Leggo tutti i giorni o quasi " a sbaffo " oltre libero , anche se non è fra i giornali che compro, il giornale di Berlusconi , e fra gli articoli d'oggi 10\11\2010 ho trovato questo articolo nsultante ed offensivo , dove il vittimismo e il piagnisteo fanno passare in secondo piano e pedere d'importanza le critiche giuste e veritiere ed il titolo dato all'articolo di cui riporto qui a sinistra la schermata della prima parziale de il giornale d'oggi ( del 10.11.2010 ) d presa da questa rassegna stampa di http://rassegna.camera.it
Ed è per questo fango e critiche strumentali che ti viene lanciato ti sono solidale e vicino
Ed è per questo fango e critiche strumentali che ti viene lanciato ti sono solidale e vicino
Ora però mi viene spontaneo anche se immagino che non risponderai vista l'ovvietà della mia domanda , chiederti se tali critiche che ancora ricordo nonostante all'epoca fossi soo un adolescente che stava iniziando ad interessarvi di politica ) da non confondere con la politika quela dei partiti e delle ideologie sovvrastrutturatrali ) e d'attualità : << (...) Saviano snocciola con perizia da leguleio un lungo elenco di fatti. Mostra la sua libertà intellettuale dicendo che le critiche al giudice arrivarono da tutte le parti, omettendo però riferimenti puntuali. Soltanto alla fine pronuncia un nome, quello di Alfredo Galasso, avvocato di molti pentiti: «Galasso è però una degnissima persona». Un colpo al cerchio e uno alla botte, evitando di ricordare che Galasso è stato parlamentare della Rete, il partito pensato da quel Leoluca Orlando (oggi parlamentare Idv) che più volte - insieme a colleghi di partito tipo Carmine Mancuso - puntò l’indice contro Falcone colpevole di non ascoltare abbastanza le «voci» dei pentiti e di fidarsi solo di dati oggettivi e prove certe. Memorabile una puntata di Samarcanda durante la quale Orlando arrivò a sostenere che Falcone teneva nei cassetti documenti importanti sui delitti eccellenti. I Indimenticabile quell’articolo di Repubblica nel quale ci si interrogava su «come mai Falcone non abbandoni la magistratura», poiché «s’avverte l’eruzione di una vanità, di una spinta a descriversi, a celebrarsi come se ne colgono nelle interviste dei guitti televisivi». E che dire di quel doppio affondo su l’Unità a due mesi dalla strage di Capaci, dove si spiegava che «Falcone preferì insabbiare tutto» replicato il 12 marzo successivo con la bocciatura di Falcone a superprocuratore antimafia: «Non può farlo, e vi dico perché», firmato da Alessandro Pizzorusso, membro del Csm area Pds. L’imperdonabile peccato dell’inquirente era di aver accettato l’incarico di consulente del ministro Martelli per meglio combattere l’offensiva di Cosa Nostra. I nemici più duri li trovò a sinistra, anche in toga, e per costoro Cossiga «vomitò» vedendoli sfilare accanto alla bara. Paolo Borsellino arrivò a dire che «Giovanni iniziò a morire» nell’88 quando il Csm gli negò la carica di procuratore capo a Palermo. Sempre a palazzo dei Marescialli, il 15 ottobre ’91, Falcone finì sotto processo perché altre toghe avallarono le farneticanti accuse di Orlando, cavalcate dal pidiessino Violante che chiese personalmente al guardasigilli di mollare Falcone («non insistere che il tuo cavallo non passa»). Il giudice, attaccato da corvi e sciacalli, perse il controllo: «La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità ma del khomeinismo». Il comunista Chiaromonte, garantista capo dell’Antimafia, provò vergogna: «L’idea che Falcone agiva al servizio di Martelli suscitò in me sdegno. Da questa campagna non fu estraneo il Pds o suoi importanti esponenti». E Mario Patrono, membro del Csm, nelle sue memorie sul pentito Pellegritti rincarò la dose affrontando di petto il ruolo del Pci e dei professionisti dell’Antimafia.Quando Falcone arrivò a Roma per lavorare a fianco di Martelli più toghe (tra cui Roberto Aiello, Laura Bertolè e Armando Spataro) firmarono una lettera dove gli si rimproverava di apparire «pubblicamente a fianco del ministro» l’opera del quale «rende credibili con parole e prese di posizione». Altri magistrati, ben sessanta, capitanati da quell’Antonio Caponnetto giustamente lodato in tv da Saviano, si rivolsero a Martelli affinché bloccasse il varo della Superprocura contro la quale l’Associazione magistrati arrivò a scioperare. Il giudice Elena Paciotti, futura presidente dell’Anm e parlamentare Ds, si vantò di aver votato contro Falcone giudice istruttore a Palermo «perché non si può votare solo in omaggio a criteri premiali o a logiche di salute pubblica». E giù applausi. Unica brillante eccezione, Ilda Bocassini, che ai colleghi che spargevano lacrime di coccodrillo, urlò. «Avete fatto morire Giovanni con le vostre critiche e la vostra diffidenza». Redarguì poi, fra gli altri, anche Gherardo Colombo: «Con che coraggio vai ai suoi funerali, tu che diffidavi di lui». E anni dopo, in un’intervista a Peppe D’Avanzo, attaccò esponenti di Md e dei Verdi che illo tempo attaccarono Falcone.A dirla tutta sull’Unità un editoriale perbene ci fu. Lo firmò Piero Sansonetti, dal titolo «Falcone era un uomo libero. Siamo stati faziosi». Saviano non ha ricordato nemmeno questa voce fuori dal coro. Ha voluto restare fedele all’impostazione data alla sua «lista»: niente nomi, stavolta. Alla faccia di quella messe di informazioni che sola fa la differenza tra inchiesta e macchina del fango. >> Le hai tralasciate , per usarle alla prossima puntata o per dimenticanza come credo , oppure cosa a cui non credo tanto leggendo i tuoi scritti su facebook e non , e i tuoi libri , oppure sei fazioso o di parte ?
Concludo questo mio post sconfinando nell'Ot e ne chiedo scusa a voi lettori \trici ma a volte mi piace giovare d'anticipo e prevenire certe cose a volte imbrodandomi perchè c'è un detto che fa cosi << chi si loda s'imbroda >> A chi di voi e non mi chiederà --br-- perchè leggo quelle che chiamo fogne , rispondo che : 1) non esiste una sola verità ma più verità , anche SIC , quella delle fogne ., 2) per poter criticare , contestare devui cooscere e non partire aprioristicamente ., 3) ohni tanto mi faccio " quattro risate " leggendo i giornali spaccattamente filo governativi e di come 'essi ti rivoltano la frittata e s'arrampicano , a vovolte , per difendere l'indifendibile e poi essi sono più degli altri giornali , come la frase qui sotto riportata da un mio precedente post
<<
Mr Firebrand: Secondo il Daily Truth stanno ancora insieme. Li hanno visti in un night club, dopo il ricevimento, in atteggiamento molto intimo.
Mr Coke: Ecco cosa non mi piace dei giornali. Non sai mai chi dice la verità.
- Forse nessuno.
- Meglio non leggerli, allora.
- E rinunciare all'informazione?
- Per me potrebbero anche chiuderli tutti. Se chi mi informa dice solo bugie, è molto meglio che stia zitto!
- E chi stabilisce qual è la verità?
- La verità è nei fatti non nelle congetture. Ma per raccontare i fatti ci vuole OBIETTIVITà. Senza obiettività non c'è una buona informazione. E senza una buona informazione non c'è libertà di stampa e neppure democrazia!
- Non è proprio così che stanno le cose, Mr Coke.
- E questo è male, secondo te, Mr Firebrand?
- Molto male.
- Che cosa è più importante dell'obiettività? Sentiamo.
- La pluralità! Che i giornali siano obiettivi o faziosi non conta. L'importante è che nessuno si erga a giudice o garante dell' "obiettività" dell'informazione e che ognuno possa dire ciò che ritiene giusto o opportuno.
- Anche se non è vero?
- Deve essere la legge a stabilirlo, magari dopo aver consultato più di una fonte. D'altra parte, è sempre possibile distinguere tra verità e mistificazione? Per esempio: che cosa diranno di Lord Endicot i giornali di domani?
- Un mucchio di sciocchezze.- E allora vedi che ho ragione? Il compito dei giornali non è quello di instillare certezze, ma di seminare dubbi!
>>
frase tratta dal 269 di Dylan Dog e poi sempre rimandendo in tema Dylan Doghiano e sempre riferito ai media suggerisco questa storia per maggori dettagli rimando a questa pagina della casa editrice Sergio Bonelli da cui ho preso la foto sopra riportata
Mr Firebrand: Secondo il Daily Truth stanno ancora insieme. Li hanno visti in un night club, dopo il ricevimento, in atteggiamento molto intimo.
Mr Coke: Ecco cosa non mi piace dei giornali. Non sai mai chi dice la verità.
- Forse nessuno.
- Meglio non leggerli, allora.
- E rinunciare all'informazione?
- Per me potrebbero anche chiuderli tutti. Se chi mi informa dice solo bugie, è molto meglio che stia zitto!
- E chi stabilisce qual è la verità?
- La verità è nei fatti non nelle congetture. Ma per raccontare i fatti ci vuole OBIETTIVITà. Senza obiettività non c'è una buona informazione. E senza una buona informazione non c'è libertà di stampa e neppure democrazia!
- Non è proprio così che stanno le cose, Mr Coke.
- E questo è male, secondo te, Mr Firebrand?
- Molto male.
- Che cosa è più importante dell'obiettività? Sentiamo.
- La pluralità! Che i giornali siano obiettivi o faziosi non conta. L'importante è che nessuno si erga a giudice o garante dell' "obiettività" dell'informazione e che ognuno possa dire ciò che ritiene giusto o opportuno.
- Anche se non è vero?
- Deve essere la legge a stabilirlo, magari dopo aver consultato più di una fonte. D'altra parte, è sempre possibile distinguere tra verità e mistificazione? Per esempio: che cosa diranno di Lord Endicot i giornali di domani?
- Un mucchio di sciocchezze.- E allora vedi che ho ragione? Il compito dei giornali non è quello di instillare certezze, ma di seminare dubbi!
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frase tratta dal 269 di Dylan Dog e poi sempre rimandendo in tema Dylan Doghiano e sempre riferito ai media suggerisco questa storia per maggori dettagli rimando a questa pagina della casa editrice Sergio Bonelli da cui ho preso la foto sopra riportata
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