Da
La Nuova Sardegna
Nuoro 19.7.2025
La tradizione I tappeti di Sarule rischiano di scomparire, l’arte tessile cerca nuove mani: anche
Appello agli uomini per imparare l’uso del telaio. Poche le artigiane rimaste
di Luca Urgu
Sarule C’era un tempo - ormai lontano - in cui bastava percorrere le strade di Sarule per sentire il suono del pettine in legno sul telaio. Raccontano che in paese ce ne fosse praticamente uno in ogni casa. Di una tipologia particolare, quello verticale. Una rarità nell’area del Mediterraneo. Ebbene, quello era rumore sordo e ripetitivo che accompagnava il lavoro - quasi a dettarne il ritmo - delle tessitrici. Una sorta di colonna sonora, una musica scesa oggi notevolmente di decibel. Eppure l’arte del tappeto della burra sarulese resiste grazie alle artigiani che si contano sulle dita di una mano. Animate dalla grande passione per un’arte antica che ha i suoi colori, trame che rimandano alla tradizione. Un mondo affascinante dove negli ultimi anni i designer guardano con sempre maggiore interesse e allo stesso tempo l’universo dell’arte. Ora a lavorarci per creare la burra, il famoso e pregiato tappeto di Sarule interamente realizzato con la lana di pecora, sono rimaste in poche.
Carmela Brandinu, 56 anni, è una di loro. La donna racconta la sua infatuazione per la tessitura, un amore mai sopito malgrado negli anni, le vicende e le fortune legate a quest’arte siano state alterne. «Si, io ho iniziato da piccola, ho imparato da ragazzina, Poi ho continuato un corso all'Isola, ho lavorato nella cooperativa che esisteva in paese e al centro pilota. Quando questa esperienza si è conclusa ho continuato in privato», racconta l’artigiana che ha anche indossato l’abito di insegnante nei corsi realizzati in paese dalle amministrazioni comunali. «La passione per fare il tappeto è sempre viva, perché è un'arte che una volta che si impara non si dimentica e ci si augura sempre di tramandare alle nuove generazioni». Le ultime amministrazioni comunali hanno realizzato dei corsi seguiti da una dozzina di persone.
Altri contributi stanno arrivando dal Gal Barbagia Mandrolisai. «Siamo pochissime a saper lavorare la burra. Io e la mia amica siamo tra le più giovani. Sarebbe un peccato disperdere questo patrimonio di conoscenze», dice Carmela che insieme al figlio Fabio, ha costituito una cooperativa “Il telaio”. E apre al mondo maschile che storicamente sia a Sarule che anche negli altri centri storici della tessitura, non ha mai partecipato come forza lavoro. Insomma una sorta di parità di genere da telaio che abbatta nuove barriere. «Certo che si. Può essere anche un lavoro fatto da un ragazzo, l'importante è che abbia la passione di lavorare al telaio, di stare sempre seduto, di imparare tutti i meccanismi del tessere. Ben vengano gli uomini sono bene accetti», rimarca Carmela Brandinu.
Per il sindaco di Sarule Maurizio Sirca l’apertura verso l’universo maschile dall’artigiana è intrigante. «Sicuramente scardina un po' la visione del lavoro di genere è un'apertura interessante da guardare di buon occhio. Segno di una società che cambia e dove i ruoli diventano sempre più intercambiabili e complementari anche nel mondo delle professioni», dice il primo cittadino. «L’obiettivo è comune e per raggiungere il risultato serve un fronte compatto e trasversale. Ben venga la collaborazione tra uomini e donne. La speranza da sarulese è che questo appello venga raccolto con curiosità ed entusiasmo. In effetti sono i requisiti che servono per preservare e far vivere sempre con maggiore forza un’attività secolare evitando che scompaia e che possa generare reddito. A questo punto possiamo dire grazie alle donne ma a questo punto speriamo in un futuro di poter di rivolgere lo stesso rimngraziamento agli uomini che hanno creduto e investito in questa nobile e straordinaria arte», ha concluso Maurizio Sirca.
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