L'articolo Lamborghini nel posto disabili: lo criticano sui social, lui risponde e zittisce tutti preso dal portale msn.it proviene da Autoappassionati.it
Un post indignato contro un’auto di lusso parcheggiata in uno stallo per disabili ha acceso il web. Ma la risposta del proprietario ha capovolto la storia, dando a tutti una lezione di civiltà.
Una Lamborghini Huracan parcheggiata in un posto riservato ai disabili, in un parcheggio pubblico nel Regno Unito, ha scatenato una bufera di commenti indignati sui social. “Chi ha una supercar si sente autorizzato a fare ciò che vuole”, scriveva un utente su Facebook. Ma la verità, come spesso accade, era ben diversa da quanto si pensasse. E a ribaltare completamente la narrazione è stato proprio il proprietario della vettura.
Il post virale e il pregiudizio immediato
La foto della supercar – vistosa, nera, ribassata, con cerchi scuri e pinze freno rosse – è apparsa nel gruppo locale Spotted Torquay, accompagnata da una didascalia sarcastica:
“Hai una Lamborghini? Allora puoi parcheggiare dove ti pare, anche se togli un posto a chi ne ha davvero bisogno.”
La reazione è stata immediata: oltre mille commenti, la maggior parte accusatori. Qualcuno suggeriva che una multa non avrebbe comunque inciso su chi può permettersi un’auto da oltre 200.000 euro. Altri insinuavano che il parcheggio fosse stato scelto solo per evitare graffi o sportellate.
Una risposta silenziosa, ma potente
A rimettere ordine ci ha pensato lo stesso proprietario, che ha risposto con un’immagine che vale più di mille parole: una foto in posa accanto alla sua Lamborghini, con il contrassegno disabili ben visibile e – soprattutto – le sue due gambe prostetiche.
Il commento? Ironico ma elegante:
Lamborghini-Huracan-Disabled-Parking-Space-2
“Una foto per tutti i miei fan.” La reazione del gruppo non si è fatta attendere: l’amministratore si è pubblicamente scusato per il pregiudizio, spiegando anche che, su molte supercar, i contrassegni disabili tendono a scivolare o restare nascosti sul cruscotto inclinato.
Disabilità invisibili e giudizi affrettati
L’episodio ha aperto un dibattito molto più ampio: tanti altri utenti, anch’essi disabili, hanno raccontato esperienze simili, in cui sono stati ingiustamente accusati di usare impropriamente posti riservati.
Perché la disabilità non è sempre visibile. E proprio chi ne soffre – anche se guida una citycar o una hypercar – spesso deve affrontare lo stigma e il sospetto solo perché non corrisponde allo stereotipo del “disabile tipo”.
Il rispetto parte dallo sguardo
In fondo, questa vicenda insegna qualcosa che va oltre un parcheggio: non si può giudicare una persona dal veicolo che guida. Né si dovrebbe dare per scontato che chi vive con una disabilità debba rinunciare a bellezza, performance o piacere di guida.
Sulla strada e nella vita, serve rispetto, prima ancora del diritto. Anche (e soprattutto) quando ciò che vediamo non corrisponde a ciò che ci aspettiamo.