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5.6.25

potrebbe essere un idea Orfani di femminicidio: «Rendiamo gratuita la psicoterapia per bimbi e adolescenti senza madre»


corriere della dìsera tramite msn.it
Storia di Valentina Rorato
• 19 ora/e •


Sono in media 150 le donne che ogni anno muoiono in Italia per mano di un uomo, spesso il marito, il fidanzato o un ex che non si è rassegnato. Sono figlie, sorelle e madri. Hanno famiglie a cui non torneranno, famiglie lasciate sole, che devono misurarsi con il dolore della perdita e al tempo stesso non hanno diritto a un supporto psicologico. Come si fermano i femminicidi e come si possono aiutare queste famiglie? «Bisogna ascoltare le vittime. Dare voce alle donne. E restituire dignità ai familiari», commenta Damiano Rizzi, psicoterapeuta dell’infanzia e adolescenza e presidente dell’Ong Soleterre. «Non si può contrastare un fenomeno strutturale come il femminicidio senza ascoltare chi lo ha subito, chi ha perso una madre, una figlia, una sorella. Le vittime dirette e indirette non sono testimoni muti. Sono portatrici di una conoscenza insostituibile».
È vittima non solo chi muore, ma anche chi resta a fare i conti con il vuoto della morte o con la brutalità della violenza subita. E la vittima per definizione è fragile e ha bisogno di un supporto psicologico, di cui però non ha diritto: «Non è un’opzione accessoria. Non è una prestazione da mercato. È un diritto fondamentale di salute, che deve essere garantito e reso accessibile - prosegue Rizzi -. Nel nostro Paese, persino gli orfani di femminicidio devono pagarsi la psicoterapia. Bambini e adolescenti privati della madre per mano del padre, abbandonati anche dalle istituzioni. È uno scandalo sanitario e politico. Serve un intervento immediato del Ministero della Salute per istituire un fondo nazionale che garantisca presa in carico psicologica gratuita per le donne vittime di violenza e per tutti i familiari dei femminicidi».
Damiano Rizzi non è solo uno psicoterapeuta dell’infanzia e adolescenza, è anche il genitore adottivo di un bambino orfano di femminicidio. «La mia esperienza non è un caso privato. È un pezzo di realtà che chiede di essere riconosciuto, ascoltato, tradotto in politiche pubbliche - continua l’esperto -. Si stima che, a giugno 2024, fossero 417 gli orfani sotto i 21 anni a causa di femminicidi. Il femminicidio è una crisi sociale e psicologica che richiede un intervento di salute pubblica. Forte, determinato, capace di risolvere. Come accaduto in diversi Paesi europei. Non è impossibile. Occorre sapere su cosa agire. È essenziale implementare programmi di prevenzione, educazione affettiva e supporto psicologico. Lo Stato non può continuare a trattarlo come un fatto privato o a negarlo». Nel suo libro, «La guerra a casa» (edizione Altreconomia), racconta una storia dolorosa e, purtroppo, vera, partendo da una telefonata che lo ha svegliato nel cuore della notte annunciandogli che la sorella Tiziana era stata uccisa dal marito. Con un gruppo di amici, ha creato anche Tiziana vive, una Onlus che ha come obiettivo la prevenzione.

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