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9.5.25

diario di bordo n 120 anno III . filippo loddo si rade i capelli per solidarietà alla moglie senza capelli per un tumore ., Dopo 86 anni, Virginia torna nella scuola da cui fu espulsa per le leggi razziali, pallone

  fonti  social  ,  msn.it  \  microsoft   edge , galluraoggi  e tutto quello che avete riconosciuto 


Quelli che vedete in foto sono Filippo Loddo, di Cagliari e sua moglie.


Filippo ha deciso di rasarsi i capelli a zero in segno di vicinanza alla moglie da tempo malata di tumore, alla quale i capelli sono caduti a causa delle cure che deve affrontare.
Oltre ai tanti mezzi uomini che maltrattano, violentano, uccidono le donne, ci sono uomini come Filippo che meritano di essere rispettati ed apprezzati per come amano e stanno vicini alle loro mogli, compagne, fidanzate.

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Dopo 86 anni, Virginia torna nella scuola da cui fu espulsa per le leggi razziali

 Ottantasei anni. È questo il tempo trascorso prima che Virginia sia tornata nel cortile della scuola elementare di Roma che frequentava e da cui fu allontanata perchè ebrea.  Virginia Della Seta ha oggi rivisto quel cortile, ha in qualche rivissuto l'allegria di allora nelle pause delle lezioni in classe, prima che le leggi razziali promulgate dal governo fascista e definite con la firma del re imponessero a lei e a

migliaia di altri, tra bambini, adolescenti e adulti, il divieto di accedere a scuole, mestieri, attività professionali. E qui oggi, nella scuola ora chiamata 'Alberto Cadlolo', in via della Cordicella, zona Sant'Angelo, e che fa parte dell'Istituto Comprensivo 'Virgilio', è stata scoperta una lapide che ricorda la sua vicenda e quella analoga di tanti altri scolari ebrei. E lei oggi c'era, accompagnata dal figlio Roberto Pierluigi e stretta nell'abbraccio delle alunne di quarta e quinta elementare.
La storia di Virginia
Accolta dall'Inno di Mameli suonato e cantato dalla classe di 5^ elementare, con lei che accompagnava con il movimento delle labbra e della mano destra quelle note e quelle parole. Nata nel 1929, Virginia aveva otto anni e frequentava la terza elementare quando durante l'anno scolastico 1937-38 intervennero le leggi razziali che le imposero di lasciare quella scuola, di lasciare le amichette di classe e di gioco, di cambiare vita, di sentirsi 'diversà, perché ebrea o perché rappresentava altro comunque non gradito al regime fascista. Proseguì la scuola elementare alla Umberto I, dove l'allora ministero della scuola o istruzione aveva istituito una classe per bambini ebrei ma con lezioni al pomeriggio, perché non dovevano incrociare gli altri scolari...
Dopo 86 anni, Virginia torna nella scuola da cui fu espulsa per le leggi razziali
Il padre di Virginia e altri componenti della famiglia paterna - nonni, zii, cugini - con il rastrellamento nel ghetto di Roma vennero deportati nell'ottobre 1943 dapprima nel campo di concentramento di Fossoli (Modena), da dove il papà riusciva a far pervenire lettere a moglie e figlia, e poi ad Auschwitz, da dove non tornarono. Nelle ultime due lettere da Fossoli il papà le scrisse che sarebbero stati trasferiti altrove, ma non sapevano dove. In seguito, nel dopoguerra, si è saputa quale sia stata la loro ultima destinazione. La targa affissa oggi a una parete interna alla scuola, a destra appena varcato l'ingresso, è una iniziativa dell'ADIMS, l'Associazione docenti italiani per la memoria nelle scuole ed è in ricordo degli alunni espulsi nel 1938 a causa delle leggi razziali.
Dopo 86 anni, Virginia torna nella scuola da cui fu espulsa per le leggi razziali
Al nome di Virginia si è arrivati attraverso una meticolosa ricerca in questi ultimi anni negli archivi del Ministero dell'Istruzione, "e non è stato facile farla questa ricerca - dice all'AGI la presidente dell'ADIMS, Tiziana Della Rocca - abbiamo chiesto con insistenza di essere ascoltati. Siamo riusciti ad arrivare agli archivi della scuola Regina Margherita (a cui faceva all'epoca riferimento la 'Cadlolo' di oggi, ndr) e li' si parla di bambini e studenti espulsi perché ebrei. E sono stati trovati gli archivi di tre scuole: Mameli, Trento e Trieste, che fanno parte del complesso del Virgilio". Nella Regina Margherita c'erano anche i registri della sezione ebraica della scuola di via Sant'Ambrogio (nell'ex Ghetto ebraico, ndr) che dipendeva dalla Trento e Trieste". Un riscontro si è avuto attraverso gli archivi della Comunità ebraica di Roma, e in quella che è l'attuale Cadlolo risultavano 2 alunni, tra cui appunto Virginia, e una insegnate di cognome Levi, mentre alla Regina Margherita una quarantina di nomi, e alla Trento e Trieste una decina. Con l'apposizione e lo scoprimento di questa targa "diciamo ai ragazzi della Cadlolo, della Virgilio e della scuola ebraica - sottolinea Della Rocca - cosa è allora successo, diciamo dove abbiamo trovato i nomi. Guardando la targa i ragazzi possono sapere subito cosa è accaduto. È importante coinvolgere i giovani, perché saranno poi loro a tenere viva la memoria di quanto successo".
Il preside Alessio Santagati ha parlato di "giornata emozionante nata con il duplice scopo di riportare in qualche modo in vita quei bambini ricordandone i nomi. Coltivare il ricordo e la memoria è il modo per costruire un mondo migliore". La presenza di una rappresentanza della Comunità ebraica di Roma, di genitori e docenti è "uno splendido esempio dell'inclusione, dell'universalità. A Virginia restituiamo simbolicamente uno dei momenti scolastici che le sono stati rubati".
A sua volta Ludovica Cantano Di Ceva, presidente del Consiglio di Istituto e organizzatrice dell'evento, ha sottolineato che "ricordo e passione per l'inclusione sono passaggi chiave dello stare insieme e per non dimenticare". E l'assessore alla Memoria dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane ha espresso "apprezzamento per questa scuola e per le altre che vogliono interrogarsi su cosa significhi il ricordo al di là della retorica, capire quella ferita profonda e ricordarci sempre dell'articolo 3 della Costituzione italiana, del principio dell'uguaglianza".
Emma, scolara di 5^ elementare, ha letto un passaggio di 'Una bambina e basta', autobiografia di Lia Zevi, e una serie di pensieri che di sua iniziativa ha voluto mettere nero su bianco, tra cui quello che ricorda "il valore del sacrificio di tanti bambini meno fortunati di noi, e ci auguriamo che queste ingiustizie non si ripetano più".
È intervenuto Roberto, che si è fatto portavoce della madre Virginia: "Molto emozionante tornare in questa scuola dopo 86 anni, da cui ero stata allontanata solo perché ebrea. Le leggi razziali rappresentano tuttora uno dei momenti più bui della nostra storia. Un futuro che mai avremmo immaginato come è stato, mio padre e altri 6 familiari, tra cui un bimbo di 2 anni, deportati. Avevo 14 anni quando mio padre è stato arrestato a causa della delazione pagata 5mila lire dell'epoca. I valori inviolabili della persona è qualcosa che è rimasto dentro di me per tutta la vita. Grazie per l'accoglienza, grazie alla scuola e all'associazione". E il figlio ha aggiunto di suo "grazie mamma per essere presente qui con noi in questo bellissimo evento". Virginia poi, circondata dalle scolare, ha commentato "era molto bello stare insieme qui in cortile e in aula". La materia che le piaceva studiare di piu'?, le ha chiesto una bambina, e lei ha risposto "l'italiano e un po' il francese". E poi di nuovo, a chiusura manifestazione, ha accompagnato con mano e movimento delle labbra l'Inno di Mameli che la scolaresca le ha ancora riservato.


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Nel campo di street basket a La Maddalena arriva il “pallone sospeso”








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La nuova vescova di Oslo è donna, ha i rasta e fa yoga durante la messa (e no, non è strano)


A fine febbraio, nella chiesa di Fagerborg a Oslo, Sunniva Gylver ha celebrato la sua ultima funzione prima di diventare vescova luterana. A un certo punto si è sdraiata a piedi nudi davanti all'altare sopra a un materassino, i fedeli non si sono scomposti e l'hanno seguita, mettendosi in posizione da yoga prima
© JONATHAN KLEIN
di recitare il Padre Nostro.
Per Sunniva Gylver non è certo un problema mescolare yoga e cristianesimo anzi. "Non ho mai visto una vera contraddizione tra espressioni moderne e antiche tradizioni, tra la spiritualità classica e le nuove forme emergenti", ha affermato Gylver che sta diventando famosa, anche sui social, per via del suo approccio anticonformista e progressista alla religione cristiana.
Sunniva Gylver ha una lunga chioma di dreadlocks e il piercing al naso, si veste spesso con una t-shirt nera con la scritta "Prest", che in norvegese significa "Pastore", è istruttrice di yoga, non prende aerei per tutelare l'ambiente e, una volta diventata vescova di Oslo, ha rifiutato la grande residenza ufficiale scegliendo di rimanere nel suo piccolo monolocale di poco più di 30 metri quadrati che condivide con la sua Jack Russell Terrier, Milla. Per lei l'anticonformismo è fondamentale nella religione cristiana: "Se tutti dovessimo vestirci in modo formale o con un abito grigio, questo comunicherebbe qualcosa su Dio", ha detto ad AFP, "Credo che dovremmo visualizzare e mostrare di più la diversità che realmente esiste nelle comunità cristiane".
Gylver ha 57 anni, è una teologa e pastora e pensa che lo yoga possa aiutare i fedeli a rilassarsi, essere più presenti nella preghiera e "accogliere qualcosa di più grande di sé". Per questo nelle sue funzioni incorpora dei momenti dedicati alla pratica yogica direttamente tra i banchi della chiesa. La vescova è anche un esempio di progressismo nel cristianesimo: sostiene il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il diritto all'aborto. È anche molto attenta al dialogo interreligioso: "Sono abituata a questa diversità di fede e di posizioni di vita, mi piace e penso che ci arricchisca", ha spiegato Gylver il cui marito, morto per un tumore, era ateo, così come due dei suoi tre figli ormai adulti.

                                                             © JONATHAN KLEIN

Gylver, d'altra parte, ha affermato di essere turbata dal modo in cui la religione viene strumentalizzata creando fratture funzionali a certe correnti politiche e non si è mai tirata indietro dal parlarne apertamente. "Quando Putin e Trump, nei loro diversi modi, usano il cristianesimo, la mia religione, in modo molto politicizzato e distruttivo", ha dichiarato, "per me è davvero importante che noi, come chiesa, alziamo le nostre voci per la giustizia, per la solidarietà, per l'accoglienza dello straniero tra noi, per una minore differenza tra poveri e ricchi".

Procuratrice Ancona, 'non tutti i casi di violenza sono uguali'

© Provided by ANSA (ANSA) - ANCONA, 04 DIC - "Questa storia lascia l'amaro in bocca, non si possono trattare tutti i casi di violen...