6.4.07

Senza titolo 1741

 Per chi è di Cagliari e dintorni  A.I.FO,  Centro Missionario Diocesano, Gruppo Karibu Africa, Los Quinchos, Mani Tese, Rete Radiè Resch

presentano

 










Dall'email  di manitese di Cagliari   eccovi   alcuni dettagli 




“Una cosa è leggere articoli sull’Uganda, un’altra è trovarsi di fronte la gente che costituisce la grande risorsa del Paese e più in generale dell’intero continente”. “…né il viandante delle savane, né il metalmeccanico di Poggibonsi di sentono minimamente sfiorati da questo ciarpame di parole…”.
Lo stile di scrittura di Giulio Albanese è sempre immediato, asciutto, capace di arrivare semplicemente al dunque.
Abituato a vedere la realtà dalla realtà e a non cadere nella trappola di chi usa le notizie per altri scopi (o, peggio, per nessuno, e quindi a caso, per forza di inerzia) Albanese scrive dell’Africa come difficilmente un bianco sa fare.
E un bianco unico in una classe di neri, quando è andato a studiare teologia in Africa anziché finire gli studi in Italia, per prepararsi a quella che sarà la sua missione. Missionario comboniano, infatti, poi direttore del “New People Media Center” di Nairobi, quindi fondatore dell’agenzia stampa “Misna”, è stato corrispondente dall’Africa di Radio Vaticana, oltre che autore di numerosi libri.
Il suo cuore missionario guarda all’Africa come patrimonio culturale e storico ricco e unico, impenetrabile alla cultura colonialista e con un esponente tra tutti che si batteva contro lo schiavismo, quel missionario Daniele Comboni al quale Albanese si ispira.
Il suo vivere la realtà dal di dentro, lo porta ad essere esperto conoscitore di ciò che parla, tra ricordi e considerazioni, un utile e insostituibile insegnamento per quei bianchi così lontani da un mondo che sognano, ma al quale non vorrebbero mai appartenere.
Ciò che più conta, è sottolineare non la povertà di un continente, ma la sua ricchezza, spesso nascosta per motivi biechi. Una miseria fatta di mancanza di soldi, certo, ma non di capacità, potenzialità (e non solo di materie prime utili al nostro mondo “occidentale”), mezzi ed equilibri ai quali vorremmo disperatamente tornare.
Paesi così uniti nella stessa inconfondibile forma, ma così diversi: dall’Africa bianca alla nera, dal Sudafrica praticamente occidentale alla savana del nostro immaginario.
Un racconto che vuole essere propositivo per l’avvenire, seguendo l’insegnamento di molti africani saggi e capaci di lottare contro interessi bassi e manipolatori, per esprimere quelle sensazioni così importanti per costituire l’opinione dell’opinione pubblica.
Alessia Biasiolo
tinyurl.com/2n4lw2



Nel suo ultimo libro dedicato all’Africa (Hic sunt leones, edizioni Paoline) padre Giulio Albanese, il creatore dell’agenzia Misna (che gli è poi stata sottratta di mano) si preoccupa di descrivere un continente in una forma diversa da quella a cui siamo abituati. E’ una battaglia che il sacerdote comboniano combatte da anni e non solo per carità cristiana. Il suo occhio è attento ed esercitato come dimostra, tra gli altri, il capitolo l’ “Africa gialla”. L’arrivo di questi neo colonialisti con gli occhi a mandorla sta soffiando lunghezze a britannici e francesi ed è un pericoloso concorrente anche per gli americani. Ma gli africani ne trarranno un beneficio? “La Cina non va affatto per il sottile – scrive – rastrellando contratti e accordi strategici” mentre “il pragmatismo cinese non pare andare molto d’accordo con gli ideali dei fautori della democrazia” e “ripudia ogni forma di regolamentazione del lavoro”.
C'è un'altra cosa da segnalare: la premessa. Dice subito Albanese che forse il suo libro apparirà di parte, da quella cioè degli africani. Non è un'excusatio non petita ma una dichiarazione di intenti. Sappia il lettore che l'autore è un partigiano dell'Africa. Senza se e senza ma, come si dice.
(em. gio.)
tinyurl.com/2m4ro5

Missionario comboniano, padre Albanese ha vissuto in Africa per diversi anni, dove ha svolto una duplice attività, giornalistica e missionaria. È stato per alcuni anni in Kenya direttore del “New People Media Centre” e di due testate sull'attualità africana in lingua inglese: il “New People Feature Service” ed il “New People. Magazine”. Nel 1997 ha fondato MISNA (Missionary Service News Agency), un’agenzia di stampa on line in tre lingue (italiano, inglese e francese), un progetto editoriale che ha riscosso un notevole successo a livello internazionale. Collaboratore di varie testate giornalistiche, tra le quali “Radio Vaticana”, “Avvenire”, “Espresso” e “Radio Rai”, ha pubblicato Sudan: solo la speranza non muore (Emi, 1994), Ibrahim amico mio (Emi, 1997), Il mondo capovolto (Einaudi, 2003), Soldatini di Piombo (Feltrinelli, 2004).
Nel luglio del 2003 il presidente Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti giornalistici nel Sud del mondo.
La recente pubblicazione del suo ultimo libro, “Hic sunt leones”, fornirà lo spunto per affrontare temi di grande attualità, quali le problematiche e le prospettive del continente africano, le sue possibili forme di sviluppo e/o decrescita, il valore e la funzione dei movimenti quali i forum sociali.
tinyurl.com/2y7jk3
 “Una cosa è leggere articoli sull’Uganda, un’altra è trovarsi di fronte la gente che costituisce la grande risorsa del Paese e più in generale dell’intero continente”. “…né il viandante delle savane, né il metalmeccanico di Poggibonsi di sentono minimamente sfiorati da questo ciarpame di parole…”.
Lo stile di scrittura di Giulio Albanese è sempre immediato, asciutto, capace di arrivare semplicemente al dunque.
Abituato a vedere la realtà dalla realtà e a non cadere nella trappola di chi usa le notizie per altri scopi (o, peggio, per nessuno, e quindi a caso, per forza di inerzia) Albanese scrive dell’Africa come difficilmente un bianco sa fare.
E un bianco unico in una classe di neri, quando è andato a studiare teologia in Africa anziché finire gli studi in Italia, per prepararsi a quella che sarà la sua missione. Missionario comboniano, infatti, poi direttore del “New People Media Center” di Nairobi, quindi fondatore dell’agenzia stampa “Misna”, è stato corrispondente dall’Africa di Radio Vaticana, oltre che autore di numerosi libri.
Il suo cuore missionario guarda all’Africa come patrimonio culturale e storico ricco e unico, impenetrabile alla cultura colonialista e con un esponente tra tutti che si batteva contro lo schiavismo, quel missionario Daniele Comboni al quale Albanese si ispira.
Il suo vivere la realtà dal di dentro, lo porta ad essere esperto conoscitore di ciò che parla, tra ricordi e considerazioni, un utile e insostituibile insegnamento per quei bianchi così lontani da un mondo che sognano, ma al quale non vorrebbero mai appartenere.
Ciò che più conta, è sottolineare non la povertà di un continente, ma la sua ricchezza, spesso nascosta per motivi biechi. Una miseria fatta di mancanza di soldi, certo, ma non di capacità, potenzialità (e non solo di materie prime utili al nostro mondo “occidentale”), mezzi ed equilibri ai quali vorremmo disperatamente tornare.
Paesi così uniti nella stessa inconfondibile forma, ma così diversi: dall’Africa bianca alla nera, dal Sudafrica praticamente occidentale alla savana del nostro immaginario.
Un racconto che vuole essere propositivo per l’avvenire, seguendo l’insegnamento di molti africani saggi e capaci di lottare contro interessi bassi e manipolatori, per esprimere quelle sensazioni così importanti per costituire l’opinione dell’opinione pubblica.

Alessia Biasiolo tinyurl.com/2n4lw2


Nel suo ultimo libro dedicato all’Africa (Hic sunt leones, edizioni Paoline) padre Giulio Albanese, il creatore dell’agenzia Misna (che gli è poi stata sottratta di mano) si preoccupa di descrivere un continente in una forma diversa da quella a cui siamo abituati. E’ una battaglia che il sacerdote comboniano combatte da anni e non solo per carità cristiana. Il suo occhio è attento ed esercitato come dimostra, tra gli altri, il capitolo l’ “Africa gialla”. L’arrivo di questi neo colonialisti con gli occhi a mandorla sta soffiando lunghezze a britannici e francesi ed è un pericoloso concorrente anche per gli americani. Ma gli africani ne trarranno un beneficio? “La Cina non va affatto per il sottile – scrive – rastrellando contratti e accordi strategici” mentre “il pragmatismo cinese non pare andare molto d’accordo con gli ideali dei fautori della democrazia” e “ripudia ogni forma di regolamentazione del lavoro”.
C'è un'altra cosa da segnalare: la premessa. Dice subito Albanese che forse il suo libro apparirà di parte, da quella cioè degli africani. Non è un'excusatio non petita ma una dichiarazione di intenti. Sappia il lettore che l'autore è un partigiano dell'Africa. Senza se e senza ma, come si dice.


(em. gio.) tinyurl.com/2m4ro5









Missionario comboniano, padre Albanese ha vissuto in Africa per diversi anni, dove ha svolto una duplice attività, giornalistica e missionaria. È stato per alcuni anni in Kenya direttore del “New People Media Centre” e di due testate sull'attualità africana in lingua inglese: il “New People Feature Service” ed il “New People. Magazine”. Nel 1997 ha fondato MISNA (Missionary Service News Agency), un’agenzia di stampa on line in tre lingue (italiano, inglese e francese), un progetto editoriale che ha riscosso un notevole successo a livello internazionale. Collaboratore di varie testate giornalistiche, tra le quali “Radio Vaticana”, “Avvenire”, “Espresso” e “Radio Rai”, ha pubblicato Sudan: solo la speranza non muore (Emi, 1994), Ibrahim amico mio (Emi, 1997), Il mondo capovolto (Einaudi, 2003), Soldatini di Piombo (Feltrinelli, 2004).
Nel luglio del 2003 il presidente Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti giornalistici nel Sud del mondo.
La recente pubblicazione del suo ultimo libro, “Hic sunt leones”, fornirà lo spunto per affrontare temi di grande attualità, quali le problematiche e le prospettive del continente africano, le sue possibili forme di sviluppo e/o decrescita, il valore e la funzione dei movimenti quali i forum sociali.
tinyurl.com/2y7jk3




Nessun commento:

l'importante non è la vittoria ma l'arrivo . Mario Bollini, chi è l'italiano arrivato ultimo alla maratona di New York a 74 anni: «La prima volta ho partecipato nel 1985»

da  msn.it      Un altro grandissimo traguardo raggiunto da un atleta instancabile, che per decenni ha preso parte alla maratona di New York...