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4.7.25

A Solarussa una piazza per Roberta Zedda, uccisa 22 anni fa nell'ambulatorio del paese Il fratello: «Sento vivo dentro di me il ricordo di quel giorno


 fonte  unione  sarda  4\7\2025

Tre luglio del 2003: nell'ambulatorio della guardia medica di via Garibaldi venne uccisa la dottoressa Roberta Zedda, per mano di quello che doveva essere un paziente in cerca di cura.
Il Comune ora, a distanza di 2  anni dall'assassinio, ha deciso di intitolare una piazza
del paese alla memoria di Roberta. L'inaugurazione e la benedizione della piazza di fronte al Comune avverrà proprio il 3 luglio. L'iniziativa è promossa dall'amministrazione comunale di Solarussa, in collaborazione con il Comune di Sanluri e la Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici.
Era il 3 luglio 2003, un giovedì di passione: la dottoressa di Sanluri,
Roberta Zedda, viene assassinata nell’ambulatorio di guardia medica a Solarussa dove prestava servizio. Ieri a 22 anni esatti da quel disastro, l’Amministrazione comunale di Solarussa le ha dedicato la piazza principale del paese, di fronte al Comune, e una scultura realizzata su progetto di Roberto Virdis.
La cerimonia«Solarussa - dice il sindaco, Mario Tendas - a Roberta Zedda stimata e benvoluta da tutti aveva intestato l’ambulatorio dove ha sacrificato la vita per servire la comunità e con una targa il defibrillatore donato dal comitato di San Gregorio. Oggi le dedichiamo la piazza principale e la scultura a ricordo della professionista gentile e garbata». Il fratello della dottoressa, Antonello Zedda, non ha parole: «Vorrei evitare di fare dichiarazioni, preferisco rimanere in silenzio». Parole di dolore esprimono i colleghi intervenuti alla cerimonia voluta dall’intera amministrazione. Presenti le autorità provinciali, consiglieri regionali, il presidente nazionale dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli, e quello provinciale, Antonio Sulis. Tantissima la folla unita nella preghiera durante la messa celebrata da don Mariano Pili nella chiesa della Madonna delle Grazie: pace, perdono, Dio ti salvi.
La tragedia
Né Dio né gli uomini quel 3 luglio di 22 anni fa hanno fermato la mano impazzita di Mauro Zancudi, il ragazzo che armato di un coltello a serramanico si era scagliato contro Roberta Zedda che con tutte le forze cercava di respingere le sue folli avances, come racconterà dopo poche ore dall’omicidio ai carabinieri. Il pubblico ministero chiederà l’ergastolo, si chiuderà con la condanna a 30 anni.
Le due mamme
Ma torniamo al 3 luglio 2003. Le telefonate di due mamme ai carabinieri si incrociano nel cuore della notte, tra il 2 e il 3. Una arriva da Solarussa: «Mio figlio è strano, agitato. Non vorrei che gli sia successo qualcosa, vi prego venite a casa».
Poco prima ai militari un’altra donna in ansia telefonava da Sanluri: «Da ore non abbiamo notizie di mia figlia, è il medico di guardia notturna a Solarussa. Potete andare a controllare in ambulatorio?». Partono le pattuglie. L’ambulatorio è illuminato ma il medico, la 32enne Roberta Zedda, non apre e non risponde al telefono.
La scoperta
Sfondano la porta, la trovano per terra, il corpo trafitto da coltellate (più di 20 diranno i medici legali), sangue dappertutto. Una pattuglia piomba nella casa del ragazzo nervoso, turbato. «Racconta ai carabinieri cosa ti è successo», implora la mamma. I militari capiscono e dopo dieci ore di interrogatorio avranno la conferma. «Sì, sono stato io. Ho bussato, mi ha aperto, sono entrato, ho chiesto la ricetta, ero solo». L’aggressione, la difesa, le coltellate.
Sogni infranti
Roberta, laureata da 4 anni, sempre sorridente e disponibile con chi la notte bussava alla porta dell’ambulatorio privo di sistemi di sicurezza (le guardie e le telecamere arriveranno solo dopo) aveva accettato quel lavoro pericoloso che, aveva confidato a un’amica, avrebbe fatto in attesa della specializzazione in malattie infettive. Non è andata così, i sogni si sono spenti in un luglio d’inferno, a due passi dalla piazza per sempre di Roberta Zedda, la ragazza in camice bianco assassinata in una notte nera.



In realtà sono stati però i cittadini a voler mantenere vivo il ricordo della dottoressa. Tempo fa l'amministrazione aveva promosso un sondaggio finalizzato ad individuare figure illustri a cui intitolare alcune vie e piazze del paese. Oltre il 40% dei 484 cittadini coinvolti nell'indagine ha indicato il nome di Roberta Zedda come meritevole di essere inserito nella toponomastica comunale. E ora il volere dei cittadini si concretizza.


L'intitolazione a Solarussa (foto Pinna)

Un specchio circolare che rappresenta due comunità: Solarussa e Sanluri, sopra tante rose bianche donate dai bambini. Due paesi che 22 anni fa, il 3 luglio del 2002, piansero per la morte della dottoressa Roberta Zedda, uccisa nell'ambulatorio della guardia medica di via Garibaldi. Morì a soli 33 anni per mano di quello che doveva essere un paziente in cerca di cura. Da stasera a Solarussa c'è una piazza dedicata alla sua memoria. Si trova davanti al Comune.
È stata inaugurata alla presenza delle autorità ma soprattutto dei cittadini. Sono stati loro del resto a voler mantenere vivo il ricordo della dottoressa di Sanluri.
Tempo fa l'amministrazione aveva promosso un sondaggio finalizzato ad individuare figure illustri a cui intitolare alcune vie e piazze del paese. Oltre il 40% dei 484 cittadini coinvolti nell'indagine ha indicato il nome di Roberta Zedda come meritevole di essere inserito nella toponomastica comunale. E oggi il volere dei cittadini si è concretizzato.
«Nonostante sia passato un lasso di tempo così lungo da quella tragedia che ha spento i sogni della giovane dottoressa nel nostro paese è rimasto un legame stretto, forte e indelebile - ha detto il sindaco Mario Tendas - Vorrei inoltre che questa piazza diventi uno spazio su cui riflettere, un punto di partenza».
L'iniziativa è stata promossa dall'amministrazione comunale di Solarussa, in collaborazione con il Comune di Sanluri e la Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici. Alle 18,30 è stata celebrata la messa, poi la cerimonia di intitolazione. Era presente anche l'architetto Roberto Virdis che ha ideato la scultura in memoria alla dottoressa. «Il suo non è stato sacrificio inutile - spiega invece Filippo Anelli, Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri - Sono state tante le iniziative organizzate da quell'omicidio per sensibilizzare sul tema della violenza nei confronti degli operatori sanitari. Nessuno deve morire sul posto di lavoro. Una situazione inaccettabile, soprattutto nel campo della sanità dove c'è dedizione e altruismo».
Presente ieri anche la mamma di Roberta, Eifisiana, assieme al fratello Antonello che, con gli occhi lucidi, è intervenuto per salutare tutti i presenti: «Sento vivo dentro di me il ricordo di quel giorno, di mia sorella Roberta, anche se la sua assenza domina da 22 anni». E poi ha letto una poesia come se stesse parlando proprio lei, Roberta: «A voi che restate vorrei dire che sto bene ma non posso. Sono quel che ero nel vostro ricordo. Cercatemi nel cielo, fra le stelle, quando la notte è profonda io sono la scintilla». E l''applauso ha riempito la piazza.

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