Cosa abbiamo ereditato dal precedente governo…oltre agli insulti gratuiti gridati nelle piazze e dagli spalti di Montecitorio? E non parlo di noi del centrosinistra, ma di tutti…perché le conseguenze di una politica economica disastrosa si ripercuotono su tutto il Bel Paese!
L’agenzia di rating (valutazione finanziaria) Ficht ha posto l’Italia nella categoria “watch negative”, ad un passo dal declassamento. L’Italia avrà cinque mesi per evitarlo e per presentare dei provvedimenti credibili finalizzati al risanamento delle finanze pubbliche e alla tenuta della ripresa economica. Altrimenti rischieremmo un “dowgrading” anche da parte di altre agenzie del settore.
Andiamo con ordine. Chi è Ficht? È una delle tre agenzie mondiali di classificazione dei debiti. (Lo spiego soprattutto per Fini che non la conosce!) Dopo aver posto sotto osservazione i titoli di Stato italiano, l’agenzia ha redatto una relazione negativa, ponendo il nostro paese al pari degli inguaiatissimi Giappone e Portogallo. Fitch, per ora, ci assegna un «AA-»: scendere al grado «A» significherebbe per l’Italia avere lo stesso voto della Grecia e della Malesia!
Essere declassati avrebbe delle ripercussioni enormi sulla nostra economia in quanto si pagherebbero interessi più elevati sul debito pubblico, cioè sui titoli di stato italiani. Ma come si è arrivati a questo punto? Nessuna presa di posizione nei confronti del nuovo governo, assicura Brian Coulton, responsabile del credito della republic of italy di fitch, anche se l’incerta situazione politica attuale desta serie preoccupazioni. Gli indici più negativi sono tuttavia l'accumulo di cattive notizie da un anno a questa parte sul “continuo deterioramento dei conti pubblici” e la pesante eredità lasciata dal governo precedente! Poche parole per riassumere la situazione…disavanzo alto e debito altissimo; crescita bassa e competitività bassissima. Per usare un eufemismo… siamo nella merda fino al collo!
L’agenzia suggerisce “un aggiustamento di bilancio dell’ordine di 2-2,5 di prodotto lordo” che tradotto significa che urge una maxi manovra di 30-45 miliardi (spicciolo più, spicciolo meno!)…insomma, maggiori entrate e meno spese! Nel frattempo però Ficht ha messo sotto osservazione anche il debito di Poste Spa, della Cassa Depositi e Prestiti e di alcuni enti locali, come la Regione Lombardia e il Comune di Milano.
Quali le reazioni? Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa ritiene che sia un segnale d’allarme da non trascurare e che i provvedimenti saranno presi dopo che sarà terminata la verifica sui conti pubblici. Stessa solfa per Prodi che è preoccupato e chiede tempo per poter sbrogliare la matassa. Ma i vertici della Banca centrale europea sollecitano interventi immediati: "L'Italia non perda tempo: serve subito una manovra correttiva di almeno 7 miliardi di euro, per rimettere in sesto i conti di quest'anno. È il segnale forte che tutti si aspettano". L’invito suona pressante, ma in realtà ci sono una serie di congiunture propizie che vanno sfruttate. Intanto la consapevolezza che i primi sei mesi di un nuovo governo sono determinanti perché imprimono una spinta notevole ai mercati. E non sarebbe male ottenere un po’ di fiducia sulla stabilità dei nostri conti, soprattutto in un momento in cui sono netti i segnali sui mercati europei. “Di questo clima anche l'Italia comincia a risentire positivamente. Fare adesso una manovra aggiuntiva, strutturale ma non anticiclica, sarebbe più sostenibile sul piano delle compatibilità macroeconomiche".
E la destra allarmista? Griderà allo scandalo fino a non avere più fiato…c’è da scommetterci che alimenteranno le paure degli italiani, con l’evocazione di una maxi stangata!! Sarà il caso di ricordare loro che il 9 luglio 2004 il governo Berlusconi promosse una manovra bis da 7 miliardi di euro, con inasprimenti fiscali a tappeto per banche e assicurazioni, aumenti d'imposta sulle seconde case e sui mutui e rincari a raffica su sigarette e marche da bollo.
La manovra bis rappresenta dunque il test che i mercati attendono per capire se convenga scommettere ancora sull'Italia. Non c’era altra strada allora, non c’è altra strada nemmeno oggi!
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