18.2.07

Senza titolo 1648

 lo so  che non è bello  ( è hanno  ragione  quelli dell'ex sito di  bynoi a defirmi  il troll  del copia e incolla vedere  podst  precedenti  che potete  trovare  sotto la tag  aggiornnamento faq  )    usare    cosi spudoratamente i post  degli altri\e  soprattutto   di voi cdv  ,  ma  non riesco   ad trovare   parole  per  rispondere all'alga  (  spazzatura  nel    dialetto   dela mia città )  alla cantiòiena di Berlusconi  e la sua  cricca   che  accusa  d'essere  anti americani  . Riporto  qui il bellissimo  e lucidissimo  intervento  della cdv  fronesis82.splinder.com/
 che  ha  fattto delle  sue  inquietudini la sua forza propulsiva  e  : << La maggior parte degli uomini   sono filosofi   iin quanto operano  praticamente  e nel loro operare   è contenuta  implicitamente una concenzione del mondo   , una  filosofia   .  ( Antonio Gramnsci in quaderni dal carcere ) >>  dal  suo template

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Siamo tutti anti-americani?

postato da FronEsis82 alle ore 15:06
sabato, 17 febbraio 2007



Alcuni giornalisti di destra e di sinistra, distinzione denotata solo dalla premessa individuale d’appartenenza ad una o all’altra cultura politica, si affrettano a riconoscere, nel movimento "No Dal Molin", di contrarietà alla costruzione dell’ennesima base statunitense in terra nostrana, una forma di anti-americanismo. Mi rendo conto che parlare delle reali cause di tanto sommovimento potrebbe togliere quel velo retorico che ricopre la concretezza degli interessi dei cittadini di Vicenza.
La manifestazione si apre con una moltitudine di persone che probabilmente non hanno mai sfilato in un corteo, che protestano legittimamente per questioni che riguardano l’urbanistica, il pericolo dell’inquinamento di ogni genere, contrari ad una coatta imposizione che ne farebbe dei facili bersagli in caso di conflitto. Le problematiche politiche non sono che un elemento addizionale, se pur importantissimo, che assoda la servitù della nazione italiana, lo sfregio alla sovranità dello Stato.
Se esiste un anti-americanismo ideologico lo ritengo assolutamente marginale: l’insofferenza verso un’occupazione che perde di senso, perso nella Storia del secolo scorso, che agli occhi degli italiani risulta sempre più ingiustificabile, onerosa, rischiosamente nociva per la stessa salute degli abitanti delle zone limitrofe alle basi, per motivi legati a sostanze di uso bellico e a pratiche militari, considerata la sempre più diffusa consapevolezza della tragicità della guerra e dei suoi effetti, questa non è che l’affermazione di quei diritti che la democrazia ogni tanto dimentica di avere sancito, se pur in via spesso solo formale.
Il richiamo all’ideologia è, oltre che fuorviante, strumentale al giustificazionismo di chi si schiera dall’altra parte della barricata. È oltre tutto un tentativo semplicistico di delegittimazione della protesta. Una fallacia in cui non possiamo cadere: se veramente dobbiamo ricondurre la questione ad un fatto puramente ideologico, privo di ogni cogenza, mi chiedo infine “siamo tutti anti-americani?”



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7 commenti:

kiino ha detto...

...è stata una grandissima manifestazione di civiltà e non solo,

alla quale i Nostri governanti ne dovranno tener conto!!!

Mi dispiace solo per i molti parassiti

dell'opposizione che non sia successo quello che si aspettavano,

e che le due o tremila persone(stima della polizia) si siano dimostrate di MOLTO superiori a loro.

Grazie a tutti i partecipanti di questa STUPENDA manifestazone!!!

luciamerli ha detto...

[Continua da sopra...]

Caro D'Avossa, lo scambio di battute tra Putin e Parisi mi è stato fatto notare anche da una lettrice, Adriana Marrè. Questa risposta vale dunque per entrambi. Il Consiglio permanente Nato- Russia fu effettivamente creato nel 1997. Ma una data ancora più importante fu quella del 28 maggio 2002 quando Bush, Putin e i capi di Stato o di governo di tutti i Paesi dell'Alleanza si riunirono a Pratica di Mare e firmarono la dichiarazione di Roma. Fu in quella occasione, dopo gli attentati dell'11 settembre, che venne deciso di trasformare il Consiglio in "un meccanismo per consultazione, costruzione del consenso, cooperazione, decisioni e azioni congiunte per gli Stati membri e la Russia su una larga gamma di questioni di sicurezza nella regione Euro-Atlantica". Avemmo allora l'impressione che si fosse costituta una nuova Nato, in cui i caratteri dell'alleanza originaria, creata contro la minaccia sovietica, sarebbero progressivamente scomparsi per lasciare il posto a una grande organizzazione destinata a perseguire la sicurezza collettiva dell'intera Europa e delle regioni turbolente che la circondano. Ma quelle promesse non si sono realizzate. Anziché lavorare per la graduale trasformazione della Nato, gli Stati Uniti hanno preferito adottare due linee apparentemente contraddittorie, ma perfettamente conformi alla visione del mondo concepita negli ambienti neo-conservatori di Washington. Daun lato hanno conservato e accentuato le caratteristiche della Nato come alleanza politico-militare in cui l'America avrebbe continuato ad avere una posizione dominante. Hanno voluto "annettere " alla Nato tre repubbliche ex sovietiche: Estonia, Lettonia, Lituania. Hanno direttamente o indirettamente sostenuto i movimenti democratici in Russia, Ucraina, Bielorussia, Georgia: iniziative apparentemente encomiabili, ma destinate a infastidire la Russia. Hanno creato nuove basi nei Balcani e deciso di spostare in Bulgaria una parte delle loro installazioni tedesche. Hanno annunciato la creazione in Polonia e nella Repubblica Ceca di basi antimissilistiche. E il vice presidente Dick Cheney ha fatto nella primavera del 2006 un viaggio in Europa durante il quale ha contemporaneamente criticato la Russia e auspicato l'allargamento della Nato ad altri Paesi. Maal tempo stesso gli americani hanno fatto le loro guerre unilateralmente, senza sottoporre piani, progetti e modalità di esecuzione al Consiglio Atlantico di Bruxelles. Franco Venturini ha ragione quando scrive (Corriere del 12 febbraio) che Putin teme un colpo di mano degli Stati Uniti contro l'Iran. Non sappiamo se un attacco americano contro le centrali nucleari iraniane sia effettivamente nella mente di Bush. Ma sappiamo che il segretario generale della Nato ne sarà informato, se mai accadrà, mentre i missili americani saranno già in viaggio verso l'obiettivo. Temo che per le sue speranze, caro D'Avossa, occorra attendere tempi...

luciamerli ha detto...

[Continua da sopra...]

Lo stesso presidente Putin nel suo criticato intervento a Monaco, ha citato il nostro responsabile della Difesa per contestare che il multilateralismo dell'Onu è una cosa, quello della Nato e dell'Ue sono un'altra, da lui ovviamente non accettabile. Poi c'è stato un chiarimento con il ministro Parisi ma proprio queste sono la percezione e la preoccupazione in Russia delle decisioni dell'Alleanza atlantica, dell'Ue o semplicemente americane, come quest'ultima d'impiantare, in Polonia e nella Repubblica Ceca, sistemi missilistici contro il terrorismo. Quest'anno si celebrerà a San Pietroburgo il decennale dell'"atto" che ha reso possibile l'attuale consiglio Nato-Russia a frequenza mensile. Se non ci si arriverà con qualche idea nuova, capace di coinvolgere l'"anima russa", si aprirà un'altra stagione fredda nei rapporti internazionali e si faranno passi indietro, non certo avanti. Lei stesso, parlando de "Le basi americane in Italia, ieri e oggi", ha posto l'interrogativo se "contribuiscano alla sicurezza dell'Italia". Come non essere certi che analogo dubbio si ponga in Russia, constatando quanto sia diffuso un sentimento "antirusso" specie in Paesi già appartenenti al Patto di Varsavia. Perché non favorire, invece, una effettiva integrazione aprendo un dibattito sulla convenienza di recuperare il "patriottismo russo", cosa ben diversa da quello condannato dalla storia "sovietico"? Si riuscirebbe forse a identificare quella mitica "nuova frontiera", evocata da un presidente ancora compianto come Kennedy, proprio nella terra che ha sconfitto prima Napoleone e poi Hitler. Ecco che pensare a un "generale russo" quale comandante supremo delle forze alleate in Europa con un "segretario generale americano", non sarebbe più un'utopia ma un modo per ricominciare a pensare alto e grande.


Gen. Gianalfonso d'Avossa, gadadov@yahoo.com


luciamerli ha detto...

[Continua da sopra...]

Caro D'Avossa, lo scambio di battute tra Putin e Parisi mi è stato fatto notare anche da una lettrice, Adriana Marrè. Questa risposta vale dunque per entrambi. Il Consiglio permanente Nato- Russia fu effettivamente creato nel 1997. Ma una data ancora più importante fu quella del 28 maggio 2002 quando Bush, Putin e i capi di Stato o di governo di tutti i Paesi dell'Alleanza si riunirono a Pratica di Mare e firmarono la dichiarazione di Roma. Fu in quella occasione, dopo gli attentati dell'11 settembre, che venne deciso di trasformare il Consiglio in "un meccanismo per consultazione, costruzione del consenso, cooperazione, decisioni e azioni congiunte per gli Stati membri e la Russia su una larga gamma di questioni di sicurezza nella regione Euro-Atlantica". Avemmo allora l'impressione che si fosse costituta una nuova Nato, in cui i caratteri dell'alleanza originaria, creata contro la minaccia sovietica, sarebbero progressivamente scomparsi per lasciare il posto a una grande organizzazione destinata a perseguire la sicurezza collettiva dell'intera Europa e delle regioni turbolente che la circondano. Ma quelle promesse non si sono realizzate. Anziché lavorare per la graduale trasformazione della Nato, gli Stati Uniti hanno preferito adottare due linee apparentemente contraddittorie, ma perfettamente conformi alla visione del mondo concepita negli ambienti neo-conservatori di Washington. Daun lato hanno conservato e accentuato le caratteristiche della Nato come alleanza politico-militare in cui l'America avrebbe continuato ad avere una posizione dominante. Hanno voluto "annettere " alla Nato tre repubbliche ex sovietiche: Estonia, Lettonia, Lituania. Hanno direttamente o indirettamente sostenuto i movimenti democratici in Russia, Ucraina, Bielorussia, Georgia: iniziative apparentemente encomiabili, ma destinate a infastidire la Russia. Hanno creato nuove basi nei Balcani e deciso di spostare in Bulgaria una parte delle loro installazioni tedesche. Hanno annunciato la creazione in Polonia e nella Repubblica Ceca di basi antimissilistiche. E il vice presidente Dick Cheney ha fatto nella primavera del 2006 un viaggio in Europa durante il quale ha contemporaneamente criticato la Russia e auspicato l'allargamento della Nato ad altri Paesi. Maal tempo stesso gli americani hanno fatto le loro guerre unilateralmente, senza sottoporre piani, progetti e modalità di esecuzione al Consiglio Atlantico di Bruxelles. Franco Venturini ha ragione quando scrive (Corriere del 12 febbraio) che Putin teme un colpo di mano degli Stati Uniti contro l'Iran. Non sappiamo se un attacco americano contro le centrali nucleari iraniane sia effettivamente nella mente di Bush. Ma sappiamo che il segretario generale della Nato ne sarà informato, se mai accadrà, mentre i missili americani saranno già in viaggio verso l'obiettivo. Temo che per le sue speranze, caro D'Avossa, occorra attendere tempi migliori.,

La Nato e la Russia insieme: un progetto fallito


luciamerli ha detto...

Mi permetto di postare un intervento di Sergio Romano sul Corriere indicante chiaramente i pericoli del militarismo perseguito dagli usa dominati dai neo-cons..

antiamericani no ma anti neo-cons sicuramente no..


La Nato e la Russia insieme: un progetto fallito


Lo stesso presidente Putin nel suo criticato intervento a Monaco, ha citato il nostro responsabile della Difesa per contestare che il multilateralismo dell'Onu è una cosa, quello della Nato e dell'Ue sono un'altra, da lui ovviamente non accettabile. Poi c'è stato un chiarimento con il ministro Parisi ma proprio queste sono la percezione e la preoccupazione in Russia delle decisioni dell'Alleanza atlantica, dell'Ue o semplicemente americane, come quest'ultima d'impiantare, in Polonia e nella Repubblica Ceca, sistemi missilistici contro il terrorismo. Quest'anno si celebrerà a San Pietroburgo il decennale dell'"atto" che ha reso possibile l'attuale consiglio Nato-Russia a frequenza mensile. Se non ci si arriverà con qualche idea nuova, capace di coinvolgere l'"anima russa", si aprirà un'altra stagione fredda nei rapporti internazionali e si faranno passi indietro, non certo avanti. Lei stesso, parlando de "Le basi americane in Italia, ieri e oggi", ha posto l'interrogativo se "contribuiscano alla sicurezza dell'Italia". Come non essere certi che analogo dubbio si ponga in Russia, constatando quanto sia diffuso un sentimento "antirusso" specie in Paesi già appartenenti al Patto di Varsavia. Perché non favorire, invece, una effettiva integrazione aprendo un dibattito sulla convenienza di recuperare il "patriottismo russo", cosa ben diversa da quello condannato dalla storia "sovietico"? Si riuscirebbe forse a identificare quella mitica "nuova frontiera", evocata da un presidente ancora compianto come Kennedy, proprio nella terra che ha sconfitto prima Napoleone e poi Hitler. Ecco che pensare a un "generale russo" quale comandante supremo delle forze alleate in Europa con un "segretario generale americano", non sarebbe più un'utopia ma un modo per ricominciare a pensare alto e grande.


Gen. Gianalfonso d'Avossa, gadadov@yahoo.com


luciamerli ha detto...

volevo dire..antiamericani no, anti neo-cons si..

kiino ha detto...

...siamo anti....di tutta quella squallida gente che per realizzare i

loro squallidi interessi è disposta a tutto.

Hai sentito il commento dei partecipanti americani........

o erano anche Loro anti.....