Maria, una mamma
Mentre Maria sbriga il lavoro domestico e fa le faccende quotidiane,
il suo spirito persevera nella preghiera. Adora Dio nel cielo,
ma anche nel suo Figlio. Questa preghiera, che tocca e racchiude
cielo e terra, la fa partecipare alle preoccupazioni del Padre, alle
gioie e alle preoccupazioni del Figlio, ma non riduce la sua autentica
partecipazione agli avvenimenti terreni. Forse le dà un poco di
colore, poiché vive nella fede e nella speranza e non si lascia opprimere
da ciò che è incomprensibile e sovrabbondante nella sua vita;
fa perdere importanza alle piccole preoccupazioni della vita di fronte
alle preoccupazioni per l'opera futura del Figlio, per ciascuno dei
giorni di lui, per la sua propria preparazione a tutto questo. Proprio
in Maria si mostra il giusto curare (non si potrebbe dire spartire)
i diversi doveri e diritti. Soffre nella croce insieme col Figlio,
e lascia che sia nascosto ciò che deve restare nascosto:
la sua consapevolezza della redenzione.
Deve sostenere un determinato grado di notte.
Ma ciò non le impedisce di vivere la gioia piena della resurrezione,
la fede piena, ininterrotta, in essa. E tuttavia più tardi rivivrà nella
piccola casa di Giovanni, le piccole preoccupazioni, e ciò sarà
giustissimo. Soltanto nella misura minima in cui è stato
possibile risparmiarlo al Figlio, viene risparmiato a Maria il vivere
a contatto con il mondo, così com'è, con il suo peccato e le sue
mancanze, e il bisogno pressante di più preghiera e l'impossibilità
di esaurire la preghiera. C'è nella sua esistenza una fortissima tensione;
benché possa sembrare che, con il suo sì, metta dietro di sé
ogni tensione, da ogni superamento nasce qualcosa di nuovo, che
deve a sua volta essere superato. Nel suo lasciar-accadere non c'è
nulla che non possa stare in esso. Maria deve continuamente restare
vigilante: non soltanto per ascoltare nella preghiera la voce
di Dio per perseverare davanti a lui nel silenzio, ma per accettare
ogni nuovo compito. La vigilanza condiziona la partecipazione. E
la partecipazione condiziona a sua volta il patire. Il patire significa
sempre, anche dopo la resurrezione, patire ancora con il Figlio
sulla croce.
Certo si può vedere tutta la vita della madre come una semplice
curva, dal percorso ininterrotto, che tuttavia è spezzato da un
numero incredibile di cose, che hanno l'apparenza di epicicli o di
ritorni all'indietro. In essi si scorge l'effetto della preghiera di Maria.
Ella prega sempre per ciò che verrà, ma non può e non deve
separarlo da ciò che è stato. E quello che della sua sostanza mette
dentro alla preghiera, porta nuovo frutto nel suo senso e nel Dio
trinitario. Lei vive per amare e ama per vivere. Questo sia nella
sua preghiera come nel suo operare, sia nella sua contemplazione
come nella sua azione. E può accadere benissimo che nella sua
preghiera non porti soltanto davanti a Dio le grandi domande della
chiesa, non soltanto le innumerevoli domande
dei prossimi, ma anche le piccolissime, insignificanti domande che
le si impongono nel suo vivere quotidiano. Queste cose stanno tutte
sotto l'effetto della preghiera e si trasformano in essa e avrebbero
ricevuto un aspetto del tutto differente, se non fossero divenute
anche parte della sua preghiera totale
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