Del marketing editoriale si dice che ha salvato molte case editrici dal tracollo. Balle. Le sta portando invece al disastro. Infatti, in qualsiasi altro settore industriale, il marketing si preoccupa, prima di tutto, di allargare la sua clientela e di rendere fedele quella già acquisita. Cosa succede, invece, con gli editori? Attratti dalla vendita immediata pubblicano soprattutto merda proveniente da nomi famosi in qualche altro campo. Calciatori, veline, comici, ecc. Gente incapace di scrivere, che viene puntellata da editor e ghost writers per riuscire a buttar giù un prodotto decentemente vendibile. Salvo qualche illustre eccezione, come Giorgio Faletti.
Il ragionamento che traspare da questa scelta è che per i grossi editori, i clienti più importanti sono quelli che leggono di meno. E’ come se la Kinder decidesse che il suo target principale sono i diabetici. Come spararsi nei coglioni. Bene. Bravi. A lungo andare, gli italiani compreranno sempre meno libri, specie se la qualità si abbasserà ancora. Vendere tanto? Vendere subito? Una bella trovata di marketing.
Peccato che chi compra le stronzate commerciali abbia una media di acquisto di mezzo libro l’anno. E vogliono raccontarci che è grazie a questo tipo di lettore se i loro bilanci sono in attivo? Faccio parte di quella nutrita (credo) schiera di lettori che sono colti dal ribrezzo ogni volta che entrano in libreria. Autori stranieri commerciali, oppure cretini televisivi italiani. Che faccio di solito? Esco quasi subito, senza aver comprato.
Il mio ultimo acquisto, perchè bisogna pur leggere, bisogna pur nutrire l’anima, E' "La montagna incantata" di Thomas Mann. Ma se mi trovassi al bar, casualmente, con un editore marketing oriented, eviterei di parlarne. Potrebbe non averlo mai sentito nominare.
1 commento:
"Davvero esiste un mondo al nostro parallelo, leggasi il vangelo o, se si è pigri lo si domandi al clero".........
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