A Cortevezzo è rimasto solo il Peppino Giuseppe Cisari ha 91 anni e vive nella frazione del Brallo da quando è nato. Il suo diario: «Mangio tanto aglio, per questo sto bene»

  colonna sonora oltre alla classica   MA SOLITUDE ( con testo )  di GEORGES MOUSTAKI

eccone altre
a me piace vivere lentamente  ( no ricordo la canzone di de andrè in sottofondo  )

tale storia  che mi presto a  riprendere  mi  fa  rivenire   in mente    un discorso del grande  Fabrizio de Andrè   più precisamente  elogio della solitudine



A Cortevezzo è rimasto solo il Peppino
Giuseppe Cisari ha 91 anni e vive nella frazione del Brallo da quando è nato. Il suo diario: «Mangio tanto aglio, per questo sto bene»

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All’età di 91 anni, l’alpino Giuseppe Cisari detto “Peppino” vive da solo come un’eremita a Cortevezzo, piccola frazione di montagna (950 metri) che si affaccia sulla Valle Avagnone nel comune del Brallo di Pregola. Lui è l’ultimo abitante di una località che negli anni Cinquanta ospitava una sessantina di residenti, ma che oggi vede soltanto la presenza di seconde case che si riaprono solo nelle domeniche di primavera e nelle settimane di luglio e agosto..
Per sei mesi il paese è vuoto e a fargli compagnia ci sono solo i suoi quattro gatti e alcuni caprioli e daini che al calar del sole arrivano furtivi alla ricerca di erba e bacche.
«Li ho visti morire tutti. Due anni fa è mancata anche la mia ultima sorella, Angela. Ora sono solo, ma non mollo. Voglio vivere qui dove sono nato il 21 aprile del 1924. A Cortevezzo c’è tutto il mio passato, tanti ricordi e soprattutto una valle stupenda – racconta Peppino con il suo sguardo segnato dal tempo, seduto in un muretto di sassi davanti alla sua casa dal camino fumante –. Ho iniziato a lavorare all’età di 10 anni e ho fatto di tutto, dall’agricoltore alla campagna del riso in Lomellina. Poi dopo il servizio militare ad Aosta negli alpini ho venduto il carbone a Milano. Erano altri tempi, tempi durissimi. Non mi piaceva stare in quella città e sono scappato».
Per questo motivo Peppino torna a Cortevezzo per continuare a fare l’agricoltore, a zappare la terra nella sua amata valle. Soltanto lì si sentiva e si sente sereno, con la sua famiglia numerosa e i tanti amici che incontrava nel bar e alla domenica nella vicina chiesa di Corbesassi. «Avevo tre fratelli e sette sorelle ma ora non ci sono più. Non ho mai voluto sposarmi. D’altronde di donne in casa ce n’erano fin troppe. – continua a raccontare l’eremita di Cortevezzo mentre si alza aiutato dal suo bastone per andare a prendere altra legna che servirà ad alimentare il camino. – Anche se vivo da solo sto molto bene. Non mi manca nulla. Ho una pensione da 900 euro che mi permette di fare una vita dignitosa. Purtroppo rispetto a qualche anno fa mi alzo più tardi, alle sette invece delle 5. Mi preparo una colazione con pane, salame e coppa e durante il giorno mangio tanto aglio. Per questo sono arrivato a 91 anni. Dopo la colazione faccio un giro per il paese e mi metto a spaccare la legna. Mi piace tanto la pasta con il pesto che mi cucinerò a Natale. Alla sera dopo aver cenato guardo un po’ di televisione. Ci sono però tante notizie brutte e allora spegno e vado a dormire».
Peppino, fino a qualche mese fa, per fare la spesa si spostava con la sua Panda 4X4 ma ora, che non gli è stata rinnovata la patente per problemi di vista, riceve aiuto da alcuni residenti dei vicini paesi che hanno preso a cuore la sua situazione. «Andavo a fare la spesa una volta alla settimana al mercato di Varzi. – dice Peppino mentre osserva i suoi gatti miagolare davanti alla porta. – Ora però non mi vogliono ridare la patente. Sono fregato. Come faccio. La macchina la uso solo per fare piccoli spostamenti. Potrebbero ridarmela. Cosa gli costa».
L’Alpino di Cortevezzo è diventato un personaggio leggendario e conosciutissimo nelle valli che toccano le province di Pavia, Alessandria e Piacenza e in estate quando arrivano i turisti delle seconde case non vedono l’ora di rivederlo. «Nel mese di agosto ci sono tante famiglie con una decina di bambini. – afferma Peppino – Ci metto qualche giorno per abituarmi alla loro presenza. Ormai vivo da solo anche in inverno quando il sole cala alle 14.30 e la neve arriva a coprire strade, campi e case». Il 91enne Giuseppe Cisari anche se non ha il cellulare non teme per la sua salute. «Sono forte e nonostante gli anni e il bastone ho le forze necessarie per muovermi. Non ho paura di morire e poi ci sono tante persone che mi conoscono nei paesi vicini. Li vedo sempre
alla messa della domenica– Conclude Peppino – Io non voglio andarmene dalla mia terra. Lasciatemi qui». Dopo aver parlato con noi Peppino si alza ci saluta con un sorriso e una stretta di mano di altri tempi per poi spostarsi lentamente nella cascina a tagliare la legna.

Mattia Tanzi

Concordo con il commento    di 

Grande esempio, un uomo davvero forte, che dovrebbe dare l'esempio a persone così vuote e inutili che pensano all'alito del vecchietto perchè mangia l'aglio!!!!

un esempio di vita in questo caos.  

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