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26.7.25

Mai più, avverbi vuoti da la botte di diogene blog filosofico di Mario domina

C’era un tempo in cui erano chiari ed inequivocabili il concetto di “




progresso” e quello di “umanità”: per chi, come me, era nato nei primi anni ’60, ovvero pochi anni dopo la guerra mondiale, in un periodo di grande crescita e di grandi promesse (la cosiddetta “grande accelerazione”), significava l’adesione incondizionata ad un programma universale: mai più guerra, mai più Shoah, mai più Hiroshima, mai più morte per fame. MAI PIÙ .il trauma che stiamo vivendo riguarda proprio la rimozione di quei tabù: non che in questi 80 anni non ci siano state guerre, stragi di civili e carestie, ma nel discorso pubblico generale era diventato inammissibile, illegale, immorale che ciò avvenisse.           Oggi non è più così, si parla tranquillamente di danni collaterali, di difesa della propria esistenza e dei propri valori a costo della distruzione di vite inermi, giustificando l’orrore. Si parla di riviere a Gaza, di espulsioni di massa e di annessioni. Si spara su chi già sta morendo di fame. Quel patrimonio comune e universale è stato spazzato via a partire dal 7 ottobre, non solo nella sostanza, ma anche nella forma e nel linguaggio.Sì certo, c’erano state le guerre jugoslave (a proposito degli smemorati che cianciano del lungo periodo di pace in Europa) e quelle mediorientali, le cosiddette “guerre umanitarie” con tanto di esportazione della democrazia a suon di bombe – ma siamo ormai ad un punto di non ritorno. Anche la corsa al riarmo e il nucleare non sono più dei tabù: sono anzi ritenuti dei dispositivi necessari (persino dei volani per l’economia) a protezione del progresso e della “democrazia” – parola che non ha più alcun senso, basti vedere da quali bocche viene farfugliata. Tutti quei “mai più” girano a vuoto e – come ebbe a dire il pastore luterano di Betlemme Munther Isaac – “noi ci risolleveremo, l’abbiamo sempre fatto, anche se questa volta sarà più difficile. Non so voi però, voi che siete rimasti a guardare mentre ci sterminavano. Non so se potrete mai risollevarvi

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