Dopo questa news ( di cui riporto sotto l'articolo ) , e la bellissima poesia di sephiroth777 ,ovvero lo sfruttamento sessuale da parte di una mman di una ragazza di 12 , sono ancora di più convinto che accorre visto la sua impossibile eliminazione data la sua antichità e il suo essere cosi radicato della legalizzazione e il controllo da parte dello stato come avviene nel nord europa .
Dallla nuova sardegna del 14\5\2007
SASSARI. I clienti facevano la fila per avere un rapporto con quella ragazzina dalla pelle nera. Guardata a vista dalle colleghe, lei si vendeva ogni sera nella zona industriale di Sassari. Il 26 aprile, quando i carabinieri bloccarono una prostituta evidentemente più piccola dei diciotto anni dichiarati, a Predda Niedda ci fu il fuggi fuggi generale di uomini in cerca di sesso e donne in vendita. I medici hanno stabilito che la ragazza, da allora ospite in un centro di accoglienza, ha solo quattordici anni. Una inchiesta della Procura di Genova, che oggi approda in udienza preliminare, svela inediti e agghiaccianti retroscena della storia. La giovanissima, infatti, è la stessa che, secondo le accuse, due anni fa venne venduta a una maman. A soli dodici anni, Leonore sarebbe stata una delle tante schiave del sesso costrette a battere il marciapiede per ripagare i padroni che le portano in Italia. Sono sedici gli imputati di riduzione in schiavitù, compravendita di persone e favoreggiamento della prostituzione.
La maman aveva paura di lei, anche se non lo avrebbe mai confessato. Non in sua presenza. Il fatto è che la maman temeva che Leonore fosse una strega. Altrimenti dove trovava, lei così minuta, la forza di gelare chi la picchiava con uno sguardo impavido? E poi, perché riusciva a starsene ostinatamente seduta in disparte, senza degnare di uno sguardo i clienti, quando la sua padrona la mandava a battere il marciapiede? Meglio liberarsi alla svelta di quella ragazzina che prima di partire dalla Nigeria aveva fatto il giuramento voodoo di fedeltà, però non sembrava particolarmente impressionata dalla minaccia che il dio Ogun potesse incenerirla.
Così, nel novembre 2005, Leonore venne venduta per poche migliaia di euro a un’altra maman che aveva bisogno di carne fresca da far prostituire tra i capannoni di un’anonima zona industriale. A Sassari, in Sardegna. Un posto come un altro per Leonore, che qualcuno aveva prelevato nella capanna di un villaggio in Nigeria.
Ma, anche nella città sarda, la piccoletta diede filo da torcere alla nuova padrona. «Tua figlia è arrogante - tuonò un giorno, al telefono, la donna con la madre della ragazza -. Mi ha chiesto di poterti chiamare ma io, quando ero sotto la mia maman, mi mettevo in ginocchio per pregarla di chiamare i miei genitori». «Perdonala» implorò la madre che, evidentemente, sapeva bene cosa faceva Leonore per vivere. E però non poteva, o non voleva, fare niente per salvarla.
Forse oggi le maman di Leonore avranno capito che la forza sovrumana di quella ragazzina era solo l’incoscienza dell’età. Perché Leonore, sottratta nei giorni scorsi dai carabinieri ai clienti in fila nella zona industriale di Sassari, ha solo quattordici anni. Quindi ne aveva dodici quando arrivò in Italia in aereo con un passaporto falso, un debito da pagare a chi l’aveva presa in consegna dai suoi genitori. Prologo precocissimo di una vita da marciapiede.
Leonore potrebbe essere una delle tante schiave, comprate e vendute, trattate come un oggetto di carne viva in quell’imperscrutabile dedalo tracciato dai nuovi mercanti delle donne. Suoi connazionali, con protezioni altolocate in patria e il denaro sufficiente per comprare le ragazze nei villaggi sperduti e portarle in Italia con in tasca un documento falso. E un debito da pagare con il proprio corpo.
La storia di Leonore è solo una di quelle che stamane, a Genova, saranno rievocate dal pubblico ministero Giovanni Arena in una udienza preliminare che vede sedici persone (quindici nigeriani e un italiano) imputate di riduzione in schiavitù, compravendita di esseri umani, violazione della legge sulla immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione. Tra queste persone ci sarebbe anche l’ultima padrona di Leonore - Faith Omokaro, 31 anni, nigeriana, residente a Sassari ma attualmente detenuta - e l’uomo che nel novembre di due anni fa andò a prelevare la ragazza al porto di Genova per portarla a Sassari. Qui, in un anonimo appartamento di via Lamarmora, il 28 giugno 2006 si chiuse un capitolo della storia di Leonore.
Quella mattina, molto presto, arrivò la polizia con un ordine di custodia cautelare per Faith, firmato dal giudice delle indagini preliminari Maria Teresa Rubini. Fu la conclusione di una indagine aperta un anno prima della squadra Mobile di Genova. La coppia, difesa dall’avvocato Giuseppe Onorato, si difende negando le accuse.
L’indagine, ora al vaglio della magistratura, offre uno squarcio inedito sulla tratta delle ragazze nere che ogni sera vagano nelle periferie cittadine. Relitti umani in balìa dei loro padroni e degli uomini che le comprano per pochi euro. Padroni in subaffitto.
Leonore un anno fa venne identificata, come gli altri occupanti dell’appartamento, dalla polizia. Risultava ventenne, almeno dai documenti, ma sarebbe proprio la stessa ragazza fermata il 26 aprile scorso dai carabinieri in città. Dai controlli, anche sanitari, cui è stata sottoposta, risulta che la ragazzina ha solo quattordici anni.
La storia di Leonore, così come viene raccontata nell’ordinanza di custodia cautelare e nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è simile a tante altre ma aiuta a capire come funziona (o come funzionerebbe, avvertono gli avvocati difensori degli imputati, invocando doverosamente la presunzione di innocenza per i propri assistiti) lo schiavismo del terzo millennio.
Nel novembre 2005 Leonore era a Genova da qualche mese ma la sua maman - Abiodun Egbor, 32 anni - si era stufata di lei. Una telefonata a Victor Osawaru, 30 anni, presunto capo delle maman, e la giovanissima viene «sistemata» a Sassari da Faith, che già de tempo chiede una nuova ragazza. Abiodun è felice di consegnarle la ragazza, ma chiede a Victor di farle fare un rito magico da un santone «perché si metta a lavorare, almeno con la nuova maman». L’«affare» viene concluso una settimana dopo. Al telefono, Victor suggerisce a Faith di telefonare alla madre di Leonore per informarla di averla comprata. Al telefono, Abiodun riferisce a Victor che la madre dell’adolescente è preoccupata per il sospetto di stregoneria che aleggia su sua figlia. La peggiore accusa, annota il gip di Genova, che possa essere mossa a una donna nigeriana.
«Le ho detto che non dovevano parlare dell’accusa - spiega Victor alla maman -. Lei si è lamentata che in questo modo verrà sfruttata da due persone. Le ho detto che se la vendiamo o no, l’importante è che vada a stare bene dove andrà. Così ho detto a sua madre, che tu hai tolto un po’ dal suo debito... Hai capito?».
«L’ho sgridata così - insiste l’uomo - e sua madre ha cercato di calmarmi. Le ho detto che non mi piacciono le cose senza senso, che la figlia non può parlare così. Ho detto alla madre cosa ha fatto per cui l’hanno accusata di essere una strega. Le ho detto che starà meglio dove andrà, perché lì fanno presto a estinguere... Vanno due volte a lavorare lì. Se è furba, andrà sia a quello di giorno che a quello della notte. La polizia non le controlla lì...».
Invece a Sassari - almeno stando alle intercettazioni confluite nella ordinanza di custodia cautelare e poi nel fascicolo processuale - Leonore continua a mostrare un carattere ribelle. È Faith, sfogandosi al telefono con il suo compagno, a lamentarsi perché la ragazza avrebbe spedito soldi di nascosto alla madre. «La picchierò appena torna a casa» annuncia la donna a un’amica, anche lei maman, che le suggerisce di chiamare la madre della ragazzina minacciandola che le manderà dei ragazzi perché la violentino.
Nuovi problemi quando Leonore rifiuta di tagliarsi capelli e le unghie delle mani e dei piedi («è noto - scrive il gip Rubini - che occorrono per fare riti voodoo»). «Mi ha chiesto per quale motivo debba fare questa cosa - si sfoga la maman - e le ho detto che se non vuole farlo da sola ci penserò io, con le forbici, ma deturpandola». Al compagno, che le chiede di non picchiare più la giovane («tanto l’importante è che paghi il suo debito»), Faith annuncia di avere chiesto a suo padre, in Nigeria, di andare a prendere la madre di Leonore e di imporle il «giuramento» voodoo. In modo tale che nel caso in cui la figlia le dovesse inviare del denaro o le dovesse telefonare, di nascosto, Ogun (il dio del ferro) le ucciderà una alla volta. Perché Leonore è un problema, non porta niente dalla «strada», mentre le altre ragazze consegnano anche 1.500 euro ogni dieci giorni alla loro maman.
Faith non sa che le sue minacce, che non fanno presa su Leonore ma terrorizzano sua madre in Nigeria, sono ascoltate dalla polizia di Genova. Qualche settimana più tardi è lei a conoscere il ferro, ma delel sbarre in una cella.
A giudicare dall’inchiesta, la giustizia italiana sarebbe stata capace di scoprire i suoi «padroni». Ma, fino al 26 aprile, non sarebbe riuscita a liberare Leonore. Che, evidentemente, dopo l’arresto della sua presunta sfruttarice ha trovato un’altra maman. Qualche settimana fa, i carabinieri hanno sorpreso la ragazzina a battere a Predda Niedda. Per quella baby prostituta dallo sguardo fiero c’era la fila, hanno spiegato i carabinieri che l’hanno accompagnata in un centro di prima accoglienza per minori. L’unico momento magico per la bambina nigeriana che non ebbe paura di sfidare il dio Ogun.
Dallla nuova sardegna del 14\5\2007
SASSARI. I clienti facevano la fila per avere un rapporto con quella ragazzina dalla pelle nera. Guardata a vista dalle colleghe, lei si vendeva ogni sera nella zona industriale di Sassari. Il 26 aprile, quando i carabinieri bloccarono una prostituta evidentemente più piccola dei diciotto anni dichiarati, a Predda Niedda ci fu il fuggi fuggi generale di uomini in cerca di sesso e donne in vendita. I medici hanno stabilito che la ragazza, da allora ospite in un centro di accoglienza, ha solo quattordici anni. Una inchiesta della Procura di Genova, che oggi approda in udienza preliminare, svela inediti e agghiaccianti retroscena della storia. La giovanissima, infatti, è la stessa che, secondo le accuse, due anni fa venne venduta a una maman. A soli dodici anni, Leonore sarebbe stata una delle tante schiave del sesso costrette a battere il marciapiede per ripagare i padroni che le portano in Italia. Sono sedici gli imputati di riduzione in schiavitù, compravendita di persone e favoreggiamento della prostituzione.
La maman aveva paura di lei, anche se non lo avrebbe mai confessato. Non in sua presenza. Il fatto è che la maman temeva che Leonore fosse una strega. Altrimenti dove trovava, lei così minuta, la forza di gelare chi la picchiava con uno sguardo impavido? E poi, perché riusciva a starsene ostinatamente seduta in disparte, senza degnare di uno sguardo i clienti, quando la sua padrona la mandava a battere il marciapiede? Meglio liberarsi alla svelta di quella ragazzina che prima di partire dalla Nigeria aveva fatto il giuramento voodoo di fedeltà, però non sembrava particolarmente impressionata dalla minaccia che il dio Ogun potesse incenerirla.
Così, nel novembre 2005, Leonore venne venduta per poche migliaia di euro a un’altra maman che aveva bisogno di carne fresca da far prostituire tra i capannoni di un’anonima zona industriale. A Sassari, in Sardegna. Un posto come un altro per Leonore, che qualcuno aveva prelevato nella capanna di un villaggio in Nigeria.
Ma, anche nella città sarda, la piccoletta diede filo da torcere alla nuova padrona. «Tua figlia è arrogante - tuonò un giorno, al telefono, la donna con la madre della ragazza -. Mi ha chiesto di poterti chiamare ma io, quando ero sotto la mia maman, mi mettevo in ginocchio per pregarla di chiamare i miei genitori». «Perdonala» implorò la madre che, evidentemente, sapeva bene cosa faceva Leonore per vivere. E però non poteva, o non voleva, fare niente per salvarla.
Forse oggi le maman di Leonore avranno capito che la forza sovrumana di quella ragazzina era solo l’incoscienza dell’età. Perché Leonore, sottratta nei giorni scorsi dai carabinieri ai clienti in fila nella zona industriale di Sassari, ha solo quattordici anni. Quindi ne aveva dodici quando arrivò in Italia in aereo con un passaporto falso, un debito da pagare a chi l’aveva presa in consegna dai suoi genitori. Prologo precocissimo di una vita da marciapiede.
Leonore potrebbe essere una delle tante schiave, comprate e vendute, trattate come un oggetto di carne viva in quell’imperscrutabile dedalo tracciato dai nuovi mercanti delle donne. Suoi connazionali, con protezioni altolocate in patria e il denaro sufficiente per comprare le ragazze nei villaggi sperduti e portarle in Italia con in tasca un documento falso. E un debito da pagare con il proprio corpo.
La storia di Leonore è solo una di quelle che stamane, a Genova, saranno rievocate dal pubblico ministero Giovanni Arena in una udienza preliminare che vede sedici persone (quindici nigeriani e un italiano) imputate di riduzione in schiavitù, compravendita di esseri umani, violazione della legge sulla immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione. Tra queste persone ci sarebbe anche l’ultima padrona di Leonore - Faith Omokaro, 31 anni, nigeriana, residente a Sassari ma attualmente detenuta - e l’uomo che nel novembre di due anni fa andò a prelevare la ragazza al porto di Genova per portarla a Sassari. Qui, in un anonimo appartamento di via Lamarmora, il 28 giugno 2006 si chiuse un capitolo della storia di Leonore.
Quella mattina, molto presto, arrivò la polizia con un ordine di custodia cautelare per Faith, firmato dal giudice delle indagini preliminari Maria Teresa Rubini. Fu la conclusione di una indagine aperta un anno prima della squadra Mobile di Genova. La coppia, difesa dall’avvocato Giuseppe Onorato, si difende negando le accuse.
L’indagine, ora al vaglio della magistratura, offre uno squarcio inedito sulla tratta delle ragazze nere che ogni sera vagano nelle periferie cittadine. Relitti umani in balìa dei loro padroni e degli uomini che le comprano per pochi euro. Padroni in subaffitto.
Leonore un anno fa venne identificata, come gli altri occupanti dell’appartamento, dalla polizia. Risultava ventenne, almeno dai documenti, ma sarebbe proprio la stessa ragazza fermata il 26 aprile scorso dai carabinieri in città. Dai controlli, anche sanitari, cui è stata sottoposta, risulta che la ragazzina ha solo quattordici anni.
La storia di Leonore, così come viene raccontata nell’ordinanza di custodia cautelare e nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è simile a tante altre ma aiuta a capire come funziona (o come funzionerebbe, avvertono gli avvocati difensori degli imputati, invocando doverosamente la presunzione di innocenza per i propri assistiti) lo schiavismo del terzo millennio.
Nel novembre 2005 Leonore era a Genova da qualche mese ma la sua maman - Abiodun Egbor, 32 anni - si era stufata di lei. Una telefonata a Victor Osawaru, 30 anni, presunto capo delle maman, e la giovanissima viene «sistemata» a Sassari da Faith, che già de tempo chiede una nuova ragazza. Abiodun è felice di consegnarle la ragazza, ma chiede a Victor di farle fare un rito magico da un santone «perché si metta a lavorare, almeno con la nuova maman». L’«affare» viene concluso una settimana dopo. Al telefono, Victor suggerisce a Faith di telefonare alla madre di Leonore per informarla di averla comprata. Al telefono, Abiodun riferisce a Victor che la madre dell’adolescente è preoccupata per il sospetto di stregoneria che aleggia su sua figlia. La peggiore accusa, annota il gip di Genova, che possa essere mossa a una donna nigeriana.
«Le ho detto che non dovevano parlare dell’accusa - spiega Victor alla maman -. Lei si è lamentata che in questo modo verrà sfruttata da due persone. Le ho detto che se la vendiamo o no, l’importante è che vada a stare bene dove andrà. Così ho detto a sua madre, che tu hai tolto un po’ dal suo debito... Hai capito?».
«L’ho sgridata così - insiste l’uomo - e sua madre ha cercato di calmarmi. Le ho detto che non mi piacciono le cose senza senso, che la figlia non può parlare così. Ho detto alla madre cosa ha fatto per cui l’hanno accusata di essere una strega. Le ho detto che starà meglio dove andrà, perché lì fanno presto a estinguere... Vanno due volte a lavorare lì. Se è furba, andrà sia a quello di giorno che a quello della notte. La polizia non le controlla lì...».
Invece a Sassari - almeno stando alle intercettazioni confluite nella ordinanza di custodia cautelare e poi nel fascicolo processuale - Leonore continua a mostrare un carattere ribelle. È Faith, sfogandosi al telefono con il suo compagno, a lamentarsi perché la ragazza avrebbe spedito soldi di nascosto alla madre. «La picchierò appena torna a casa» annuncia la donna a un’amica, anche lei maman, che le suggerisce di chiamare la madre della ragazzina minacciandola che le manderà dei ragazzi perché la violentino.
Nuovi problemi quando Leonore rifiuta di tagliarsi capelli e le unghie delle mani e dei piedi («è noto - scrive il gip Rubini - che occorrono per fare riti voodoo»). «Mi ha chiesto per quale motivo debba fare questa cosa - si sfoga la maman - e le ho detto che se non vuole farlo da sola ci penserò io, con le forbici, ma deturpandola». Al compagno, che le chiede di non picchiare più la giovane («tanto l’importante è che paghi il suo debito»), Faith annuncia di avere chiesto a suo padre, in Nigeria, di andare a prendere la madre di Leonore e di imporle il «giuramento» voodoo. In modo tale che nel caso in cui la figlia le dovesse inviare del denaro o le dovesse telefonare, di nascosto, Ogun (il dio del ferro) le ucciderà una alla volta. Perché Leonore è un problema, non porta niente dalla «strada», mentre le altre ragazze consegnano anche 1.500 euro ogni dieci giorni alla loro maman.
Faith non sa che le sue minacce, che non fanno presa su Leonore ma terrorizzano sua madre in Nigeria, sono ascoltate dalla polizia di Genova. Qualche settimana più tardi è lei a conoscere il ferro, ma delel sbarre in una cella.
A giudicare dall’inchiesta, la giustizia italiana sarebbe stata capace di scoprire i suoi «padroni». Ma, fino al 26 aprile, non sarebbe riuscita a liberare Leonore. Che, evidentemente, dopo l’arresto della sua presunta sfruttarice ha trovato un’altra maman. Qualche settimana fa, i carabinieri hanno sorpreso la ragazzina a battere a Predda Niedda. Per quella baby prostituta dallo sguardo fiero c’era la fila, hanno spiegato i carabinieri che l’hanno accompagnata in un centro di prima accoglienza per minori. L’unico momento magico per la bambina nigeriana che non ebbe paura di sfidare il dio Ogun.
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