La fidanzata di Padoa Schioppa
I due giovani «innamorati»
Anche gli illuministi cedono alla forza irrazionale della passione.
In età senile, Barbara Spinelli e Padoa Schioppa si sono innamorati: ciò non è strano come sembra.
I gerontologi sanno che succede così anche negli ospizi per vecchi.
In quei luoghi di vacanza pre-mortuaria dove «o' pesce», come lo chiamano a Napoli, «non ha più pensieri», infuriano passioni roventi, nient'affatto impediti da pannoloni e sedie a rotelle.
Padoa non ha mai dovuto render conto di nulla: non ha pensieri propri, letteralmente, a parte quelli che gli vengono dettati dal «Washington consensus» e dal Fondo Monetario.
Il suo cervello, felicemente libero, è aperto ai richiami di Cupido.
Fatto sta che Padoa Schioppa ha abbandonato la moglie Fiorella Kostoris, economista di scostante e immotivata presunzione, e s'è accasato con la sua Barbie.
Li unisce l'ideologia oligarchica: lei è figlia del massone Altiero, massimo artefice delle trame dietro le quinte che hanno proliferato l'eurocrazia a-democratica; e lui è stato l'inventore dell'euro e della «crisi monetaria pianificata» (quella che tutti ci ammorba) in qualità di economista preferito da Jacques Delors, in odore di pedofilia (quest'ultimo).
Si somigliano anche nella pretesa di pensosità, di emettere oracoli; e nella convinzione della loro superiorità su tutti gli altri goym.
Erano fatti per cadere l'uno nelle vizzose braccia dell'altro.
Questa circostanza privatissima doveva essere esposta in via preliminare, per comprendere l'enorme e furente articolessa che la Spinelli ha scritto per La Stampa di domenica. (1)
Un rovente editoriale a tutta pagina, che commenta la crisi del governo Prodi: o meglio prende le difese del suo Tommaso, ministro-chiave nel governo.
Qui, la forza dell'amore si rivela con gli ululati di rabbia, le bave d'odio che la Barbie vomita sulla sinistra estrema, colpevole secondo lei di aver rischiato di far cadere il suo Schioppa.
E' «un male italiano», ulula l'innamorata: «L'ideologismo di un'estrema sinistra che ha avuto la sciagurata leggerezza di candidare irresponsabili al Parlamento», anzi, peggio: «Una patologia che affligge la maggior parte dei politici e tutta la classe dirigente, attori economici, intellettuali, i giornalisti».
Questa patologia che colpisce tutti, Confindustria, ultrasinistri, artigiani, giornalisti de Il Corriere, elettori di sinistra (tutti tranne lei e il suo Tom) consiste in «un'amnesia»: questi, che si permettono di criticare le azioni del governo, dimenticano che il Prodi-Schioppa li ha salvati da «dieci anni dominati da Berlusconi».
E' questo il pericolo estremo che gli ultrasinistri («i perdenti radicali») hanno dimenticato.
Nella prosa furibonda della Barbie, il Cavaliere assurge al rango di Male Assoluto.
La metafora antinazista non è casuale.
Per la Spinelli, i senatori rifondaroli che hanno bocciato il loro stesso governo, anzi tutta la «classe dirigente, guarda da nove mesi al governo Prodi attraverso le lenti falsificatrici di Berlusconi».
Dunque ci siamo: chi critica il governo anche da sinistra si macchia «oggettivamente» di berlusconismo, è succube della sua nefasta influenza.
E' lo stesso ragionamento per cui chi critica Israele come oppressore è antisemita, negatore dell'olocausto e membro onorario del Terzo Reich.
Chi protesta contro un governo che lascia i soldati in Afghanistan, che ha aumentato l'esazione fiscale in modo spietato, che punisce gli artigiani, che fa comunella con il blocco dei banchieri nazionali e globali (Goldman Sachs) «adotta l'antipolitico spregio della politica ereditato dal decennio berlusconiano».
«Le menzogne di Berlusconi mirano a far apparire il governo illegittimo», grida la Spinelli: lesa maestà!
E gli irresponsabili di Rifondazione, soggiogati dalle TV di Berlusconi, gli danno ragione.
Un esempio? L'idea berlusconiana che «i senatori a vita non possono sostenere la maggioranza senza perdere dignità morale».
E' una menzogna: e l'innamorata, perso il lume della ragione, cita Cossiga che avrebbe votato in passato per Berlusconi senza essere allora accusato di immoralità.
Le sfugge - l'amore acceca - che la situazione qui è un po' strana: tutti i senatori a vita, nessuno
escluso, sono stati scelti e nominati «in quanto» sostenitori della sinistra.
Potrebbero essere sostituiti da robot, la Comau (FIAT) potrebbe fornirle macchine computerizzate ad un prezzo sicuramente più basso di quel che ci costano i robot Cossiga, Ciampi, Colombo e Scalfaro.
Tanto si tratta di votare in un modo solo.
L'ansia per le sorti del suo Tom la travolge.
Essa intima agli smemorati che hanno rischiato di rimettere in sella il Cavaliere: «Consegnare per la terza volta l'Italia a Berlusconi è un'opzione che deve sparire».
E' un diktat, è un ordine che viene dai piani alti, tutti squadra e compasso, che la Barbie frequenta da quando ce l'ha introdotta papà Altiero.
«L'opzione deve sparire» ha un senso alquanto inquietante.
Il Cavaliere ha tutti i difetti della sua superficialità ed ignoranza politica (basta vedere le persone di cui si è circondato).
Ma ha anche quasi il 30 % dei voti degli italiani.
Mettiamo che vinca le elezioni.
Come si fa a farlo sparire come «opzione»?
La Barbara Spinelli non arretra davanti all'ovvia risposta: con la «dittatura» di Prodi.
Il governo che ci schiaccia il collo, specie ora che Prodi ha obbligato tutti i suoi partiti e partitelli a firmare i dodici punti, è diventato una «dittatura di salute pubblica».
E' «un CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale formato tra le più diverse forze per ricostruire la legalità dopo il '43»: la dittatura provvisoria partigiana e antifascista.
A questo siamo di nuovo.
Il suo Tommaso è lì per servire la patria (e la Goldman) dal fascismo che torna con la faccia di Silvio.
E' lì come co-dittatore con Prodi.
Qualunque errore, contraddizione, tassazione o porcheria vanno perdonati a questo regime, perché è un governo di salute pubblica.
Qualunque critica è vietata.
Così si salva la democrazia: con la dittatura oligarchica dei tecnocrati e dei banchieri.
Così ha sempre pensato Altiero Spinelli, il papà.
Ma così pensano, fateci caso, le Brigate Rosse: se Berlusconi è il Male Assoluto (ancorchè votato a maggioranza relativa), se si tratta di liquidarlo come «opzione», allora è giusto - anzi un dovere - prendere le armi, incarcerare i dissidenti, gambizzare e ammazzare i suoi complici oggettivi.
Lo dice anche Giorgio Bocca, che c'è di nuovo il fascismo.
Lo dice anche Scalfari di Repubblica, che ha esortato Prodi a costituirsi in dittatura di salute pubblica.
E' il pensiero e l'intenzione di tutto un ambiente, potente e benissimo ammanicato, giù giù fino ai sindacati e al partito armato.
Ciò che allarma, è che questo dev'essere anche il «pensiero» (se così si può chiamare l'attività neuronale dell'individuo) di Padoa Schioppa.
L'innamorata ripete cose che i due si saranno detti a letto, nei salotti che frequentano insieme, nelle eurocrazie di cui entrambi sono interni.
Riflette i loro intimi scambi, quelli che gli americani chiamano i «pillow talks» («i discorsi del cuscino» post-coitum), e insieme la grande strategia del blocco parassitario di potere cui partecipano.
E temibile.
Le legittimità è solo la loro, perché si amano e ci guadagnano; la democrazia non conta, se contesta questa legittimità, e i posti lucrosi, e i lussuosi salotti di cui sono padroni o servi, le loro sinecure,
i loro privilegi.
Questo è il nostro destino: siamo vittime della forza dell'amore senile, come giustamente accade quando ci si lascia governare da decrepiti intramontabili e irresponsabili.
Solo un'ultima obiezione: la modesta proposta alla direzione di La Stampa di sospendere le collaborazioni della Barbara Spinelli, almeno fino a quando le fiamme dell'amore per il ministro dell'Economia non si saranno, non si dice estinte, ma cominceranno a languire.
La fidanzata del ministro non può scrivere a difesa del malgoverno del suo ministro convivente: c'è qui un conflitto d'interesse.
La Barbie parla palesemente «pro domo sua», letteralmente intesa come il suo nuovo nido d'amore. Mica solo Berlusconi ha i conflitti d'interesse.
Non c'illudiamo che la proposta possa essere accolta.
Ma non si sa mai.
Dopotutto La Stampa s'è privata degli articoli di un'altra innamorata pazza: quelli che Fiamma Nirenstein, sposata ad un colonnello del glorioso Tsahal, mandava da Israele.
Pezzi di un'oggettività e lucidità a tutti nota, ma alquanto oscurati dal palese conflitto d'interesse.
La Nirenstein oggi scrive su Il Giornale, dove può dare sfogo ai suoi ululati anti-semiti (anti-arabi) per amore di Sion e del marito: là non si guarda per il sottile.
Speriamo, dunque, contra spem.
Maurizio Blondet
Note
1) Barbara Spinelli, «Il perdente radicale», La stampa, 25 febbraio 2007.
1 commento:
maurizio ma se due s'innamorano lascia che si amino come gli pare. non fare dietrologia o ironia becera sui sentimenti. è meschino.
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