10.5.06

Senza titolo 1273

Maria, una mamma

 


Mentre Maria sbriga il lavoro domestico e fa le faccende quotidiane,


il suo spirito persevera nella preghiera. Adora Dio nel cielo,


ma anche nel suo Figlio. Questa preghiera, che tocca e racchiude


cielo e terra, la fa partecipare alle preoccupazioni del Padre, alle


gioie e alle preoccupazioni del Figlio, ma non riduce la sua autentica


partecipazione agli avvenimenti terreni. Forse le dà un poco di


colore, poiché vive nella fede e nella speranza e non si lascia opprimere


da ciò che è incomprensibile e sovrabbondante nella sua vita;


fa perdere importanza alle piccole preoccupazioni della vita di fronte


alle preoccupazioni per l'opera futura del Figlio, per ciascuno dei


giorni di lui, per la sua propria preparazione a tutto questo. Proprio


in Maria si mostra il giusto curare­ (non si potrebbe dire spartire)


i diversi doveri e diritti. Soffre nella croce insieme col Figlio,


e lascia che sia nascosto ciò che deve restare nascosto:


la sua consapevolezza della redenzione.


Deve sostenere un determinato grado di notte.


Ma ciò non le impedisce di vivere la gioia piena della resurrezione,


la fede piena, ininterrotta, in essa. E tuttavia più tardi rivivrà nella


piccola casa di Giovanni, le piccole preoccupazioni, e ciò sarà


giustissimo. Soltanto nella misura minima in cui è stato


possibile risparmiarlo al Figlio, viene risparmiato a Maria il vivere


a contatto con il mondo, così com'è, con il suo peccato e le sue


mancanze, e il bisogno pressante di più preghiera e l'impossibilità


di esaurire la preghiera. C'è nella sua esistenza una fortissima tensione;


benché possa sembrare che, con il suo sì, metta dietro di sé


ogni tensione, da ogni superamento nasce qualcosa di nuovo, che


deve a sua volta essere superato. Nel suo lasciar-accadere non c'è


nulla che non possa stare in esso. Maria deve continuamente restare


vigilante: non soltanto per ascoltare nella preghiera la voce


di Dio per perseverare davanti a lui nel silenzio, ma per accettare


ogni nuovo compito. La vigilanza condiziona la partecipazione. E


la partecipazione condiziona a sua volta il patire. Il patire significa


sempre, anche dopo la resurrezione, patire ancora con il Figlio


sulla croce.







Certo si può vedere tutta la vita della madre come una semplice


curva, dal percorso ininterrotto, che tuttavia è spezzato da un


numero incredibile di cose, che hanno l'apparenza di epicicli o di


ritorni all'indietro. In essi si scorge l'effetto della preghiera di Maria.


Ella prega sempre per ciò che verrà, ma non può e non deve


separarlo da ciò che è stato. E quello che della sua sostanza mette


dentro alla preghiera, porta nuovo frutto nel suo senso e nel Dio


trinitario. Lei vive per amare e ama per vivere. Questo sia nella


sua preghiera come nel suo operare, sia nella sua contemplazione


come nella sua azione. E può accadere benissimo che nella sua


preghiera non porti soltanto davanti a Dio le grandi domande della


chiesa, non soltanto le innumerevoli domande


dei prossimi, ma anche le piccolissime, insignificanti domande che


le si impongono nel suo vivere quotidiano. Queste cose stanno tutte


sotto l'effetto della preghiera e si trasformano in essa e avrebbero


ricevuto un aspetto del tutto differente, se non fossero divenute


anche parte della sua preghiera totale


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