12.5.07

Senza titolo 1820

Un archivio di disperazione



scritto da topoandrea il venerdì, 11 maggio 2007,22:46


Saad EskanderSaad Eskander lavora per proteggere la Biblioteca [Nazionale] dell’Iraq dalle bombe e dalla muffa. Saad Eskander è seduto alla sua scrivania color cioccolato, un'altra giornata in un posto promettente ma abbandonato.Dalla finestra rotta del bagno situato al piano superiore della Biblioteca e Archivio Nazionale dell'Iraq, di cui è direttore, la luce del sole penetra attraverso i fori causati dai proiettili. Al piano inferiore, le interruzioni di corrente hanno danneggiato i libri. La mattina del 5 marzo scorso, il direttore ha dovuto dire addio a un impiegato che, in seguito dell’uccisione del fratello, aveva deciso di lasciare la città.Alla destra del direttore, alcune vetrinette custodiscono i libri e i manoscritti più preziosi dell’edificio. Alla sua sinistra, delle grandi vetrate si affacciano sul mondo esterno. Alle 11.40 del mattino i vetri tremano. “Succede tutti i giorni”, spiega Eskander con voce dura. Si alza con calma e guarda dalla finestra la nebbia di fumo nero e carta bianca che si alza verso il cielo, a circa mezzo miglio di distanza. “Ce ne sono state di più ravvicinate. Ormai ho perso il conto delle bombe”.Dopo l’invasione del 2003 guidata dagli Stati Uniti, gli sciacalli hanno saccheggiato e bruciato la biblioteca. Oggi, alla vigilia del quarto anniversario della caduta di Saddam Hussein e dopo il lancio di nuove misure di sicurezza, Eskander e il suo staff stanno lottando per conservare i frammenti dell’antico patrimonio dell'Iraq, in un luogo che definisce“la memoria storica del Paese”.“Ciò che fa sì che un kurdo, o un sunnita, o uno sciita abbiano qualcosa in comune è una biblioteca nazionale", dice. "E' dove inizia l’identità di una nazione”.Oggi la biblioteca pullula di giovani dipendenti. Religione e politica vengono lasciate fuori. Ma i progressi della biblioteca stanno venendo rallentati dalle stesse forze che stanno facendo a pezzi l’Iraq: violenza, burocrazia, settarismo confessionale, rivalità politiche, e una mancanza di servizi di base.Eskander si allontana dalla sua scrivania, in cui conserva come ricordo alcune schegge di proiettili di mortaio, e controlla le vetrinette. "Stai lontano dalle finestre", raccomanda.Guarda di nuovo il fumo che si espande in lontananza. “Penso che venga da Mutanabbi Street”, dice.Mutanabbi Street era il cuore intellettuale di Baghdad, brulicante di librai e amanti della lettura. Eskander ci andava spesso per arricchire la collezione della biblioteca. Poco dopo apprende che l’autobomba che ha appena sentito fuori ha ucciso almeno 26 persone, tra cui un libraio che conosceva.Quindi, per tutelare il suo staff, ordina alle sue guardie di non far uscire nessuno dall'edificio. Dalle finestre, guarda le ambulanze che passano. Nei giorni seguenti, scriverà i suoi pensieri in un diario online.

 
Segue su blogfriends

Nessun commento:

l'importante non è la vittoria ma l'arrivo . Mario Bollini, chi è l'italiano arrivato ultimo alla maratona di New York a 74 anni: «La prima volta ho partecipato nel 1985»

da  msn.it      Un altro grandissimo traguardo raggiunto da un atleta instancabile, che per decenni ha preso parte alla maratona di New York...