7.2.07

Senza titolo 1620


SABATO 17 FEBBRAIO

MANIFESTAZIONE NAZIONALE A VICENZA,

CONTRO LA GUERRA E LE BASI DI GUERRA,

PER LA PACE E LA GIUSTIZIA



 

Segue:

- Comunicato stampa dell'Arci(Dichiarazione di Paolo Beni, Presidente nazionale)


- Appello del Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin


- La politica cambi il corso delle cose (Lalla Trupia, Deputata DS) 

- Appello della Direzione Nazionale del PRC

- Firenze: Statunitensi contro la guerra scrivono a Prodi

- Lettera a Prodi da Nairobi (Flavio Lotti, Coordinatore Tavola della Pace)

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L’Arci aderisce alla manifestazione dell 17 febbraio contro l’ampliamento della base militare di Vicenza.25.01.2007 - Arci aderisce alla manifestazione del 17 febbraio contro l’ampliamento della base militare di Vicenza.
Contro la guerra e le basi di guerra. Per la pace e la giustizia.
Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci



L'Arci aderisce alla manifestazione internazionale Contro la guerra e le basi di guerra, per la pace e la giustizia che si terrà a Vicenza il 17 febbraio, condividendo la piattaforma promossa dal Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin.

Continua così l'impegno dell'associazione al fianco delle cittadine e dei cittadini di Vicenza che si oppongono all'ampliamento della base militare americana.
Daremo il nostro contributo perché il 17 ci sia una grande manifestazione, pacifica e unitaria, in grado di incidere sugli attuali orientamenti del governo nazionale e locale.
Siamo infatti convinti che sia necessario modificare una decisione che ci sembra sbagliata nel merito e nel metodo. Il nostro paese deve mettere in campo una politica forte e autonoma per la costruzione della pace, per il disarmo e la convivenza, adoperandosi perché l'Europa e le Nazioni Unite tornino ad avere un ruolo centrale nella risoluzione pacifica dei conflitti.
Nè possiamo condividere il metodo con cui si è arrivati alla decisione dell'ampliamento della base, senza confrontarsi con le comunità locali da tempo mobilitate sul tema insieme alla maggioranza dei dirigenti politici locali.
Al governo chiediamo quindi di rivedere la sua posizione sulla base di Vicenza, dando la priorità alle esigenze di sicurezza, tutela della salute e del territorio così come chiede la cittadinanza.
Si dia la parola ai cittadini. Il governo sostenga con tutti gli strumenti a sua disposizione la soluzione della consultazione democratica attraverso il referendum. Siano gli interessati a decidere su un progetto destinato a incidere sulla qualità della loro vita.
Da parte nostra, confermiamo l'impegno a continuare insieme alla comunità locale questa battaglia di democrazia e civiltà.
Roma, 24 gennaio 2007

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APPELLO del Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin
SABATO 17 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE A VICENZA, CONTRO LA GUERRA E LE BASI DI GUERRA, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA

Una mobilitazione unitaria che pone al suo centro il NO alla base Usa a Vicenza, uno degli strumenti di guerra.
Il popolo dei vicentini è contrario alla decisione  assunta dal Presidente del consiglio Romano Prodi, dal Sindaco di Vicenza Enrico Hullweck e dalla Presidente della provincia Manuela Dal Lago di concedere il territorio vicentino per la costruzione di una base militare con un impatto ambientale e sociale devastante. La contrarietà è ampia e coinvolge tutti: cittadini, movimenti, sindacati, partiti, associazioni, membri nelle istituzioni ed Enti locali.
Sulla base di Vicenza si pongono due questioni:
- la pace, l'Italia sta facendo passi importanti per restituire all'Europa protagonismo ed autonomia, mentre sul "caso"  Vicenza il governo è in contraddizione con gli atti fin'ora compiuti rispetto alla politica estera e inficia l'esercizio della stessa sovranità nazionale ;
- il rapporto con la comunità locale, la quale non può essere irrisa ma va ascoltata. La politica non può alzare un muro tra se stessa e la comunità. I cittadini devono potersi esprimere e contare.
Per questo noi, invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi, le organizzazioni della società civile, i sindacati, i movimenti e gli Enti Locali a partecipare alla manifestazione internazionale che si terrà sabato 17 febbraio a Vicenza.
Una manifestazione pacifica, di popolo, non violenta e colorata che ribadisce che la democrazia non significa imporre le decisioni dall'alto, ma si costruisce partendo dall'ascolto delle comunità che vogliono un futuro di pace, di sviluppo di qualità e di buona occupazione.

Chiediamo ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e tenacia per scongiurare il malcontento che ha imboccato la strada dell'antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni. Il governo non può non assumersi la responsabilità del confronto con la diffusa ostilità della popolazione a questa decisione, espressa dalla richiesta referendaria e da numerose mobilitazioni.
 
Chiediamo infine al governo che sia coerente col proprio programma al cui centro c'è la pace, anche opporsi alla nuova base Usa a Vicenza, strumento di guerra, significa compiere un passo avanti per costruire un mondo diverso, fatto di pace e non di guerra.
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La politica cambi il corso delle cose
Lalla Trupia
(Deputata e membro della Direzione nazionale DS.... ora "autosospesa"). 

24 gennaio 2007

De Gregorio, Presidente della Commissione Difesa, parla in queste ore di "patti segreti tra alleati da rispettare" e di cui il Governo avrebbe dovuto essere a conoscenza.

Noi pensiamo che, a 60 anni dalla guerra e dalla caduta del Muro di Berlino, con buona pace di De Gregorio, il Parlamento Italiano abbia il diritto di essere informato in piena trasparenza

Da oggi esiste in Parlamento l'Assemblea Permanente dei parlamentari e delle parlamentari contrari alla nuova base U.S.A. al Dal Molin di Vicenza. Sappiamo che la nostra non è e non sarà una battaglia né facile né breve. Sappiamo che il Governo ha già detto SI e che è improbabile che torni sui suoi passi. Eppure pensiamo che valga la pena tentare l'improbabile.

Ho imparato in tanti anni di impegno politico che la politica è utile quando vive in mezzo alla gente e pensa di poter cambiare il corso delle cose. E questo è uno di quei momenti in cui, chi ha vissuto e vive a Vicenza, è di sinistra e spera che il Governo Prodi viva per tutta la legislatura deve essere capace di fare questa politica tra la sua gente.

Ci sono diverse buone ragioni per tentare:
- Il rispetto verso una città che non può sopportare un insediamento così insensato dal punto di vista ambientale, sociale, della propria sicurezza e che in questi mesi ha detto NO in larghissima maggioranza e si è sentita umiliata e offesa due volte. Prima dal Sindaco e dalla Giunta di centrodestra che hanno preparato tutto questo all'insaputa del Consiglio Comunale e dei cittadini e che, ancor oggi, si rifiutano di concedere il Referendum consultivo perché hanno paura dell'opinione della città che non rappresentano più. Dopo, purtroppo, dalla decisione favorevole alla nuova base del mio Governo, che in pochi minuti, dopo aver raccontato loro bugie nelle sedi istituzionali, ha delegittimato tutte le parlamentari e i parlamentari dell'Unione e gli stessi partiti di centrosinistra, che a Vicenza si erano - tutti - pronunciati per il NO.
- L'impegno a rappresentare le comunità che ci eleggono, visto che il legame con i propri concittadini, quando se ne condividono orientamenti e preoccupazioni, è un dovere democratico. Governare bene significa decidere non con imposizioni dall'alto, ma ascoltando anche ciò che dice il territorio. Non l'aveva affermato Prodi in campagna elettorale come segno di discontinuità nei confronti del Governo Berlusconi?
- La preoccupazione che a Vicenza, in questa parte così difficile ma importante per l'Unione e per la stabilità del Governo, vincano "l'antipolitica", la sfiducia verso tutti e tutto e dunque cresca il contrario del moderatismo spesso usato a sproposito come caratteristica politica di queste genti - che si chiama estremismo antiistituzionale di cui il Veneto è stato purtroppo teatro in anni passati.
- La speranza che il Governo Prodi, da noi votato con entusiasmo e sostenuto con convinzione, non deluda la passione e la domanda di discontinuità dagli anni così sofferti di governo delle destre anche nella politica estera e di pace. I primi sei mesi ci hanno dato fiducia, attraverso atti coraggiosi e nuovi, che hanno ridato parola e ruolo al nostro paese in Europa e nel mondo. In primo luogo, ma non solo, con il ritiro delle nostre truppe dall'IRAK, da una guerra sanguinosa e sbagliata in cui era stato tascinato il nostro paese. Questa fiducia rischia di crollare su quel SI sbrigativo pronunciato a Bucarest a una nuova base U.S.A. a Vicenza.

Chiediamo al nostro Governo che abbia la forza di ripensarci. Vogliamo continuare ad essere amici degli americani, a rispettare i trattati internazionali, ma vogliamo farlo da paese autonomo e sovrano. De Gregorio, Presidente della Commissione Difesa, parla in queste ore di "patti segreti tra alleati da rispettare" e di cui il Governo avrebbe dovuto essere a conoscenza. Noi pensiamo che, a 60 anni dalla guerra e dalla caduta del Muro di Berlino, con buona pace di De Gregorio, il Parlamento Italiano abbia il diritto di essere informato in piena trasparenza.
Questo chiediamo al Governo dell'Unione e ci aspettiano che lo venga a chiarire presto nelle sedi istituzionali appropriate.

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Appello della Direzione Nazionale del PRC, alla mobilitazione contro la base 'Ederle 2'
17 FEBBRAIO - TUTTI A VICENZA!
La Direzione Nazionale del PRC decide l'adesione del Partito alla manifestazione

del 17 febbraio a Vicenza contro l'ampliamento della base militare USA.



La decisione di ampliare la base militare, presa nella scorsa legislatura dal governo precedente e confermata dal Presidente del Consiglio, viene imposta contro la volontà delle popolazioni coinvolte, contraddice l'aspirazione alla pace, maggioritaria nel popolo italiano, contrasta con il programma dell'Unione.
Cambiarla e ottenere il pronunciamento vincolante della popolazione sono gli obiettivi per i quali ci sentiamo impegnati con assoluta determinazione.

Come è stato nelle straordinarie mobilitazioni per la pace e nella pratica delle grandi vertenza territoriali, è possibile lo sviluppo di un movimento largo, radicale nei contenuti di cambiamento, pluralistico e unitario nella capacità di coinvolgimento.

Rivolgiamo un appello al Partito per una partecipazione attiva, come è stato per la manifestazione contro la precarietà e affinché si estenda nel territorio una rete attiva di solidarietà e sostegno alla lotta di Vicenza.

La Direzione Nazionale del PRC

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Firenze. Statunitensi contro la guerra scrivono a Prodi
25 gennaio 2007
Gli statunitensi contro la guerra di Firenze, ha scritto una lettera al presidente del consiglio Romano Prodi, per manifestare la contrarieta' all'ampliamento della base Usa di Vicenza. Il gruppo, composto da cittadini Usa residenti in Toscana, gia' in passato e' sceso in piazza per protestare contro la guerra degli Stati Uniti in Iraq. ''Gentile Presidente Prodi - si legge nella lettera - speravamo che il Suo governo avesse a cuore un'alleanza con il popolo degli Stati Uniti piuttosto che un'alleanza solo con l'amministrazione del Presidente George Bush. Speravamo che il Suo governo invertisse la rotta, ripudiando la tendenza, sorpassata, alla militarizzazione e favorendo invece la conversione delle basi in luoghi di dialogo e cultura a beneficio dei cittadini''. ''Ci uniamo agli italiani che in queste ore si impegnano nelle tante manifestazioni di dissenso dalla Sua decisione di dare via libera all'ampliamento della base di Vicenza - conclude la missiva - come ci uniamo ai milioni di statunitensi che lotta no per un futuro di pace''.
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24.1.2007 il manifesto
Lettera a Prodi da Nairobi
Flavio Lotti
, Coordinatore
Tavola della Pace

Caro Presidente Prodi, le scrivo da Nairobi, nel cuore dell'Africa, seduto accanto a due milioni e cinquecentomila persone che in questa città sono costrette a sopravvivere e a morire miseramente con in tasca meno di un dollaro al giorno. Li ho incontrati a Kibera, la più grande baraccopoli dell'Africa, da dove è partita la Marcia per la pace che ha aperto i lavori del Forum Sociale Mondiale. Camminando insieme a loro, dal quartiere più povero a quello più ricco di Nairobi, ho avvertito un profondo disagio per le ingiustizie che continuano ad uccidere ogni minuto centinaia di bambini e bambine, donne e uomini innocenti. Questa mattina li ho incontrati nuovamente a Korogocho, la discarica di Nairobi, dove si è svolta la prima assemblea del Forum sociale mondiale: un'assemblea eucaristica carica di preoccupazioni, di gioia e di speranza.
Caro Presidente, vista da qui a Nairobi, la base militare che gli Stati uniti intendono costruire a Vicenza appare un insulto a tutte queste persone private della dignità e di ogni diritto, straziate dalla fame e dalle peggiori malattie, violentate e abusate, ignorate e abbandonate dal mondo. Immersi in questa miseria, la costruzione di una nuova base di guerra è un inaccettabile spreco di denaro pubblico. E le cose inaccettabili non possono essere accettate. Di chiunque sia quel denaro, sono soldi sottratti alla lotta alla povertà.
Cosa dobbiamo dire ai ragazzi e alle ragazzi che, forse per la prima volta, sono usciti dalle loro baracche per marciare al nostro fianco chiedendo giustizia, diritti umani, pace? Cosa dobbiamo dire quando ci chiederanno perché l'Italia ha deciso di appoggiare la costruzione di questa nuova base? Perché signor Presidente? Quale nobile motivo ha spinto il suo Governo ad assumere una decisione così importante? Quanti aiuti umanitari partiranno dalla nuova base di Vicenza? Quante vite umane riusciremo a salvare grazie a questa nuova infrastruttura strategica?
Si dice che gli impegni internazionali si debbono mantenere. Ma allora... perché l'Italia mantiene sempre gli impegni militari con il governo Usa e non rispetta gli impegni contro la povertà che il governo si è assunto con l'Onu e tutti gli altri governi del mondo, come gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio?
Come faremo a spiegare che anche quest'anno dovranno cavarsela da soli perché l'Italia ha stanziato per la cooperazione internazionale solo una piccola somma incapace persino di toglierci da quell'angusta posizione che ci identifica come il paese più avaro dell'occidente? Quest'anno non c'erano soldi per salvare la loro vita. Non ce n'erano neanche l'anno scorso. Com'è possibile allora che ogni anno il nostro bilancio militare segni un nuovo record?
Tra qualche settimana forse qualcuno di loro forse sbarcherà a Lampedusa e diventerà immediatamente clandestino da rinchiudere in un Centro di permanenza temporanea in attesa di essere espulso. Altri moriranno lungo la strada.

Caro Presidente, cosa possiamo dire a questa gente?

Sono qui al nostro fianco. Hanno fame e sete ma non c'è né cibo né acqua. Ne hanno bisogno ora. Domani per alcuni sarà già troppo tardi. Vorrebbero vivere in pace ma, ad ogni istante, sono vittime di una violenza inconcepibile. Non c'è nessun esercito in grado di proteggerli.

Sono qui al nostro fianco, signor Presidente.

Cosa gli dobbiamo dire?


In queste situazioni anche il silenzio uccide.

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