Roberto Perra, 30 anni, di Sinnai, è un radioamatore col nome in codice Sardegna River junior, proprietario di un’auto munita di ben 27 antenne.
La sua storia raccontat a sull'unione sarda del 28\9\2025
«Ascolto le vite degli altri, ma non sono un impiccione. È un modo per imparare. Faccio tesoro di quello che sento». Roberto Perra ha 30 anni, vive a Sinnai, lavora come corriere e guida una Ford Mondeo grigia dalla quale spuntano decine di antenne. «È una macchina in continua evoluzione: adesso
dovrebbero essere 27, ma ho perso il conto perché aggiungo sempre qualche elemento. Una cosa è certa: non la venderei mai». Seguendo le orme del padre Ignazio, volontario del 118 morto quando lui aveva solo 11 anni, Roberto è diventato un radioamatore e ha maturato una passione sfrenata per i Cb ovvero quelli che i meno esperti chiamano “baracchini”. «Di mio padre ho tenuto il nome in codice: io sono “Sardegna River”, ho solo aggiunto “Junior”. Questa passione è esplosa tre anni fa e ora ascolto tutti: camionisti, camperisti, radioamatori semplici. Tutti hanno qualcosa da condividere».
L’estate com’è andata?
«Bene, è la stagione in cui c’è più traffico sulle frequenze, perché ci sono molti turisti. Soprattutto gli svizzeri sono appassionati di radio».
Qualche storia curiosa?
«Un camionista molto triste perché al figlio avevano rubato il telefonino a scuola, ma lui non poteva fare nulla perché era lontano da casa. Mi è dispiaciuto molto per lui».
La sua radio non ha confini.
«Esatto: posso arrivare dappertutto, anche in Groenlandia se voglio, però è inutile perché tanto non capisco la lingua. Invece l’inglese l’ho migliorato proprio restando sintonizzato».
Cosa ascolta in America?
«La polizia, i vigili del fuoco e la stradale. Lì le conversazioni tra agenti in auto non sono protette come in Italia, ormai ho imparato i loro codici».
Per esempio?
«Quando vogliono dire “Fuori servizio” per far sapere che si stanno fermando un attimo, magari per andare in bagno o prendere un caffè, dicono 10-7. Quando rientrano il codice è 10-8».
Qualcosa di più elettrizzante?
«Ho sentito tutte le chiamate durante i roghi a Los Angeles. Una tragedia».
Tornando in Italia, cosa dice a questi sconosciuti?
«Io preferisco ascoltare, intervengo raramente. E comunque si parla di tutto, di cose tecniche ma anche di problemi familiari. Per molti è uno sfogo e si può anche diventare amici. È come una seconda famiglia».
Amici nella vita reale?
«Qualcuno. Ma quelli veri sono i radioamatori. Una volta ho “incrociato” un signore di Capoterra e poi ci siamo incontrati dal vivo».
Mai trovato l’amore?
«No, quello mai».
Problemi con i vicini che temono le intercettazioni?
«No, quello che faccio è legale, ascolto solo chi sa di essere sintonizzato. Quando mi hanno chiesto spiegazioni, le ho date senza problemi».
Quanto tempo dedica a questo hobby?
«Più o meno due ore al giorno. Posso connettermi quando voglio, anche con il telefonino dove ho installato ben 478 applicazioni».
Un bel numero.
«Sì, ma sono un appassionato di telecomunicazioni ed è normale. Il baracchino alla fine mi serve a questo: comunicare con il resto del mondo».
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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