E' una mattina di aprile. Il sole ancora non è sorto sul Quadraro.Il quartiere è tranquillo. Benchè qualcuno dei nazifascisti lo chiami pubblicamente "covo di vipere" la zona rispetto a quelle vicine, in cui si combatte strada per strada, è un'oasi di pace.
Sono le cinque. La città si sveglia. Le strade si animano. Si pensa a come guadagnarsi la giornata, ai viveri da rimediare alla borsa nera.
All'improvviso nelle case piombano estranei. Grida incomprensibili. Ordini secchi. Muoversi. Botte a chi tarda.
Era la mattina del 17 aprile del 1944. Duemila uomini, tra i diciannove e i cinquant'anni, furono rastrellati e radunati a Cinecittà che da fabbrica dei sogni si era trasformata in un embrione di campo di concentramento.
947 furono spediti in Germania. Di loro tornò soltanto la metà. Iniziarono a raccontare la loro storia che ancora oggi è necessario tramandare
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
17.4.07
Senza titolo 1762
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