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Chiude la libreria che rifiutò di vendere il libro di Schettino
di Maria Giorgia Corolini
La libreria Marradi
LIVORNO. A farla salire alla ribalta delle cronache nazionali, passando da piccola libreria di provincia a conduzione familiare a simbolo del riscatto di migliaia e migliaia di cittadini nei confronti di un sistema che manda i disonesti in cattedra all'università e gli permette di pubblicare libri e promuoverli nei salotti tv, era stato un semplicissimo cartello scritto a mano: “In questa libreria non vediamo il libro di Francesco Schettino”.
Chissà se la bella e sorridente venticinquenne Cristiana Ricci, all'epoca titolare della libreria Marradi, avrebbe potuto immaginare tutto il clamore che seguì all'articolo del nostro giornale, e che in pochi giorni la fece rimbalzare, insieme al cartello bianco e al suo negozio, su tutte le testate nazionali, senza distinzione di sorta. Per giorni non si parlò d'altro e non vi fu un solo livornese che non prese parte alla diatriba che vide opporsi sostenitori della libertà di espressione del codardo comandante a sostenitori della giovane libraia ribelle, che insieme alla sua famiglia e ai suoi libri entrò di diritto nel cuore di tutti. Ecco perché, a un anno di distanza, saranno in tanti a dispiacersi della chiusura della libreria Marradi: a dare l'annuncio gli stessi proprietari, che nella giornata di giovedì 28 gennaio hanno affisso alle vetrine due cartelli scritti a mano con cui avvertire e ringraziare tutti i clienti, uno ad uno, nome per nome.“Non chiudiamo per problemi economici, anche se la crisi non scherza: mia figlia Cristiana ha avuto un'occasione di lavoro irrinunciabile e per mio marito, che nella scorsa primavera si è intestato il negozio, gestirlo da solo è diventato difficile. Avremmo bisogno di una commessa, ma assumere una persona, ad oggi, è davvero impossibile” spiega la professoressa Maria Rosaria Sponzilli, che tra una lezione e uno scrutinio ha aiutato in questi mesi il marito Giovanni Ricci nell'attività commerciale
Avevo bisogno di un po' di indipendenza e col nuovo lavoro ho trovato una mia strada- spiega Cristiana, che non nasconde il dispiacere- questi 5 anni mi hanno davvero arricchito, è stata un'esperienza bellissima che porterò sempre con me”. Alla Libreria Marradi, infatti, non si vendevano soltanto libri: come raccontano gli stessi proprietari, il negozio era diventato un luogo d'incontro e di amicizia, di scambio e di confidenza. Ecco perché la notizia è rimbalzata in fretta e ha colto molti di sorpresa, anche tra i clienti più affezionati: non appena hanno saputo che la loro libreria preferita stava per chiudere i battenti, in molti si sono precipitati a comprare qualcosa, o anche solo a salutare.
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Non chiudiamo per problemi economici, anche se la crisi non scherza: mia figlia Cristiana ha avuto un'occasione di lavoro irrinunciabile e per mio marito, che nella scorsa primavera si è intestato il negozio, gestirlo da solo è diventato difficile. Avremmo bisogno di una commessa, ma assumere una persona, ad oggi, è davvero impossibile” spiega la professoressa Maria Rosaria Sponzilli, che tra una lezione e uno scrutinio ha aiutato in questi mesi il marito Giovanni Ricci nell'attività commerciale.“Avevo bisogno di un po' di indipendenza e col nuovo lavoro ho trovato una mia strada- spiega Cristiana, che non nasconde il dispiacere- questi 5 anni mi hanno davvero arricchito, è stata un'esperienza bellissima che porterò sempre con me”. Alla Libreria Marradi, infatti, non si vendevano soltanto libri: come raccontano gli stessi proprietari, il negozio era diventato un luogo d'incontro e di amicizia, di scambio e di confidenza. Ecco perché la notizia è rimbalzata in fretta e ha colto molti di sorpresa, anche tra i clienti più affezionati: non appena hanno saputo che la loro libreria preferita stava per chiudere i battenti, in molti si sono precipitati a comprare qualcosa, o anche solo a salutare.
Ora è un grande dispiacere apprendere la notizia che un'altra attività , specie culturale ,ci lascia . Ma
Aldo Lazzaretti
Speriamo che la nostra libraia abbia fatto tesoro della brutta esperienza di rifiutare, anzi peggio, censurare le richieste dei lettori. Un editore, un imprenditore non possono credere alla "balla" dei costi di una commessa che avrebbe potuto con un po' formazione e di passione rilevare la libreria. Spero nuovamente in un escamotage pubblicitario per mantenere ancora in piedi una libreria per Livorno. Suvvia livornesi che avete figli in cerca di una professione, guardate le statistiche delle vendite librarie, i libri tornano a tirare forte ed il 2016 sarà un anno fantastico. Forza livornesi una nuova vitalità, "libreria editrice" come lo era Belforte. Andrà bene, parola di editore!
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