Senza titolo 1827


  dal  cdv  esterno  ( quyelli che non hanno   un account    o non sono  registrati  qui su splinder  ) mariopischeddainmovement.blog.tiscali.it
 apprendo   questa iniziativa 


So che si può vivere / non esistendo, senza una speranza tra questi escrementi che possa esaltarmi ad una nuova impresa. So che si può esistere / non vivendo, con la folla intorno a dire ormai trascorso il tempo delle rivalità, lasciandoti senza scampo in questo labirinto di gole spaccate. So che non c’è fuga possibile né rivolta che possa dispiegarsi tra queste pietre, io rassegnato comunque alle narici ricolme di fango, pena inflitta come esecuzione da un carnefice che se ne sta in sordina. So che si può morire consumati da una febbre che non finisce mai, senza che nessuno ricordi quello che sei stato, trucco o abbraccio, promessa velenosa o storpio legato ad un palo, io che per essere credibile ho cercato insensatamente la mia rovina. So che a furia di stare fermo qui sono diventato io stesso una zolla di terra, una creatura della roccia, che tra uno strepito e l’altro del vento svela a se stesso il vero nome delle cose, la frode e le stragi, il dominio e l’abitudine che rende sordi alle sue logiche di morte - perché so che è la morte ad apparire in questo teatro, ma so anche che dietro nascosto nell’ombra c’è qualcun’altro tutto intento a tessere lo spirito dell’epoca. Ora torno al mio ruolo, muovendo i piedi, come tremando col corpo, accompagnato dal suono di questo fardello, io attore per nulla, scelto a caso dal carico di merce umana. Siamo in tanti e il più impresentabile / di tutti, perché gli altri almeno collaborano, / io, a sputare sul mondo.


Da La lingua recisa (il tragico monologo di Calibano), che andrà in scena sabato 26 maggio a Imola, ex Osp. Psichiatrico dell’Osservanza.

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