la verita storica la si sà quella giudiziaria no tutti assolti per la strage di brescia 1973

Brescia, in aula le lacrime dei parenti "L'unica cosa che mi domando in questo momento, a cui penso, sono quegli otto morti". Sono le parole di Manlio Milani (in questa foto), presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia, nei minuti successivi alla lettura della sentenza d'assoluzione dei cinque imputati. Milani aggiunge: "Noi eravamo in piazza quella mattina...". Poi parla di "ciòche è mancato a questo processo fuori dalle aule giudiziarie" e spiega: "In questo processo le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato. Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull'applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione, non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c'è volontà di affrontare .
Brescia, 28 maggio 1974, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista a Piazza della Loggia.  L'attentato costò la vita a 8 persone. L'audio del momento dell'esplosione 

 

 da repubblica  online del 16\11\2010

 

BRESCIA

Strage di piazza della Loggia
dopo 36 anni tutti assolti i 5 imputati

I giudici della Corte d'assise hanno deliberato dopo una settimana di camera di consiglio. Il processo per l'attentato del 1974 in cui morirono 8 persone e 104 rimasero ferite è durato quasi due anni, con 166 udienze. La sentenza in base all'articolo 530, insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare per il neofascista Zorzi

 
BRESCIA 
Ancora una strage impunita al termine di un processo 1 che ha scagionato tutti. Nessun colpevole per la strage di piazza della Loggia, a Brescia, dove il 28 maggio 1974 morirono otto persone e oltre cento rimasero ferite. Dopo una settimana di camera di consiglio i giudici della Corte d'assise di Brescia, presieduta da
Enrico Fischetti, hanno assolto i cinque imputati in base all'articolo 530 comma 2, assimilabile alla vecchia insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare nei confronti dell'ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone.

La Procura di Brescia, dopo l'inchiesta cominciata nel '93 e un dibattimento durato circa due anni e 166 udienze, aveva chiesto l'ergastolo per gli ex ordinovisti veneti Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, per il collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Per l'ex segretario dell'Msi Pino Rauti era stata chiesta l'assoluzione. Oggi i giudici hanno assolto tutti gli imputati e disposto il non luogo a procedere per Maurizio Tramonte, per intervenuta prescrizione in relazione al reato di calunnia. Nei confronti di Zorzi, ora cittadino giapponese, è stata disposta la revoca della misura cautelare.
Per la strage di piazza della Loggia nessuno è mai stato condannato definitivamente, nonostante diversi processi. "L'unica cosa a cui penso in questo momento sono quegli otto morti. Noi eravamo in piazza quella mattina" ha commentato Manlio Milani, presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia, subito dopo la lettura della sentenza. "In questo processo - ha tenuto a precisare - le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato. Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull'applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c'è volontà di affrontare quegli anni". 
Provo un "sentimento di impotenza", ha detto il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, "perché la città voleva due cose: verità e giustizia, ma non si è riusciti a raggiungerle". "Un insulto irreparabile a quanti quella mattina sono caduti in piazza, ai loro familiari", ha rimarcato Paolo Corsini, deputato del Pd e già sindaco di Brescia, esprimendo "sgomento e sconcerto" per la sentenza che "pone fine alla vicenda giudiziaria". "E' un insulto - ha ribadito - un'offesa che umilia la città e rischia di spegnere un'ansia di verità e giustizia che la ricerca storica e il giudizio politico hanno invece da tempo appagato". E' come se la bomba fosse esplosa di nuovo, ha commentato Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI-FdS, "riaprendo una ferita che sanguinerà per chissà quanto tempo ancora".

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