24.5.06

Muri

“Racconta la leggenda che Romolo tracciò sul Palatino un lungo solco sul quale far erigere una cinta muraria così alta e potente che nessun nemico avrebbe osato oltrepassarla. Remo oltrepassò il solco appena tracciato, schernendo il fratello per la presunzione. Questi, preso dalla rabbia, uccise il fratello e su quel sangue eresse il suo futuro regno”.

 

Muri, barriere, sbarramenti. Da sempre e ancora. Muri che dividono, che separano, alimentando odio e incomprensioni. Ma anche muri che occultano, nascondono, sottraggono alla vista i problemi…muri per non vedere, né sentire il grido di protesta ed il dolore degli altri popoli. E ancora muri…di omertà e silenzio, di reticenza e paura Muri di incomunicabilità e di incomprensione, barriere di disprezzo e indifferenza, di infamia e intolleranza.

 

Ricordo quel giorno, nel lontano 1989, quando vidi distruggere, insieme a milioni di telespettatori, il lungo e infamante muro di Berlino costruito durante la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti . Era stato eretto da 60.000 soldati tra il 12 e il 13 agosto 1962 lungo un tracciato di 160 chilometri. Quella barriera, alta 4 metri, finì per separare un popolo sottomettendolo ai propri fini politici ed economici. Migliaia di famiglie rimasero divise per diversi decenni, vivendo l’orrore ed il dolore di quella lacerazione. Molti tentarono di oltrepassare il muro, pochi ci riuscirono, altri persero la vita sotto i proiettili delle guardie o sui campi minati della Germania Est. Riassumere in poche parole l’emozione di quel giorno è impossibile. Ogni picconata data aumentava la nostra euforia e ci abbiamo creduto che quella fosse una data che avrebbe segnato un’epoca. Eravamo orgogliosi testimoni di un evento storico mondiale e speravamo che da quelle macerie sarebbe sorto un mondo migliore!

 

Ma gli uomini non hanno memoria. Non sanno mettere in atto gli insegnamenti che la Storia consegna loro ed al passato si rivolgono solo quando fa comodo. Così, nel mondo si continuano ad erigere muri, senza che l’opinione pubblica registri nemmeno più l’evento. Rientra nelle normalità, nella quotidianità mediata dai telegiornali. Io ci voglio provare a renderli visibili. Non è una gran cosa, probabilmente non servirà nemmeno a niente. Li citerò a caso, così come vengono…senza un ordine cronologico. Sono molti. Troppi. Così saranno l’occasione per una serie di post sull’argomento e per avviare una riflessione sul dramma dell’immigrazione.

 

Comincio da Ceuta e Melilla, due piccole enclave spagnole in Marocco, trasformate in basi militari per la posizione strategica che occupano nel Mediterraneo. Nel 2000, l'Unione Europea ha stanziato 300 milioni di Euro per la costruzione di una barriera di filo spinato elettrificato al confine tra le enclave spagnole e il Marocco, con lo scopo di contenere l'immigrazione clandestina. Le misure legislative anti-terrorismo hanno agevolato l’applicazione di queste misure restrittive che, in palese violazione di tutte le convenzioni internazionali per i diritti umani, riducono a zero le misure di accoglienza. Questo rende ‘accettabile’ che la polizia di frontiera spagnola spari su civili inermi che tentano di entrare in EuropaIl Marocco, nel 2002, ha chiesto ufficialmente davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la restituzione della sovranità sulle due enclavi, ma per adesso non c’è nessuna novità. Le due cittadine costituiscono l’ultima frontiera meridionale tra Europa e Africa e, proprio per questo motivo, vengono prese d’assalto dai disperati di turno che tentano di fuggire dagli scenari di guerra, fame e miseria africani. Nella zona di Melilla c’è una radura chiamata Pinares de Rostrogordo, dove la rete di recinzione è alta solo tre metri. Nella boscaglia vivono centinaia di famiglie che bivaccano in attesa dell’occasione buona e, quando credono di notare un allentamento della sorveglianza, escono correndo dalla boscaglia e assaltano la rete con tutto quello che capita: scale, corde, ramponi, rami d’albero. Ma la recinzione è dotata di sofisticati strumenti di controllo e i gruppi vengono immediatamente individuati , ricacciati indietro, braccati come cani, inseguiti con gli elicotteri, pestati. Viene loro stracciato il documento di identità, a cancellare non solo un’identità, ma qualsiasi velleità di fuga futura!

3 commenti:

Gianin ha detto...

Per ora ti auguro buona notte. Ora linko il tuo Blog e tornerò a trovarti. Gio

theobserver ha detto...

grazie :-)

india03 ha detto...

la storia non ci insegna niente...sarebbe troppo faciel imparare dagli errori commessi e non riperterli mai piu'....sarebbe un modo senza guerra, senzamorti per fame....senza discriminazioni...insomma non sarebbe il mondo...