LE RAGAZZE FANNO GRANDI SOGNI
Le ragazze fanno grandi sogni
forse peccano di ingenuità
ma l’audacia le riscatta sempre
non le fa crollare mai
Le ragazze sono come fiori
profumati di fragilità
ma in amore sono come querce...
...e qui dall’altra parte....
E qui dall’altra parte siamo noi
incerti ed affannati siamo noi
violenti ed impacciati siamo noi
che, non ne veniamo
mai a capo, mai a capo....
Noi sicuri e controllati siamo noi
convinti ed indaffarati siamo noi
che, non ne veniamo mai a capo
mai a capo...
Forse questo no è tutto vero
sono angeli a metà
ma se gli angeli son fantasia
le ragazze invece sono qua
Le ragazze come le comete
quando brillano vuol dire che
hanno già deciso di tuffarsi
E qui dall’altra parte siamo noi
incerti ed affannati siamo noi
violenti ed impacciati siamo noi
che, non ne veniamo
mai a capo, mai a capo....
Noi sicuri e controllati siamo noi
convinti ed indaffarati siamo noi
che, non ne veniamo mai a capo
mai a capo...
Da quest'anno al posto degli inutili e ampolossi discorsi( che molto spesso trovano il tempo che trovano ) che troverete su tutti i media voglio fare gli auguri alla componente femminile del mio blog copn 1) un racconto di una folas ( favola in dialetto ) dell'anglona in una delle tante parti in cui si divide la provincia di sassari . Il testo è in Sassarese uno dei tanti dialetti dela provincia con sotto la traduzione in italiano
<<
SA BANDA DE GIUANNE FAIS
Fatto su contu de sa banda de Giuanne Fais chi fit annidada, naramus gai, era monte Sozu,s'adde de Oluitri e su riu de 'Ados de ìové: de su settigbentos, non m'ammento s'annu pretzisu, però in su settighentos.In cue vivìan comente sas fcehras, pìus che petta non mandigaìan; s'órdine de ìscuderìa fit: su cabubanda cheriat rispettaduj sos nìuddos chi nde 'ogaian dae sos ossos de sa petta, los deviali date tottu a su cabubanda.
Pro bona sorte isserò b'at capitadu unu ch'aiat curnbìnadu calchi guaiu in Tàttari e sa marna Pat cunsignadu a sa banda, Fat cunsignadu! B'andaiat sempre, si "vìsìtaian; una die, daghì Pan istruidu 'ene, Fan postu a coghìnare a issu e sos niuddos chi rtd'at bogadu si los at mandìgados issu, "ca su tattaresu prò natura est a mandigare e bah".
Arrìvit su cabubanda e l'at dimandadu! eee ...nachi.. Magnaddi miil'aggiu! in tattaresu, bì Fat nadu ,,e..Fat mordi! Che Fan remonidu inìe, rio est chi li daian degna sepoltura, no! Che Fant futriadu in unu puntu chi sì narat sa terra isfundada, in su casteddu chi b'est sutta 'e monte Sozu in cdssu canalone, A su pagu tempus b'est faìada sa marna; li gigjiiat cosa dae Tàttari, dae sa tzìttade e no at àpidu su fixu. — Ehh ... Nachi ... mortu est, unu bronco poknonale e est mortu .. ! Dutrores inoghe non che nd'at e gai! Però sa marna no si Pat buffada, non b'at créttidu... e pcrè est sighida sempre a los mantenne! a sa bona pfo SÌ vendicare. B'andaiat ogni tantu, no est chi leàìat su tramva o su trenu, fit tottu a pes, sun pius de barantachilómitros dae Tàttari a su Sassu de Tzaramonte, a s'adde de Oluitri.E in cussu s'est posta de accordu cun sa gìustiscìa a Tàttari. In Tàttari, prò ìscovare sa banda de Giuajme Fais,eh b'andaiat sempre prò non la dubitare, b'at gittu sempre cosa, los at trattados bene, però dae poi s'est posta de accordu e lis at postu su drommitóriu in su 'imi e cue, de accordii cun sa giustiscia, los an arrestados tottu.Cue est finida sa banda de Giuanne Fais; cun totta sa prepotèntzia e furbi'tzia ch'aian, una femìnedda ìos atelìminados tottu.
LA BANDA DI GIOVANNI FAIS
Vi racconto la storia della banda di Giovanni Pois, che era annidata, diciamo cosi, tra Monte Sozzu, la vallata di Gioito, e il fiume dì Bados de Lové. La storia avvenne nel millesettecento, non ricordo l'anno preciso.
In quel luogo i banditi vivevano come le belve, nutrendosi soltanto di carne; l'ordine di scuderia era il seguente: pieno aspetto per il capobanda, il midollo spinale che sì ricavava dallc ossa dell'animale arrostito era destinato esclusivamente al capo.
Un bei giorno, inviato dalla propria madre, arrivò un tizio che aveva combinato qualche guaio nella città di Sassari. Una volta consegnato il proprio figlio alla banda, la madre andava di tanto in tanto a visitarlo.
Il tizio era stato istruito ben bene sui regolamenti da osservare da parte dei componenti della banda e capitò un giorno che gli diedero l’incarico di cucinate la solita carne. La passione dei sassaresi per la buona tavola è cosa nota a tutti, per cui, questo ragazzo, tolto il midollo dalla carne cucinata, invece di lasciarlo a chi di dovere se lo mangiò lui con grande soddisfazione. Errore imperdonabile, in quanto arrivato il capo, gli chiese che fine avesse fatto il midollo e quegli rispose candidamente dì averlo mangialo lui. Il capo lo uccise sul momento e non è che diede l'ordine di' dargli degna sepoltura. Lo buttarono in un sito chiamato "la terra senza fondo", nel castro che c'è sotto il canalone dì monte Sozzu.
Dopo qualche giorno venne la madre In visita e non trovò più il figlio. "Eh!" le risposero "È morto in seguito a un attacco di broncopolmonite. Qui non c'erano medici per poterlo curare adeguatamente”.
Però la mamma non credette a quanto dettole! Comunque fece finta dì credere, mantenendo l’antica amicizia, covando nel suo cuore la vendetta. Continuava a frequentarli lo stesso, portando loro ogni ben di Dio, anche se ciò costava sacrifici enormi, in quanto non c'erano mezzi dì comunicazione e la distanza, tra Su Sassu di Chiaramonti e la città di Sassari, era piuttosto rilevante: circa quaranta chilometri.
Contemporaneamente, però, prese accordi coi Carabinieri del capoluogo e, durante una delle sue visite, versò del sonnifero nel vino che aveva portato ai banditi, di modo che per gli agenti fu uno scherzo arrestarli tutti.
Qui finisce la storia detta banda di Giovanni Fais. Con tutta la prepotenza, l’astuzia e la forza che avevano questi delinquenti incalliti, furono sconfitti da una donnetta piccola e debole.
>>
IL testo con relativa traduzione è tratto dall'album Folas de Anglona (CD – Associazione Iskeliu ISK-CD003, ITA 2005) --- ne trovate a sinistra la foto dela copertina -- dell'etnomusicologo Sandro Fresi e del gruppoo \ associazione Iskellu . Un disco molto bello infatti : << “E’ un invito ad un viaggio alla scoperta della civiltà agropastorale dell’Anglona attraverso la musica ed il racconto immaginifico; un percorso interiore, intrapreso con l’umiltà di chi cerca il suono delle voci di donne e uomini, delle corde e delle piccole benas, qualità di antica provenienza capaci di scuotere le nostre moderne sensibilità sempre più spesso frastornate da assordanti moltitudini di niente”.Sandro Fresi presenta così il suo ultimo lavoro “etnomusicologico”, profondamente radicato nelle terre di Sardegna, la sua regione, nell’entroterra sassarese ricco di nuraghi e siti preistorici. Da anni, d’altronde, va inseguendo con modestia e umiltà esemplari, un’idea “politica” di cultura sociale che è nel DNA delle musiche di tradizione, per quanto “geneticamente modificate” dalle sensibilità e dalle tecnologiche del contemporaneo.Qui, più che altrove, Fresi raccoglie sul campo le “folas” (racconti) di uomini e donne che hanno vissuto e intendono lasciare una testimonianza orale del loro passaggio, attraverso le storie di candelieri, mietitori, banditi, feste, usanze popolari. (....) >> qui il testo integrale con un intervista allo stesso fresi .
Anticipo qui tutti coloro , mi chiederanno della mia contraddizione e a chi maschio e donne mi dice : << che l'8 marzo è superato , che è una festa vuota , ecc >> che si da un lato non hanno tutti torti ( come non biasimarli ) perchè tale giorno , in particolare dagli anni '80 ( salvo una piccola " sacca di resistenza " che i falsi moralisti chiamano \ sdefiniscono illusi ) è diventato solo un giorno " lava coscienza " e un qualcosa di mercificato perdendo per strada quel significato originale . Infatti concordo con essi che la donna và " festeggiata " tutto l'anno e non solo in una data . Anche se da quella data bisogna ripartire perchè è ancora attuale . Infatti a confermare ciò riporto questo intervento : << Il fatto è che, sulla carta, le donne hanno conquistato parità di fronte alle leggi. Lo si dichiara in ogni occasione. E in effetti di parità si tratta, ma sulla carta. Nella vita quotidiana questa parità è spesso un sogno. Molte ingiustizie sono tornate sotto altre forme, più subdole e più nascoste» ( Dacia Maraini ) , Inoltre l'attualità di tale giornata è confermata da questa agghiacciante news dei giorni scorsi , e di ci gli unici giornali che ne hanno parlato con ampio risulto e non un semplice trafiletto sono repubblica e unità
<<
Stupro, nuova sentenza choc: pena più lieve per un reduce dall'Iraq
La violenza sessuale è meno grave se a compierla è un soldato statunitense appena tornato dall’Iraq. È quanto si può leggere nelle motivazioni della sentenza che spiega la condanna (del novembre scorso) per violenza sessuale a cinque anni e otto mesi (più 100 mila euro di risarcimento, invece dei 7 anni chiesti dal pm) di un parà statunitense di stanza alla caserma «Ederle» di Vicenza. Una condanna mitigata dal fatto che al parà in questione sono state concesse le attenuanti generiche a causa dell’«esperienza bellica ed extrabellica che lo ha logorato psicologicamente e spinto a dare minore importanza alla vita e alla incolumità altrui». I fatti. Secondo quanto ricostruito in aula durante il processo James Michal Brown, parà di 27 anni dell’Oregon, la notte del 22 febbraio del 2004 (due giorni dopo il suo rientro dall’Iraq), ubriaco, fa salire sulla sua auto una coetanea nigeriana. Quindi la picchia, la violenta e la lascia per strada nuda, ammanettata e in evidente stato di choc.Sono proprio le manette Smith&Wesson ( oltre che la descrizione fatta dalla ragazza ) a tradire il soldato. Infatti sono in dotazione dei 1900 militari americani della caserma Ederle, sede della Task force dell'Europa meridionale. Riconosciuto e arrestato il soldato, difeso dall'avvocato Antonio Marchesini, dopo 6 mesi di carcerazioni preventiva, racconta in aula di essere un paracadutista, di essere appena rientrato da una missione di 11 mesi in Iraq, di aver preso parte a molti scontri a fuoco e a corpo a corpo. E inoltre spiega che, tornato in Italia, Sono proprio le manette Smith&Wesson (oltre che la descrizione fatta dalla ragazza) a tradire il soldato. Infatti sono in dotazione dei 1900 militari americani della caserma Ederle, sede della Task force dell'Europa meridionale. Riconosciuto e arrestato il soldato, difeso dall'avvocato Antonio Marchesini, dopo 6 mesi di carcerazioni preventiva, racconta in aula di essere un paracadutista, di essere appena rientrato da una missione di 11 mesi in Iraq, di aver preso parte a molti scontri a fuoco e a corpo a corpo. E inoltre spiega che, tornato in Italia, è stato sottoposto a una terapia di recupero, durante la quale è vietato bere alcolici. Regola che ovviamente lui non ha seguito.
La condanna e le attenuanti Alla fine del dibattimento il soldato (che nel frattempo è stato espulso dall'esercito e spedito in carcere in Germania) viene condannato per violenza sessuale: cinque anni e otto mesi più 100 mila euro di risarcimento. IL pm ne aveva chiesti 7 ma il tribunale ha stabilito che: «vanno riconosciute le attenuanti generiche, perché appare verosimile che l'imputato, nella commissione dei reati, sia stato influenzato da atti di violenza cui ha assistito in Iraq e che nulla avevano a che fare con la necessaria violenza bellica».
Valutazioni soggettive Nonostante la sentenza abbia provocato polemiche e scalpore la procura della Repubblica di Vicenza non appare intenzionata a fare ricorso. Anche se le motivazioni della sentenza, secondo procuratore di Vicenza Ivano Nelson Salvarani, sono «non adeguate al contesto concreto» e «non rispondenti agli elementi di causa», sulla adeguatezza della pena la procura non ha nulla da eccepire: «Il pm - ricorda Salvarani - aveva chiesto mi pare sette anni. Non molto distante quindi dalla decisione dei giudici. Non credo che faremo ricorso perché la pena appare adeguata al fatto».
«Ci sono due fatti veri - dice infine Salvarani - il soldato era tornato da poco dall'Iraq ed era ubriaco». Tutto il resto, cioè l'accostamento ai possibili effetti della sua permanenza in Iraq, a quanto ha visto in quei luoghi sul piano della violenza, sembrano rientrare sul fronte della «valutazione soggettiva»..
>>
APPROFONDIMENTI
DISCOGRAFIA DI SANDRO FRESI
“Iskeliu” (CD – Accademia Gabriel APG CD 002, 1998)
“Speradifòli” (CD – autoproduzione ISK CD 001, 2001)
“Dulcincantu” (CD – Accademia Gabriel APG CD 003, 2001)
“Zivula” (CD – autoproduzione ISK CD 002, 2003)
“Folas de Anglona” (CD – autoproduzione ISK CD 003, 2005)
storia del 8 marzo
http://snipurl.com/nbhk
sul simbolo del 8 marzo
Nessun commento:
Posta un commento