precisazioni al post La casa? Ce la costruiamo da soli il primo borgo multietnico fai-da-te

Fra le  tante  email , a volte  capita  di ricevere ,  ed  è questo il caso,smentite  o meglio chiarimenti   non tuoi  , per  articoli  da te  citati (  qui  il post  in questione  )    .


da b.rinaldi@aliseicoop.it
a   redbeppe@gmail.com
Oggetto  commenti riguardo l'articolo Il primo borgo multietnico fai-da-te


Buongiorno,
chiedo di inserire nel suo blog le due smentite o meglio chiarimenti riguardo all'articolo di Repubblica che ha inserito nel suo blog.
Cordiali saluti
 
Benedetta Rinaldi 


Ebbene  questo è il caso . Ricevo e pubblico  . Ringraziando  la  Sign. Benedetta  Rinaldo per  gli ulteriori  chiarimenti e precisazioni  in merito   a benemerito  progetto  dell'auto costruzione 


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Inerente all’articolo apparso sul quotidiano Repubblica domenica 15 agosto firmato da Fabio Tonacci, ovvero quando le omissioni inducono all’errore.
Al lettore interessato l’articolo appare senza errori, dunque tutto vero quello che è stato scritto sull’impegno dei soci, sul sacrificio sopportato nei lunghi mesi di lavoro, sulla professionalità che cresceva assieme ai muri delle case e alla vera integrazione gomito a gomito sudando sulla stessa impalcatura, ma alle volte omettere delle verità  può essere più dannoso della bugia. Ciò che per un qualsiasi addetto ai lavori può essere una ovvietà non significa che lo sia per tutti. Ovvio e scontato  per un ingegnere, per un geometra, un architetto, un impresario edile che un cantiere debba avere una Direzione Lavori e una Direzione di Cantiere, che programmi le varie fasi lavorative, le squadre di lavoro, le forniture di materiale, nonché la logistica.  Quarantasei soci ogni fine settimana e cinque ditte esterne che contemporaneamente portano avanti differenti lavorazioni durante la settimana  è impensabile che possano operare senza una coordinazione puntuale  di una entità essenziale che comunemente viene indicata col nome “Direzione di Cantiere”. Al lettore interessato e perché no, invogliato all’autocostruzione può sembrare che si possano mettere assieme migliaia di metri cubi su due ettari di terreno magari in declivio con un semplice progetto su carta da parte di qualunque persona  motivata. Ecco che omettere diventa pericoloso poiché induce a pensare che per fare edilizia non occorre professionalità, organizzazione. Una seria impresa Edile strutturata e con maestranze preparate sa bene cosa significhi far partire e portare a compimento un’opera del genere. Qualcuno potrebbe essere indotto a pensare che chiunque possa fare buona edilizia semplicemente aggregando persone di buona volontà oppure, cosa ancora più grave, che le persone di buona volontà non abbiano prodotto una buona edilizia. Entrambe le deduzioni sarebbero comunque sbagliate. Quando omettere induce all’errore.

Arch. Eraldo Bordoni Direttore Lavori e Direttore di Cantiere autocostruzione S.Enea di Perugia
 17 luglio 2012
 



La casa? Ce la costruiamo da soli!

Per chi come me si occupa di autocostruzione è stato importante  che Fabio Tonacci scrivesse il pezzo apparso su Repubblica domenica 15 luglio. Tuttavia che sarebbe stato altrettanto importante se al di la del “colore”  del pezzo, avesse evidenziato alcuni importanti elementi della complessa operazione che è l’autocostruzione.
Un gruppo di persone non appoggiato istituzionalmente,non supportato da un organismo di mediazione,non professionalmente diretto,non andrebbe molto lontano anche con la migliore buona volontà. Lo sanno bene gli autocostruttori di Sant’Enea cui il pezzo si riferiva, ed i tanti nuclei familiari italiani e stranieri che hanno affrontato ed affrontano oggi (ad esempio a Villaricca e Piedimonte Matese in Campania)il lungo e complesso percorso della edificazione in autocostruzione.
Da questo la mia richiesta di approfondimento a Fabio Tonacci. Sarebbe infatti controproducente che passasse un messaggio troppo semplificatorio che inducesse a pensare che l’autocostruzione è l’antico “ fai da te” dei nostri nonni o il più attuale abusivismo e soprattutto che la si potesse intraprendere senza guida competente  e rispetto di regole e procedure.
E’ di fatto una tecnica edificatoria ancora poco utilizzata in Italia (la riduzione dei costi di costruzione che comporta, non piace a molti),che non si fonda soltanto sul pur essenziale lavoro manuale degli autocostruttori, ma che implica il coinvolgimento ed il supporto del territorio e delle sue istituzioni, il ricorso ad una équipe di professionisti con capacità specifiche di progettazione e direzione dei lavori,il ricorso ad un Organismo no profit  che,nella veste di mediatore attivo, coinvolga  nuclei familiari  a forte disagio abitativo e debole reddito, faciliti la costituzione della cooperativa edilizia,presti assistenza negli innumerevoli adempimenti amministrativi, contribuisca a definire l’ingegneria finanziaria necessaria e le relazioni con l’Istituto di credito e l’Organismo pubblico garante.
Perché dunque non dare una informazione più puntuale ed approfondita che potrebbe aiutare significativamente alla diffusione di una pratica edificatoria tanto utile per chi non ha accesso al mercato immobiliare, italiano o straniero che sia?
Contiamo su Fabio Tonacci  e su Repubblica! 

Carla Barbarella – Responsabile di Aliseicoop, Organismo di Intermediazione,
attivo in Campania nel Programma regionale di autocostruzione, Cantieri Aperti
promotore del Cantiere di Sant’Enea in Umbria.  

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