12.11.10

speriamo che i fati di pompei aprno gli occhi sul resto del patrimonio archeologco . il caso di Olbia e dele tombe puniche non visitabili

 ricollegandomi a quanto  dissi qui sul mio blog gemello   sui fatti di Pompei e  sullo stato del nostro patrimonio archeologico e l'incapacità ( come ribadisco nel titolo di  saperlo far  fruttare  a  livello culturale e  turistico  ) e alle   richieste di maggiori informazioni    sulla  news   di Olbia in esso   riportata   pubblico qui   un articolo

Unione Sarda   11 novembre 2010


Cronaca di Olbia
San Simplicio.

La Sovrintendenza archeologica non ha i soldi per espropriare l'area Un tesoro scoperto e subito sotterrato.
Sarà nascosta per sempre la necropoli trovata in un cantiere formata  da Ventiquattro tombe di origine punica e romana riportate alla luce dalle ruspe. Ritrovati anche gioielli, tra cui un paio di orecchini in oro.
C 'è un tesoro a due passi dalla basilica di San Simplicio, ma nessuno lo potrà mai ammirare. Perché quella parte della necropoli punica e romana di Olbia sarà presto ricoperta dalla sabbia e dal cemento. E perché in quel terreno, dove per tanti secoli sono rimaste nascoste ventiquattro tombe (con un ricco corredo funerario) dovrà sorgere un grande palazzo. La ragioni è una e anche molto semplice: la Sovrintendenza non ha i soldi per espropriare l'area, né per valorizzare quella parte della storia della città.
La scoperta è stata fatta per caso, ma non è poco importante: lo dimostra il ritrovamento, per la prima volta, di alcune tombe cartaginesi scavate nella roccia e di un paio di orecchini in oro di epoca romana. Quanto basta per entusiasmare Rubens D'Oriano, l'archeologo che da anni è impegnato nell'arricchimento dei libri della storia su Olbia. E proprio lui, che in Gallura rappresenta la Sovrintendenza archeologica ha dovuto decidere di ricoprire quella porzione di necropoli portata alla luce dalle ruspe. «Non abbiamo le risorse necessarie per renderla visibile - dice sconsolato - Ci mancano i soldi per l'esproprio, ma anche per un'opera di manutenzione frequente: insomma, non possiamo far altro che ricoprirle. Le tombe attenderanno sottoterra un Paese che in futuro sarà più attento ai suoi beni culturali».
In quel terreno, dove le ruspe hanno abbattuto il vecchio caseificio e alcune officine sull'orlo del crollo, era sotterrata una parte importante della necropoli della città antica. Le sette tombe puniche risalgono al secondo secolo avanti Cristo, cioè quando Olbia era ancora un città punica ma già sotto il potere di Roma. «Questa grande scoperta ci dimostra che l'area funeraria non era suddivisa in tante porzioni, come si credeva fino a questo momento - sottolinea D'Oriano - La necropoli invece era un'unica grande area. Aver ritrovato il corredo funerario in tutte le tombe ci permette di avviare nuovi studi sui riti funerari nell'epoca punica e nel periodo romano». Al tempo dei cartaginesi i componenti della stessa famiglia, anche a distanza tanto tempo, venivano sepolti all'interno della stessa tomba. Del corredo facevano parte brocche di vino, anforette, balsamari, monete e strigili, cioè i cucchiai usati per spalmare gli unguenti sul corpo.
Le rilevazioni più interessanti arrivano dalla zona romana della necropoli. Non solo per il ritrovamento degli orecchini. «I corredi sono poveri e questo indica che le tombe erano destinate a una classe sociale bassa - spiega Rubens D'Oriano - In quasi tutte abbiamo trovato un balsamario in vetro e una moneta. Spicca il caso di una defunta che esibiva un anello di bronzo, un sottile bracciale d'argento e gli orecchini in oro a rosetta con una piccola pietra centrale rossa».


NICOLA PINNA

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