4.7.12

vittoria nella sconfitta

molti parlano  solo della sconfitta  della nazionale  agli europei , e  solo pochi come la  puntata  de l'infedele  ( anche se  solo accennato )  di lunedi 2 luglio  e   questo articolo sotto  ,  vedono nel  la sconfitta  una  vittoria  del paese reale   con  cui  i cialtroni  che ci governano  non vogliono fare i conti e perdere  voti  di quella parte che parla  e pensa  con la  pancia  , dimenticando   che  anche  noi   siamo un popolo d'immigrati (  1 2 ) .E che  ciascuno di noi,  sottoscritto compreso  ,    ha  avuto ( i parenti del marito dio mia  zia  paterna  emigrati  negli Usa   e  un mio prozio sempre materno    ch'era  per  5  anni emigrato  in Argentina   ed un cugino di mia madre in Germania    )  parenti  e avi  immigrati . 

Ma  ora prima di lasciarvi  all'articolo vi   dico parodiando  e  adattando    questo slogan  pubblicitario  ., meditate  gente  meditate   e non dimenticate  .



 Spero che   crei  qui e non solo su  facebook  , come  molti miei post   trasferiti   e\o  copiati  su fb .


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Chi nasce o cresce in Italia e’ italiano. Basta aspettare!

04 luglio 2012
L’Italia a Kiev purtroppo ha perso, i nuovi italiani invece hanno vinto. Può sembrare un paradosso, ma è la verità emersa in queste ultime giornate di campionato europeo di calcio. Milioni di italiani hanno scoperto grazie alla doppietta di Mario Balotelli che esistono anche i “neri italiani”, un popolo di un milione di ragazzi e ragazze che sono italiani di fatto, ma ancora stranieri per una legge ingiusta e ingiustificata. Balotelli è diventato cittadino italiano solo a diciotto anni e fino a quell’età aveva in tasta un permesso di soggiorno nel comune dov’è nato.A Mario Balotelli va quindi il merito di aver posto al centro dell’attenzione popolare non tanto la rivendicazione del diritto alla cittadinanza italiana, quanto la semplice esposizione di una realtà che mai prima d’ora era stata così al centro dell’attenzione. In tutti i bar delle piazze d’Italia, anche nei paesini più remoti della provincia, terre padane comprese, il nome di Mario Balotelli, la sua storia, il suo abbraccio alla madre e le sue lacrime dopo una finale durissima sono state oggetto di commenti e discussioni. La questione dei “nuovi italiani” è diventata finalmente una questione largamente popolare.Finalmente ci siamo almeno per metà del lungo viaggio che dovrà condurci verso una riforma giusta e civile della legge sulla cittadinanza in Italia basata sullo Ius Soli: è italiano chi nasce o cresce in Italia da genitori immigrati.Da oggi in poi raccontare le storie e la discriminazione a cui sono sottoposti i “nuovi italiani” sarà sicuramente più semplice anche di fronte alle platee più scettiche o meno informate. Ma al contempo si dovrà riflettere in modo serio su quanti altri Balotelli e a quante altre “doppiette” stiamo volutamente rinunciando danneggiando il complesso della nostra società e alimentando pesanti frustrazioni in chi quest’Italia la ama veramente, nonostante tutto.Quanti bravi avvocati, giornalisti, medici, poliziotti, magistrati, sindaci, diplomatici, funzionari pubblici e tante altre figure professionali a cui oggi rinunciamo per una legge stupida e arretrata. Giovani che con il trenta e lode all’università continuano a vivere con la minaccia della perdita del permesso di soggiorno nel Paese dove sono nati o cresciuti.A questo punto della lunga battaglia e in vista della discussione della legge sulla cittadinanza in Parlamento su richiesta del Partito Democratico, dobbiamo essere in grado di rilanciare il tema della cittadinanza sotto il profilo non solo dei diritti legittimi dei “nuovi italiani”, ma anche per il diritto dell’Italia di non vedersi sciupata una straordinaria opportunità. Senza Mario Balotelli non saremmo arrivati in finale, senza i “nuovi italiani” l’Italia perde una marcia in più. D’altronde come immaginare la scuola italiana oggi senza decine di bambini portatori di culture lontane ma straordinariamente radicati nei quartieri e negli oratori vicino alle proprie case? Come immaginare la propria città senza il negozio di alimentari gestito dall’ormai amico di famiglia di origine pakistana, la propria nonna senza la sua assistente di origine moldava o la propria pizzeria senza il bravissimo cuoco egiziano? L’Italia è diventata tutto questo. Un nuovo paese multiculturale, trasformato rapidamente nell’arco di vent’anni, ma senza particolari incidenti di percorso grazie alla giusta dose di convivenza all’italiana.Come Partito Democratico, grazie alle precise parole di Pierluigi Bersani durante l’ultima assemblea dei segretari di circolo, la nostra rotta è chiara. La prima legge in un futuro e speriamo vicino governo di centrosinistra sarà quella sulla cittadinanza basata sullo Ius Soli. Nel frattempo la nostra speranza è che si proceda alla riforma delle legge a partire da questo parlamento. Occorre quindi rilanciare l’appello a tutti i parlamentari per uno sforzo per il bene dell’Italia. Guardando in faccia a Mario Balotelli e al milione di “nuovi italiani” ancora fuori dalla cittadinanza.





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