dalla nuova sardegna del 16\03\2006 pagina culturali di paolo Merlini << i Muri d'orgosolo che parlano
Francesco Del Casino, protagonista con oltre 150 dipinti di una stagione culturale che ha trasformato il paese |
Siena lo chiamano il Cencio. E’ il Drappellone, questo il suo nome per chi in piazza del Campo ci va solo il 2 luglio e il 16 agosto, che prima del Palio viene mostrato in municipio e resta lì, per sei giorni, esposto al giudizio spesso impietoso dei toscani più toscani del mondo, i senesi. Come il protagonista di questa storia, Francesco Del Casino, il pittore dei murales di Orgosolo. Saranno fischi o applausi a decretarne il gradimento, ma tanto indietro non si torna: alla fine della corsa, andrà insieme con tutti gli onori alla contrada vincitrice. Spesso a brandelli, tanta è la foga dei trionfatori nel brandirlo correndo per la piazza. E’ un simbolo stesso del Palio, e la sua realizzazione viene affidata ogni volta a un artista diverso. Uno per il Palio di luglio, uno per quello di agosto. Così, nella storia delle edizioni troviamo nomi prestigiosi come Renato Guttuso, Gianni Dova, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Mimmo Paladino, Emilio Tadini, Luigi Ontani, Emanuele Luzzati, Jim Dine, Fernando Botero per citare solo i più noti. Se dunque è un onore, per un artista qualsiasi, ricevere questo incarico, figuriamoci per un artista senese. Anche se magari si maledirà in eterno per aver dipinto con tanto amore il Cencio finito alla contrada avversaria. Perché a Siena, non c’è santo, come direbbero loro, ma l’imparzialità sul Palio non esiste. A Francesco Del Casino quest’onore è toccato nel 2003, per il Palio del 2 luglio. «Beh, certo è stato molto gratificante. E per un senese in modo particolare. Io sono dell’Oca ma non è che sono molto appassionato di Palio», dice con raro understatement nel suo toscano stretto. Poi si corregge: «Anche se, logicamente, quando perde l’Oca ci sto male. Quest’anno ha vinto la Torre, sono stato abbastanza male, ma d’altra parte erano 45 anni che non vinceva, sicché... Il mio Cencio quell’anno lo prese la Selva, che è sempre meglio della Torre...».
Comunque sia, con l’Oca o senza, Francesco Del Casino, pittore e ceramista, da quell’anno è entrato a far parte della storia di Siena, dopo aver segnato in modo indelebile (o quasi, è il caso dire, perché non esiste dipinto che non abbia bisogno di restauro) quella recente di Orgosolo. Perché questo signore, classe 1945, che ancora sorride e si entusiasma come un ragazzo, è stato protagonista, proprio in Barbagia, di una stagione culturale che è ormai intessuta con il presente dell’ex paese del malessere per eccellenza: il muralismo. E’ sua infatti una larghissima parte delle centinaia di pitture che affrescano le facciate delle case di Orgosolo e che richiamano migliaia di visitatori (il paese vanta settanta-ottantamila presenze turistiche all’anno).
Ma come c’è arrivato a Orgosolo Francesco Del Casino? «Davvero per caso», dice l’artista dalla sua casa a Siena, dov’è tornato a vivere assieme alla moglie e al figlio da una ventina d’anni. «Era il 1965, mi ero diplomato da un anno all’istituto d’arte di Firenze, avevo passato l’esame di abilitazione ed ero in cerca di lavoro. Dalle mie parti non c’era un posto libero, iniziavo a disperarmi quando venni a sapere, insieme con un amico compagno di studi, che in provincia di Nuoro le cattedre per gli insegnanti di materie artistiche erano vacanti. Lo sapemmo un giorno prima della scadenza delle domande. Certo, la scelta non era facile: la Sardegna allora era un mondo lontanissimo, quasi un mondo a parte, soprattutto l’interno. Dovevo decidere in fretta, indicando due o tre località. E al mio amico dissi: boh, io vo’ a Orgosolo». Non c’era mai stato, Francesco, in Barbagia, ma aveva visto come tanti suoi coetanei il film di Vittorio De Seta, «Banditi a Orgosolo» appunto, un’opera ancora oggi insuperata per la forza delle immagini e della storia. Un’opera con una forte connotazione politica, in quei tempi di governo democristiano. E Francesco, negli anni che precedettero la contestazione studentesca, era un giovane impegnato politicamente, area marxista-leninista. E l’amico dove finì? «Andò a Macomer, perché gli piaceva il nome. Poi gli è piaciuta anche la città, infatti ci rimase».
«L’inizio non fu proprio facile, anche per via della lingua. Allora tutti, anche molti ragazzi a scuola, parlavano in sardo. Ma non ci volle molto per ambientarmi. Devo dire che in questo mi aiutò la scelta di abitare a Orgosolo e non, chessò, a Nuoro, come facevano molti colleghi». Si trovò di fronte una comunità chiusa? «Quello era il luogo comune più diffuso su Orgosolo, che in effetti allora era un paese diciamo così un po’ difficile. C’era una certa diffidenza verso s’istranzu, verso chi veniva da fuori. Ma era giustificata dal fatto che, pur essendo frequenti le visite di studiosi o turisti interessati al lato politico e antropologico del paese, erano talmente pochi coloro che vi si stabilivano». E i ragazzi? «Trovai degli studenti curiosi, molto ricettivi. C’erano molte meno distrazioni di oggi. E non dimentichi - dice Francesco - che era la mia prima esperienza di insegnamento, sicché fu una scoperta per entrambi. Col tempo cominciai anche a capire il sardo».
L’esperienza del muralismo, per Francesco e dunque anche per Orgosolo, arriva dieci anni dopo, nel 1975. «In realtà il primo murale fu realizzato nel 1969 - dice l’artista - da Dioniso, un gruppo di compagni, in gran parte anarchici, arrivati da Milano che facevano teatro di strada. Non credo neppure che fosse il primo realizzato in Sardegna, perché a San Sperate avevano iniziato prima».
Erano anni di impegno, e Francesco strinse contatti con il circolo culturale di Orgosolo, lo stesso che ebbe un ruolo di primo piano nel No al progetto Generalpiani per il Parco del Gennargentu e successivamente nella rivolta di Pratobello contro la creazione di un poligono militare. «In quel periodo non dipinsi, quasi me ne dimenticai, tanto era l’impegno politico», dice oggi Del Casino. In quegli anni conosce Francesca Davoli, insegnante anche lei, di Orgosolo, che nel 1972 è diventata sua moglie.
In realtà molti dei manifesti con i quali allora a Orgosolo si manifestava il dissenso portano la sua firma. Il primo murale ufficiale, dopo un paio d’affreschi in qualche bar, comunque arriva nel 1975. Fa seguito a un’esperienza didattica, multidisciplinare si direbbe oggi, sui valori della Resistenza. «Si avvicinava il trentennale del 25 Aprile, allora l’antifascismo era molto sentito, così decidemmo, io e alcuni insegnanti, di mettere insieme idee ed energie e coinvolgere i ragazzi in un progetto di ricerca che riguardasse la storia del Paese ma anche quella di Orgosolo». Si partì dai manifesti, ne vennero realizzati circa duecento, e uno di questi fu trasformato in un murale al quale Francesco lavorò con gli studenti della scuola media di Orgosolo.
Cominciò così quella stagione culturale che ha cambiato volto al centro della Barbagia. Da allora Del Casino ha realizzato almeno centocinquanta murales, la maggior parte di quelli ancora presenti in paese, anche se molti sono stati cancellati dal tempo. I temi cambiarono: dall’antifascismo si passò alle lotte dei pastori, all’opposizione al miraggio industriale, alla repressione dello Stato. Li univa, e li unisce, quel segno un po’ picassiano, comunque di derivazione cubista, che è tipico di Francesco Del Casino. Oggi lo ritroviamo nei suoi quadri o nelle splendide ceramiche, che sono l’ultima frontiera di questo artista straordinario per il quale l’arte è comunque, prima di tutto, impegno sociale. «Ho cominciato con la ceramica nei primi anni Novanta, quando sono andato in pensione dalla scuola e ho iniziato a lavorare, da volontario, in un laboratorio all’interno dell’ex manicomio di Siena. Lo faccio tutt’ora, dando una mano a una cooperativa che aiuta persone con disagi psichici o handicap. Io mi occupo appunto di attività artistiche. La scoperta della ceramica è nata così, per caso e per necessità».
A Siena, Francesco, la moglie e il figlio sono tornati nel 1985, ma la Sardegna è sempre nel cuore. Ci viene ogni estate, a salutare parenti e amici, e dà uno sguardo ai suoi murales. Succede che prenda il pennello in mano e metta rimedio all’usura del tempo, o che attualizzi il significato di un messaggio che dopo anni ha perso attualità ed efficacia. Dopo il suo trasferimento l’esperienza dei murales a Orgosolo si è praticamente interrotta, anche per molti altri, da Pasquale Buesca a Vincenzo Floris e Gianfranco Fistrale, che avevano lavorato con lui.
Non che non avesse più muri a disposizione, Francesco, che per uno spazio su cui dipingere ha sempre, diciamo così, un’attrazione fatale («dipingo su qualsiasi muro mi capiti a tiro»). Ma perché l’abito del muralista iniziava a stargli stretto: «Era diventata un po’ una camicia di forza», ammette. Ma lo rifarebbe? «Certo, perché c’è sempre qualcosa da dire. E l’arte serve soprattutto a questo».
Prossimo passo il restauro |
I progetti del Comune per il futuro dei murales |
Il problema non avrà la stessa portata del restauro della Cappella Sistina, ma se ne parla da qualche anno e intervenire è abbastanza urgente. I murales di Orgosolo, o almeno molti di essi, hanno necessità di un intervento che fermi il degrado degli anni e dell’esposizione alle intemperie. La maggior parte delle pitture lasciate dal Del Casino e compagni è ancora al suo posto, anche perché il pittore senese, quando d’estate torna a Orgosolo, prende pennello e colori e ritocca qua e là. «Ma finisce che ne faccio uno nuovo», dice lui. Il problema comunque se lo pone anche l’amministrazione comunale: non vuole che questo patrimonio, insieme con l’esperienza umana che rappresenta, vada perduto. «Da tempo è nostra intenzione metterci al lavoro - dice l’assessore alla Cultura, Luisa Muravera - Si tratta ora di stabilire il modo e il canale di finanziamento. Lo stesso Francesco Del Casino potrebbe essere coinvolto nel progetto, coordinando il lavoro di altri restauratori. Ma ciò che ci preme è che quella stagione di impegno culturale non vada perduta. Crediamo anzi che vada riproposta, stimolando l’avvio di una nuova che abbia gli stessi presupposti della precedente: l’impegno sociale, l’alto connotato civico che il muralismo ha avuto a Orgosolo. Non ci interessano rassegne estemporanee, ma creare un fermento che, come allora, coinvolga la popolazione su temi attuali. Penso alla Costituzione violata, alla guerra, al razzismo, alle nuove ingustizie sociali». (p.me.) |
per coloro volessero approfondire l'argomento ecco alcuni link e documenti
http://snipurl.com/nt8v con ottime foto e ottime news sui murales d'orgosolo
http://snipurl.com/nt8t storia del muralismo in sardegna con ottime foto ddei murales nele zone di cagliari
Il libro MURALISMO IN BARONIA di Nicoletta Congiu, artista diplomata nelle Belle Arti. (murales di Sardegna Nuoro) chi fosse interessato all'acquisto può farne richiesta a: metafisico46@hotmail.com Euro 22. (circa 200 pagine) con moltissimi documenti fotografici delle opere e gli artisti. Si può visionare il sito http://www.comune.irgoli.nu.it/ita/index.shtml
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