Kundera, dove non c'è - Daniela Tuscano

 Salvatelo, vi prego, dai "favolosi" #anni80, dalla canzoncina di #antonellovenditti, dal film che pur impreziosito da #danieldaylewis, e a dispetto del titolo, non decollò mai. Salvatelo, anche, dal suo stesso libro, #linsostenibileleggerezzadellessere che creò il mito ma cancellò lo scrittore. Salvatelo da tutto questo e (ri)scoprirete #milankundera, che potrà piacervi o no, che non era #kafka, ma di Kafka ne nasce solo uno al mondo. Kundera era la leggerezza, sì, ma dell'#ossimoro, pure nelle traduzioni italiane: una leggerezza #umoristica, cioè insidiosa e imprendibile, il contrario dell'evanescenza. Nel suo lavoro migliore - non il più acclamato, naturalmente, bensì #limmortalità - è del tutto inattuale, e fa del fraintendimento il caposaldo della sua poetica. Tu dici immortalità e leggi fama, e lui dantescamente ti riporta su altre coordinate. O le suggerisce. Al lettore il compito di trovarle, in quest'epoca senza vati. Kundera si svela a chi sa ascoltare, e restituisce senso - e dignità, altro lemma desueto - a voci quali Europa, identità, centro, vita e, appunto, morte. Poi molti, forse i più, non inizieranno nemmeno, paventando inesistenti fantasmi #sovranisti, ma non si può, non si deve, essere per tutti, in ogni caso Kundera se ne infischiava, conscio che nulla è più ingannevole del successo, e nell'intimo rimasto poeta, unico viatico per l'eternità.

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