraggio di castrarvi, non potrete certo guardare i vostri figli negli occhi.
Stefania Calledda
1 commento:
parole vere e sagge, ma che si scontrano con la realtà di una massa stolida e refrattaria che non ascolta forse nemmeno i propri leader diversi dal grande capo. E che in questo caso al massimo capisce le parole d'ordine o che in qualche modo giustificano il loro sentire. Sentire che in una fase recessiva, non tanto economicamente quanto culturalmente nella sua accezione più larga, è sempre più ristretta al proprio minuscolo particolare immediato. Anni di media e di miti fasulli hanno disabituato anche solo all'idea che qualcuno potesse pensare diverso. Per questo sostengo con molta tranquillità che, se mai dovesse essere riconfermata la dirigenza esistente non rimangono che pochissime alternative e non tutte formalmente democratiche, anche se a mio parere necessarie.
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