7.4.07

Uno straccio di laicità


L'iniziativa "Uno straccio di laicità" è partita per caso dai microfoni di Controradio News. Non ci si aspettava che potesse allargarsi a dismisura, invadendo persino il web. Ma tanto è...e anche io aderisco.


"Un gesto semplice per esprimere la nostra contrarietà alle pesanti e quotidiane ingerenze del Vaticano nella vita politica italiana. “Siamo tutti divorziati, tutti conviventi, gay, credenti e laici”, lo straccetto appeso alle borse, alle finestre, ad auto e scooter è un modo per dire basta. In maniera pacata e collettiva".


 Ho bisogno di chiarire a me stessa ( e a chi vorrà partecipare al dibattito) il significato dei termini laico e laicità. Parole abusate a cui capita di attribuire significati del tutto arbitrari. Intanto ogni termine va inserito in un contesto preciso perché, nella lingua italiana, i significati si diversificano a secondo dei soggetti o degli oggetti a cui ci si riferisce. In secondo luogo, le parole sono soggette a modifiche sotto l’influsso di una corrente di pensiero o di una ideologia o addirittura della nascita di una nuova moda. Detto questo, mi avventuro in una sintesi!


 


Per un religioso, laico è un fedele non ordinato sacerdote e/o non appartenente ad una congregazione religiosa.  Secondo questa prospettiva , ognuno di noi è laico! Il laico è partecipe “dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo”, e il suo apostolato è “ partecipazione alla stessa, salvifica missione della Chiesa e a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso”. (Conc. Ec. Vat. II: Cost. Lumen Gentium, n. 31)


 


 Nella vulgata comune, il termine assume un’ambiguità maggiore tanto che viene spesso assimilata a  non cattolico, non credente, agnostico o ateo. È una distorsione generata dall’errore concettuale del definire il laico per mezzo di una negazione. In realtà, il laico non si definisce per antitesi a una posizione altrui, ma per occupazione di una posizione propria. Nel libro “Laicità, una geografia delle nostre radici”, a cura di Giovanni Boniolo, ho trovato questa definizione: “ La laicità è un atteggiamento intellettuale caratterizzato dalla libertà di coscienza, intesa quale libertà di conoscenza, credenza, critica e autocritica”.


 


Essere laico è, dunque, un valore, ma anche una scelta di vita consapevole . Laico è colui che pensa con la propria testa, che sa  accettare le verità altrui, che sa dissentire ma anche accogliere le opinioni degli altri e sa argomentare per far rispettare le proprie idee. È , soprattutto, un uomo libero che non agisce in base ai dictat della religione, dell’ideologia o della morale perché rifugge da qualsiasi asservimento bigotto, ma che non esclude, a priori, il dialogo e il confronto tra “diversi”.


 


Nel suo intervento al congresso della Commissione degli episcopati della Comunità europea, riunita a Roma in occasione del cinquantesimo della firma dei Trattati di Roma, Prodi ha definito la laicità come “…la difesa serena, tranquilla, aperta dei valori comuni, la necessità di confrontarsi e convivere quotidianamente con valori profondamente diversi”. Il che richiama all’assunsione di valori forti, la capacità di un’apertura maggiore che superi il concetto di laicità inteso come separazione, opposizione, coercizione. In definitiva, una società che voglia definirsi laica non può “…chiudersi in un fortino ma dialogare in modo forte”. 


1 commento:

anonimo ha detto...

Sono cristiana, praticante, laica nel senso ecclesiale del termine. Non sono asservita a nessun diktat se non al comandamento che Gesù Cristo ha indicato come il più grande, quello su cui si vaglierà la nostra vita, e cioè il comandamento dell'amore (ama Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e ama il tuo prossimo come te stesso). Ascolto il parere degli altri con interesse, dico la mia con libertà, non ho mai discriminato nessuno, rivendico il diritto di avere ed esprimere le mie opinioni. Ad essere così l'ho imparato dai miei genitori cristiani e in Chiesa, nei gruppi ecclesiali. Credo in uno stato laico, nel vero senso del termine, e cioè in uno stato in cui non debba stare zitta solo perché sono una cristiana praticante. Voto secondo il mio gusto politico e accetto le decisioni della maggioranza anche quando non mi piacciono. La maggior parte dei cristiani che conosco sono come me. Trovo invece tanto fastidio e tanta intolleranza nei non praticanti, ogni volta che il mio cristianesimo si esprime ( ben inteso: si esprime, non si impone, perché la fede si può solo testimoniare). Perché avete paura delle parole dei cristiani? Chi vi impedisce di vivere da 'laici'? Chi vi obbliga a seguire ciò che vi dice un vescovo? Patrizia