Custodisce la storia della stampa in Sardegna. Oltre 240 anni salvati dalla distruzione e dall'oblio, ma ancora scarsamente noti al pubblico. Mariano Deidda è un tipografo cagliaritano. Il titolo di professore lo meriterebbe ad honorem, perché nessuno - come lui - sa dar voce a oggetti belli, ma altrimenti senz'anima. Nell'arco di trent'anni ha scoperto e acquisito 15 tonnellate di materiale. Si tratta degli attrezzi appartenuti a 60 tipografie attive in Sardegna a partire dalla fine del Settecento e sino alla metà del Novecento, quando secoli di storia e tradizione furono soppiantati dall'avvento delle tecnologie informatiche.
Nessun museo si è offerto di mettere in mostra la raccolta in maniera completa e stabile. Dieci anni fa un progetto venne predisposto dal Comune di Cagliari e pensato per lo spazio Search, ma non è mai stato realizzato. La Soprintendenza ha sottoposto a vincolo solo una piccola parte della collezione. Riposa, in attesa dell'attenzione che merita, in 60 cassette di legno brunito di fattura e profumo antichi. Centinaia di caratteri mobili, fregi incisi da bulini e precisione d'orefice raccontano l'attività della Stamperia reale di Cagliari, lo straordinario dinamismo culturale della Sardegna a cavallo tra età moderna e contemporanea, gusto e cura nel produrre libri, la fame di lettura e ancora la voglia di partecipare al dibattito politico attraverso i quotidiani. «Nel 1860 la Sardegna - precisa il maestro - era la regione d'Italia in cui si stampavano più periodici».
L'articolo completo, con l'intervista al tipografo, sull'Unione Sarda in edicola.
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