29.4.07

Senza titolo 1790

Finalmente qualcuno,( riporto sotto l'articolo di  Gioanfranco Bettin )  nel commentare l'insensato omicidio   in cui è morta  Vanessa





Russo,ha trovato il coraggio -- sempre  meno spontaneo   visto il suo  forte connaturarsi  nel  più bieco conformismo  e in una  pseudo indignazione --- e  che ha ancora del buon senso  d'evidenziare   come al  giorno d'oggi ( salvo  " alcune fasce di resistenza " ) manchi  la  capacità   di una vera  ed immediata  e non  posteriore ai fatti .
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Morire tra la «folla solitaria» senza che nessuno muova un dito     Trionfa il disinteresse, solo dopo esplodono rabbia e indignazione
Sono infiniti i modi di morire. Ma pochi sono più disperanti e odiosi di quello occorso a Vanessa Russo, uccisa all’uscita della stazione Termini della metropolitana di Roma dalla punta di un ombrello infilatole in un occhio da una delle due ragazze che l’avevano aggredita. Un modo improbabile e crudele, che lascia sgomenti e riempie di indignazione. Per la vita spezzata così brutalmente e stupidamente, innanzitutto. Ma anche perché torna a ribadire il carattere spesso insicuro del nostro muoverci in città, anche in luoghi affollati e, si presume, controllati, come una stazione di metropolitana.
 Pare che la polizia sia ora in possesso delle foto delle assalitrici, forse ragazze rom o dell’est, forse borseggiatrici, foto tratte dai filmati delle telecamere del metro. Strano effetto, spiazzante: siamo in grado di filmare gli assassini, ma MoMorire tra la «folla solitaria» senza che nessuno muova un dito     Trionfa il disinteresse, solo dopo esplodono rabbia e indignazione rire tra la «folla solitaria» senza che nessuno muova un dito     Trionfa il disinteresse, solo dopo esplodono rabbia e indignazione non riusciamo a bloccarli prima del delitto. E siamo, forse, in grado di individuarli rapidamente, ma non di neutralizzarli prima. La folla, il traffico, forse li rendono più sicuri, come animali da preda in una giungla, a proprio agio in quell’ambiente in cui faticano di più invece le potenziali vittime. Anche perché, queste ultime, che in realtà sono la gran folla che vi transita, raramente sono in grado di comportarsi, al bisogno, con efficacia. Sono una folla sempre pronta a gridare «al lupo!» e a ringhiare contro i colpevoli (veri o presunti) e a individuare capri espiatori del proprio disagio e delle proprie paure che però, quando si trova in una concreta situazione di rischio, raramente riesce a muoversi adeguatamente.
 Nessuno ha aiutato tempestivamente Vanessa, nessuno è riuscito a impedire l’aggressione violenta, nessuno è riuscito poi a fermare le due ragazze facilmente fuggite. Colpisce, questa impotenza o, peggio, questa ignavia se non questo farsi gli affari propri, salvo poi, a tragedia compiuta, levare un coro sommario di ovvia indignazione. E’ una reazione da «folla solitaria» - ciò che siamo troppo spesso nell’immensa provincia metropolitana - e da «individui atomizzati», capaci di spaventarsi (con buoni motivi, magari) e di arrabbiarsi (idem) ma non di comportarsi con razionalità, determinazione civica, disponibilità personale ad agire in soccorso del prossimo in pericolo. Non si tratta di sostituirsi a chi, per compito istituzionale, deve garantire la sicurezza e la stessa tenuta civile. Si tratta di dar prova di sensibilità, di capacità di presenza esattamente nello specifico spazio che occupiamo in quanto cittadini e, in quanto esseri umani, persone.
 Per quanto inattesa possa essere stata la criminale reazione delle due assalitrici, è un fatto che solo Vanessa si era opposta loro e che per questo è stata colpita, ed è un fatto che le assassine, in un’ora di punta, con tanta gente sotto i cui occhi hanno commesso il delitto, hanno avuto modo e tempo di dileguarsi. Straniere o italiane, rom o meno che siano, hanno comunque trovato in quella folla solitaria e incapace di reagire un terreno in cui muoversi e colpire facilmente. Saranno catturate, speriamo, se non si sono già involate per qualche patria lontana. In ogni caso, se la giustizia che giunge dopo il delitto le colpirà, resteranno il dolore per la vita troncata e lo sconcerto per la distrazione e l’ignavia che non hanno saputo evitare questo esito.








3 commenti:

didychan ha detto...

credo non sia così semplice reagire quando ci si trova davanti ad avvenimenti del genere.. spesso non fai neanche in tempo a renderti conto di cosa succede che è già successo e non hai potuto fare nulla.

anonimo ha detto...

le responsabilità sono anche di chi ci governa, di come sono organizzati i trasporti.Persone costrette a viaggiare come in un carro bestiame,senza controlli, in condi zione di degrado.voglio che i soldi che mi vengono trattenuti con le tasse siano spesi per migliorare i servizi non per eventi di facciata e di immagine:notti bianche,conferenze scenose all'auditorio ecc...Usufruiscono della metropolitana le fasce più deboli della società, non i figli dei ricchi che vanno a scuola o al lavoro con le loro macchinine..!mi rivolgo al sindaco di Roma Veltroni, anzichè andare in giro per il mondo, perchè non si rende conto delle vere problematiche di Roma dove una ragazza di 22 anni viene uccisa nella metroplitana recandosi al lavoro ?

compagnidiviaggio ha detto...

@ Anonimo

non solo per i traporti ma per il scarso esempio di moralità e di educazione civica che danno .

E la mancanza d'essa nele scuole

@ didychan

Vero . ma se tu rileggi l'articolo ed il commento iniziale , io intrendevo l'indignazione in senso morale . t faccio due esempi banali .

1) es eravamo in pena tangentopoli settembreottobre 1992 ero su un autobus a roma con una amica di famiglia , , lei stava parlando con un altra persona su concorsi per i viglli urbani , ad un certo punto questagli dice che suo nipote è riuscito ad entrare perchè dopo il secondo tentativo andato a vuoto si è fatto raccomandare da un parente . E io ( anche se poi mi hanno presao per matto la signora e l'amica da cui ero ospite mi ha fato il cazziatone ) bah e poi ci lamentiamo di tangentopoli .

2) qujando sappaimo solo parlare della spazzatura trah che c'è in tv e poi no abbiamo coraggio nè di telefonare nè di scrivere email alla rai quella che era un gioiello di tv e che ora è diventata una cloaca .

Oppure come nel caso di roma si và a testimoniare ( e ci si indigna ) non spontaneamente ma per la pressione dei media che hanno riportato la richiesta della polizia per testimoniare .

l'importante non è la vittoria ma l'arrivo . Mario Bollini, chi è l'italiano arrivato ultimo alla maratona di New York a 74 anni: «La prima volta ho partecipato nel 1985»

da  msn.it      Un altro grandissimo traguardo raggiunto da un atleta instancabile, che per decenni ha preso parte alla maratona di New York...