Bari, la Marina espone le sue armi in Ateneo e gli studenti insorgono: "E' un luogo di pace"

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Polemica all'Università per la presenza di miltari armati in occasione della firma dell'accordo di collaborazione con la Marina militare. Link: "In luoghi come questi dobbiamo promuovere la pace"


L’occasione è stata la firma dell’accordo di collaborazione fra Università di Bari e Marina militare. Preceduta da un convegno su “Stabilità e sicurezza nel contesto marittimo”. Così nel cortile dell’Ateneo è stata calata una enorme bandiera tricolore della Marina e nei corridoi interni è stata allestita una mostra di strumenti, armi e mezzi della Difesa. “Questa giornata si colloca all'interno di un rapporto particolarmente solido tra Università di Bari e Marina militare: questa convenzione significa soprattutto ampliare lo spettro delle attività formative e consolidare lo specchio dei rapporti – ha commentato il rettore Antonio Uricchio - Ci sono attività di natura formativa presso Mariscuola a Taranto, arricchite e implementate con un nuovo corso di studi in comunicazione digitale che si aggiunge alle lauree infermieristiche e al corso di laurea in Scienze e gestione delle attività marittime".


L’iniziativa non è piaciuta agli studenti dell’associazione Link Bari, però, che hanno protestato per la presenza di armi all'interno dell'Università. "Come studenti troviamo del tutto rivoltante che la nostra istituzione possa prestarsi a simili iniziative – spiega Luca Ieva, coordinatore di Link Bari - promuovendo una retorica militarista, con tanto di esposizione di armi da fuoco, militari armati e promozione dell'arruolamento". "L'Università, lo ricordiamo, dovrebbe lavorare per promuovere la pace tra i popoli e le culture. Un simile atteggiamento - continua l'associazione - è quanto più ipocrita possibile relazionato all'intitolazione di un'aula studio poco tempo fa a Valeria Solesin, la giovane ricercatrice uccisa a Parigi negli attacchi terroristici del 13 novembre scorso: sono stati gli stessi interventi militari dei Paesi occidentali a gettare le basi per la costituzione dello Stato islamico". "Il fatto che si continuino a tagliare gli investimenti sull'istruzione mentre si sbloccano i fondi per la difesa, come voluto dall'Ue, e solo dal Sud venga più della metà degli arruolamenti, mentre la disoccupazione giovanile è al 60 per cento - conclude Ieva - la dice lunga su quali siano le priorità dell'attuale classe politica. L'Università dovrebbe incentivare il territorio allo sviluppo e all'innovazione e non promuovere forze armate impegnate in guerre di occupazione come sbocco per i suoi studenti".

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