da La Repubblica 15 07 2012
IL RIFIUTO di collaborare alla fabbricazione di siluri lo hanno deciso insieme, l'imprenditore in crisi e i suoi dipendenti cassintegrati. Si sono riuniti nella sede della piccola Morellato Termotecnica a San Giuliano Terme (Pisa), hanno discusso a lungo, si sono divisi. E poi hanno deciso di dire no. AMAGGIORANZA hanno deliberato di non accettare la commessa della Waas (Whitehead Alenia Sistemi Subacquei), gruppo Finmeccanica, che offriva alla piccola impresa artigiana toscana di realizzare un impianto per refrigerare la grande vasca dove testare i siluri militari.
Un lavoro da 30.000 euro, ossigeno ad azienda e lavoratori in difficoltà, ma il «no pacifista» alla fornitura ha un costo sociale che i lavoratori accettano di pagarea testa alta. «Ho 39 anni, moglie, un mutuo sulla testa, peròa 18 anni ho fatto obiezione di coscienza al servizio militare e figuriamoci se vent'anni dopo mi metto a contribuire alla costruzione di strumenti bellici», dice per esempio uno dei cassintegrati in riduzione di orario, Stefano Mammini, schierato accanto al suo datore di lavoro, Valerio Morellato, nel votare contro la commessa. «Troveremo altre strade per uscire dalla crisi, devono esserci altre strade» aggiunge. La Morellato Termotecnica - che si occupa di idraulica, climatizzazione e, da fine anni Ottanta, ha precorso l'impiantistica solare - è una storica azienda artigiana del Pisano, fondata nel 1965. Valerio Morellato ( foto a destra ), laureato in ingegneria
dell'automazione all'università di Pisa e già borsista del Cnr, 32 anni, padre di una bambina di 22 mesi, ne ha ereditato la guida dal babbo, un anno fa, ma già nel 2004 aveva fondato la Morellato Energia Etica e Ambiente, che si occupa si installazione di pannelli fotovoltaici e nella ragione sociale indica i valori che ispirano l'imprenditore. Che naviga col vento in poppa fino al 2010, quando fatturati e occupazione delle sue imprese artigiane raggiungono il top superando i due milioni di giro d'affari e i venti addetti. Poi, però, arriva la crisi e gli ultimi due conti energia del governo spezzano le gambe all'industria del fotovoltaico, dimezzando il fatturato delle ditte di Morellato e costringendolo a "tagliare" personale e ad attuare la cassa integrazione con riduzione di orario.È in questo contesto che l'imprenditore riceve l'invito di Waas a fare un'offerta per fornire l'impianto di refrigerazione della vasca. Una proposta che pone il giovane ingegnere di fronte al dilemma: tenere fede ai propri principi, o pensare agli operai cassintegrati e alle loro famiglie? «In realtà - spiega Morellato - grazie a un nostro ingegnere, Valentina Bonetti, solo dopo un sopralluogo nella località in provincia di Massa dove il serbatoio verrà istallato ci siamo resi conto che avremmo realizzato un impianto al servizio della fabbricazione di siluri». E allora Morellato riunisce i lavoratori in assemblea. Ma non tutti la pensano come lui.
«Sono di un'altra generazione - spiega l'installatore Flavio Battistini - ho 50 anni, moglie e due figli a carico: a me hanno insegnato a pensare prima di ogni altra cosa a lavorare e a portare i soldi a casa, ma sono democratico, rispetto le maggioranza e il coraggio di Morellato». Perché la maggioranza, in azienda, decide di rifiutare la commessa. C'è anche il sostegno di Officina e Distretto di economia solidale AltroTirreno, rete di imprese etiche e solidali che è in espansione nel Pisano e a cui Morellato aderisce. «Quando ancora ero studente - spiega l'imprenditore - ho scoperto che il consumo etico e sostenibile può influenzare le scelte delle multinazionali, e ora, da imprenditore, penso di dover fare molto di più per dare un piccolo contributo a cambiare le cose nel mondo».
Così Morellato ha fatto partire la mail del gran rifiuto, diretta a un dirigente di Waas. «Le scrivo per comunicarle una decisione che è maturata in questi giorni all'interno dell'azienda Morellato - vi si legge - La richiesta che ci avete rivolto ha dato vita a un complesso e sentito confronto tra noi, particolarmente difficile in questo periodo di crisi economica diffusa. Alla fine abbiamo deciso che non presenteremo la nostra offerta per l'impianto da installare. Siamo consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un'altra azienda che ci sostituirà, ma non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un'opera che potrà sviluppare tecnologia bellica
L’etica sembra ancora il motore che muove le decisioni di qualcuno, anche in tempi di crisi. L’azienda Morellato Termotecnica di Ghezzano, provincia di Pisa, ha rifiutato una commessa da parte della WAAS, Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, un’azienda del gruppo Finmeccanica che è leader a livello mondiale nel settore dei Sistemi Subacquei a scopo bellico.
KAZUHIRO NOGI/AFP/GettyImagesLa WAAS, infatti, aveva fatto una richiesta di preventivo al giovane ingegnere Valerio Morellato, fondatore e direttore di due piccole aziende che si occupano di energie rinnovabili e climatizzazione. Quest’ultimo, però, ha rifiutato la commessa per motivi etici, scrivendo: “Consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un’altra azienda che ci sostituirà, non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un’opera che potrà sviluppare tecnologia bellica”.
Una decisione non facile, dal momento che l’importo perso si aggira intorno ai 30 mila euro, e dal momento che la crisi economica ha colpito duramente anche le due aziende di Morellato, costringendo alcuni dipendenti a ricorrere anche alla cassa integrazione. Eppure, dopo una discussione interna, come previsto dal patto per il Distretto di Economia Solidale di Pisa a cui l’azienda aderisce, e una esterna, con l’Officina dell’Economia Solidale di Pisa (associazione che sostiene la cooperazione tra imprese economiche eticamente orientate), il giovane ingegnere ha deciso di tirarsi indietro.
Un rifiuto che, afferma lo stesso Morellato, molti dei suoi dipendenti non prenderanno bene, poiché in Italia “bisogna lavorare ancora molto perché persone e aziende non rimangano più compressi tra necessità e coerenza”.
2 commenti:
Scrivo da Vecchiano, un piccolo comune che confina con S.Giuliano T.
e questa esemplare storia di coerenza etica ( e anche di sofferenza umana)qui nessuno la conosce e nessuno ne parla.I miei hanno una piccola ditta artigianale (torneria meccanica)
e perciò viviamo in prima persona la crisi di questa zona e per questo desideriamo esprimere ancora di più l'ammirazione per una decisione di grande coerenza e coraggio. Marilena Nencini
grazie della testimonianza
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