7 febbraio 2007 - Operazione trasparenza, emanata la direttiva Nicolais sul patrimonio dei manager pubblici
Con la direttiva di Nicolais è scattata un’importante operazione trasparenza. Gli alti dirigenti, infatti, devono comunicare alla propria amministrazione i propri redditi, nonché i beni in loro possesso. Inoltre, le stesse amministrazioni sono obbligate a verificare la legittimità degli incarichi conferiti ai propri dipendenti e comunicarla alla Funzione Pubblica che dovrà riferirne in Parlamento. Il tutto in nome, appunto, della “trasparenza e fedeltà di chi lavora per il pubblico”.
In realtà, esiste già una legge degli anni ’90 che prevede che vengano comunicati l’ultima dichiarazione dei redditi, gli immobili posseduti, azioni o quote di partecipazione a società, altri tipi di investimenti finanziari, incarichi nei consigli di amministrazione o nei collegi dei sindaci di società.
Finora, la legge è stata inapplicata, ma da oggi diverrà vincolante e consentirà a tutti di consultare i redditi dei burocrati italiani. Inoltre, la direttiva (che sarà inviata a tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e periferiche, alle università e agli enti locali) impone che ogni amministrazione debba pubblicare sul proprio sito i compensi pagati ai dirigenti esterni, ai consulenti, ai membri di commissioni e collegi, ai vertici degli enti, agli amministratori delle società di proprietà pubblica. Il buon esempio l’ha dato proprio il Ministero di Nicolais, che ha pubblicato gli stipendi annui dei 12 consulenti esterni e dei 7 consiglieri del Ministro.
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Giovedì, 15 febbraio 2007
- I direttori pronti a cacciare i travet
Una trentina di capi del personale di ministeri ed enti hanno messo a punto la loro riforma del pubblico impiego. Un documento corposo e molto duro, articolato in vari capitoli dalla mobilità alle sanzioni disciplinari, che ieri è approdato al Ministero per la Riforma e l’Innovazione nella P.a. Se il giuslavorista Pietro Inchino invoca misure drastiche per risolvere i problemi dell’amministrazione pubblica italiana, liberandola dalla zavorra dei fannulloni, i direttori del personale dimostrano di non essere da meno: cancellare gli aumenti a pioggia per la produttività dei dipendenti pubblici, differenziare i salari in base a una valutazione reale del merito, ma anche trasferire d’ufficio i dipendenti in esubero verso le amministrazioni che hanno carenza di personale e, nei casi estremi in cui non sia possibile ricollocarli, licenziarli. Estranei all’equilibrio tra opposte esigenze, quelle del Governo e quelle dei sindacati, che ha partorito il memorandum sul pubblico impiego dello scorso gennaio, i capi dei travet ci vanno giù duro. (Italia Oggi)
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Finanziaria: 500mila euro tetto stipendi manager pubblici
Si fermerà a 500.000 euro l’anno lo stipendio di manager delle società non quotate partecipate dal ministero dell’Economia.
Le stesse società dovranno avere cda più snelli, i cui membri dovranno dire addio a stipendi e liquidazioni da nababbi. Nel maxiemendamento alla Finanziaria viene recepito un emendamento già presentato dal governo che stabilisce che dovrà essere contenuto il numero dei componenti del consiglio di amministrazione e per il conferimento di nuovi incarichi il ministero “determina la misura dei compensi e gli eventuali trattamenti accessori, del legale rappresentante e dei dirigenti, in misura non superiore a un tetto massimo di 500mila euro all’anno”. È possibile derogare solo per “comprovate ed effettive esigenze” per decisione del ministero.
I cda, invece, “non possono deliberare con il proprio voto favorevole clausole contrattuali che, al momento della cessazione dell’incarico o del rapporto di lavoro, prevedano per gli stessi soggetti benefici economici superiori ad un’annualità di indennità o stipendio”. Si mette così un freno alle ‘liquidazioni d’oro’ dei manager pubblici.
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Dal Corriere della Sera di oggi
MANAGER PUBBLICI SALTA IL TETTO DEGLI STIPENDI
Roma, il colpo di mannaia assestato dalla Finanziaria agli stipendi degli altissimi dirigenti dello Stato è scongiurato. Il consiglio dei ministri dovrebbe infatti approvare oggi un disegno di legge che, di fatto aggira il tetto dei 250 mila euro lordi annui agli stipendi dei manager esterni che assumono incarichi di qualsiasi tipo nell'amministrazione pubblica , negli enti e nelle societa' pubbliche non quotate. ( ma non erano 500 ? aggiungo io )
La nuova norma servira' innanzi tutto ad evitare la possibile uscita di quanti dal 1 gennaio di quest'anno rischiavano in virtu' di quel comma della Finanziaria, di vedersi pesantemente decurtato lo stipendio.
Non pochi, considerato che lo stipendio del direttore generale di un ministero importante come ad esempio quello di Vittorio Grilli al ministero dell'Economia, è ben superiore al tetto dei 250 mila euro, rappresentato dallo stipendio del primo presidente di sezione della Corte di Cassazione, parametro della norma. La modifica prevista dal Sdl ( Non sara' un decreto per non urtare la sensibilita' del Parlamento, che aveva voluto ibtrodurre la norma) serve, pero', anche in prospettiva. Perche' è altrettanto evidente la difficolta' di reperire sul mercato, con un simile tetto allo stipendio, manager cui affidare compiti spesso molto delicati. Il disegno di legge prevede che il limite si applichi non piu' solo ai "dirigenti esterni", ma anche a quelli nel ruolo della pubblica amministrazione . Prevedendo pero', per entrambi la possibilita' di una deroga con la semplice comunicazione al Governo e al Parlamento e la pubblicazione dei nominativi dei relativi emolumenti e delle ragioni della deroga sul sito internet dell'amministrazione. Con lo stesso Ddl dovrebbero essere ampliati anche i vincoli posti alla Finanziaria alla spesa del Tesoro per le consulenze relative alle privatizzazioni.
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