PIANO SICUREZZA DEL MINISTRO AMATO
Un passo indietro sul terreno dei diritti, dell’inclusione e della lotta alla discriminazione
Dichiarazione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci
Il piano sicurezza del Ministro degli Interni, Giuliano Amato, ci sembra un segnale preoccupante, perché il governo rischia di intraprendere la strada della persecuzione e della criminalizzazione dei migranti e dei rom.
Facendo leva sulla ormai abusata retorica della sicurezza, si vogliono creare nuovi spazi di esclusione, ricorrendo all’abusata e ingiusta sovrapposizione tra immigrazione e problemi di ordine pubblico. Una rappresentazione distorta che rischia di rendere ancora più difficile la vita agli stranieri e di consolidare la percezione negativa nei loro confronti.
E’ ovvio che la sicurezza, come la legalità, siano problemi reali e necessitino di una risposta adeguata, anche con mezzi straordinari se occorre, ma un provvedimento come quello che andrà al varo domani con la firma del Ministro, e che prevede vigilanza dei campi rom e attribuzione di poteri straordinari ai Prefetti, serve solo ad alimentare l’isteria che identifica lo straniero come criminale.
Se di lotta alla criminalità si tratta, si intervenga allora in maniera più efficace sul disagio urbano, sull’esclusione sociale e sulla discriminazione, le piaghe su cui la criminalità prospera e recluta la sua manodopera.
Le prime vittime dei criminali nelle aree di disagio urbano, come dimostrano le statistiche, sono proprio stranieri e rom e bisognerebbe proteggerli anziché criminalizzarli.
Una risposta alla richiesta di più sicurezza della popolazione va trovata sul piano culturale con misure specifiche di costruzione di relazioni locali e interventi di prossimità, attraverso momenti di incontro e di dialogo, non indicando facili capri espiatori.
Esprimiamo la nostra forte preoccupazione per quella che sembra essere una risposta repressiva alla domanda di diritti della la fascia più debole della popolazione. I problemi sociali vanno affrontati con le giuste riforme legislative (ed il ddl Amato/Ferrero, nel suo percorso di consultazione, sembra averne tutti i requisiti), con un impegno forte e inclusivo che parli di accesso alla casa, al sistema sanitario, alla scuola.
Le soluzioni dei tanti problemi delle comunità locali, compresa la localizzazione e il degrado di molti campi rom, vanno costruite con le istituzioni, i soggetti sociali e le associazioni che operano sul territorio, dando la parola ai diretti interessati. L’attribuzione di poteri speciali ai Prefetti verrebbe letta anche da noi, come una scelta che esclude la partecipazione e il protagonismo sul territorio.
Bisogna trovare risposte equilibrate, che rispettino le esigenze e i diritti di tutti.
Roma, 17 maggio 2007
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
22.5.07
Senza titolo 1846
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il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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1 commento:
C'è un errore...
Non si criminilazzino tutti gli stranieri e tutti gli immigrati, ma solo i rom e questo perchè ve ne è motivo.
Nella cronaca quotidiana, vuoi anche perchè la lente di ingrandimento è su di loro, i crimini sono ormai tutti firmati da rumeni, rom, zingari in generale.
Eppure di stranieri in Italia ce n'è milioni e di ogni tipo. Ci sono americani, russi, egiziani, indiani, cingalesi, ecc... eppure senti sempre solo i rom al TG. Evidentemente per questa etnia il crimine è una filosofia di vita. Come si spiegherebbe altrimenti la sentenza di quel giudice di Torino che assolse uno zingaro dall'accusa di furto perchè sì il fatto sussisteva, ma dato che il furto è insito nella cultura di quei nomadi, non gli si poteva farne una colpa... Roba da matti!
E' proprio il fatto di voler tollerare e proteggere le abitudini e le culture delle minoranze che poi ci ritroviamo in condizioni critiche. La realtà è che questi personaggi, da qualunque parte del mondo arrivino, dovrebbero seguire le nostre regole, tradizioni, leggi, non le loro.
Sempre in provincia di Torino un comune aveva destinato degli alloggi ad un gruppo di rom, li hanno rifiutati perchè nella loro cultura non vi era spazio per l'abitazione in condominio, volevano casette indipendenti con giardini e spazi!!!
Anche nella mia cultura esisterebbe che io abitassi per i fatti miei senza vicini rompiscatole sullo stesso pianerottolo, eppure non posso fare altro!
Che faccio? Mi faccio dare un passaporto da nomade?
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